Interventi: Edmondo Rho delegato della Lombardia

martedì 24 gennaio 2023

Giornalisti tra passato e futuro: fatti e numeri da non dimenticare


La memoria è importante, come ci ha ricordato oggi Beppe Giulietti, il presidente della Fnsi.
Sono Edmondo Rho, delegato della Lombardia, inoltre sono consigliere d’amministrazione del Fondo complementare e sono molto impegnato, da tanti anni, nel sindacato dei giornalisti, in Fnsi e in Alg. Questo in Ungp è il mio primo congresso come pensionato: ringrazio il presidente uscente Guido Bossa e approvo la sua relazione, preciso che non sono candidato ad alcuna carica ma sono disponibile a lavorare allo sportello di consulenza in Lombardia, un’iniziativa di servizio che ha proposto oggi Paolo Serventi Longhi in tutte le regioni. Per quanto mi riguarda dopo aver aiutato, come consulente, centinaia di colleghi a mettere insieme i requisiti per la pensione, adesso posso un po’ dedicarmi a questo nuovo compito.

Non voglio fare il mio curriculum vitae completo, come hanno fatto altri colleghi, ma qualche dato ve lo dico perché è intrecciato con diversi di voi: cominciai alla Gazzetta del Popolo a Torino 1982 con l’amico Ettore Boffano, cui poi risponderò con alcuni dati su Inpgi.
Cassintegrato, dopo la chiusura della Gazzetta, fui invitato al congresso Fnsi di Sorrento del 1984, quell’anno a Milano conobbi Giorgio Santerini che poi fu il mio maestro nel sindacato.
Poi lavorai all’Adn Kronos a Roma nel 1985, allora conobbi Paolo Serventi Longhi dell’Ansa: quell’anno Sergio Borsi per la Fnsi e Giovanni Giovannini per la Fieg firmarono l’accordo che istituiva il fondo ex fissa, definito folle dall’Inps come ci ha detto ieri Raffaele Lorusso; oggi ci ha spiegato bene Lucia Visca il meccanismo dell’ex fissa, e Giuseppe Sgambellone ci ha ricordato altri paradossi per usare un eufemismo, ma ieri anche Marina Sbardella ci ha dato, in mezzo a tante cose che ha detto non condivisibili, un’informazione utile, cioè che lei prendendo il 50% ha avuto circa quanto aveva versato, il che significa che il moltiplicatore infernale dell’ex fissa ante 2014 le avrebbe dato diritto al doppio dei contributi versati, e per diversi direttori molto più del doppio. Non aggiungo altro sull’argomento, che è un po’ vergognoso.

Vi racconto invece che ho poi lavorato nel 1986 a Firenze alla Nazione, dove ho conosciuto Antonio Lovascio, poi sempre nel 1986 sono arrivato a Milano, dove ho cominciato a fare il giornalista economico assunto da Marco Borsa a ItaliaOggi e lì ho conosciuto Marina Cosi con la quale ho poi gestito insieme la commissione sindacale Alg negli anni 90. Nel 1996, al mio primo congresso Fnsi come delegato a Villasimius, proposi il ticket di Paolo Serventi Longhi e Lorenzo Del Boca: il quale resta mio amico, lo conosco da oltre 40 anni e agli amici bisogna dire in maniera schietta ciò che si pensa, credo abbia fatto una grande cavolata andando a fare il presidente di questo nuovo sindacato concorrente e a mio avviso senza futuro, quindi spero, come ha già detto oggi Paolo, che Lorenzo torni nel nostro sindacato unitario. A proposito di sindacato, ho lavorato per vent’anni in Mondadori (dove ero inviato di Panorama e ho conosciuto Simona Coppa, giornalista di Grazia, oggi presidente Gruppo lombardo giornalisti pensionati) e ho sempre continuato a lavorare anche avendo incarichi nella Fnsi, sono stato tre anni in Giunta Esecutiva con Paolo Serventi Longhi segretario, e in Inpgi, dove sono stato consigliere d’amministrazione per 12 anni, dal 2008 al 2020.

A proposito di Inpgi, ecco i numeri: a fine 2008 i giornalisti ‘attivi’ che pagavano i contributi erano 19.186 con 6.230 beneficiari a riposo (erano oltre 3 contribuenti ogni pensionato) mentre a fine 2020 i giornalisti che versavano a ‘Inpgi1’ erano scesi a 15.698 con 9.909 pensionati (e quindi il rapporto era passato a circa 1,5 ovvero la metà). Il consiglio d’amministrazione dell’Inpgi in questi annui ha approvato varie riforme per attenuare lo squilibrio, e i costi a carico dell’Istituto, ma certo non poteva negare le pensioni ai giornalisti che avevano maturato il diritto: inoltre, i bilanci e i regolamenti dell’Inpgi sono sempre stati approvati dai ministeri vigilanti e dalla Corte dei Conti. La crisi dell’editoria italiana in questi ultimi anni è stata drammatica. Le aziende hanno fatto ricorso massicciamente a prepensionamenti e uscite anticipate. Il mercato del lavoro non è governato, purtroppo, dagli Istituti di previdenza che devono solo pagare il conto finale. E siccome, in particolare, l’Inpgi faceva sempre più fatica a pagare le pensioni, si è dovuto attingere parecchio anche al patrimonio, che ha avuto peraltro un rendimento cumulato su 10 anni di + 30,56% per la gestione mobiliare principale e di + 30,83% per la gestione separata nel periodo considerato.

Si poteva fare di più? Certo, io per esempio proposi di fondere l’allargamento della platea con il ritorno all’Inpgi ente pubblico: ma ero solo un consigliere e non il presidente dell’Istituto, questa ipotesi non venne esplorata. Certo, va ringraziato Sergio Mattarella che essendo garante della Costituzione ha ricordato una cosa ovvia, ma politicamente importante, cioè che la garanzia pubblica sulla pensioni riguarda tutti gli italiani, compresi noi giornalisti. Certo, infine, non era affatto certa (scusate il gioco di parole) la misura della pensione con il passaggio all’Inps, e ci furono infatti poco più di un anno fa tentativi molto insistenti di tagliare i nostri trattamenti con il ricalcolo col metodo contributivo: un ricalcolo che avrebbe paradossalmente ridotto le pensioni medio-basse e aumentato quelle più alte, il professor Tito Boeri, e non solo lui, fu a capo di questo movimento. Per cui io voglio ringraziare in particolare due persone, Raffaele Lorusso, il nostro Segretario generale della Fnsi, e Mario Draghi, l’ex presidente del Consiglio dei ministri, per avere sventato questi tentativi e difeso le nostre pensioni.

Chiudo dicendo che voterò con convinzione a favore di Paolo Serventi Longhi come presidente, di Antonello Capone e di Patrizia Disnan come vicepresidenti, e auguro buon lavoro a tutto il futuro gruppo dirigente Ungp che eleggeremo domani mattina.