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martedì 24 gennaio 2023

I giornalisti pensionati hanno aperto a Roma la stagione dei congressi stretti con un piede in due scarpe Inps e Fnsi. Troppi conti lasciati ancora aperti con l’Inpgi e con il rischio di perdere anche la Casagit


Partenza piuttosto depressa con l’aria da ultima spiaggia che tira in un sindacato sfiduciato e con forte calo consensi. Gli ultimi anni sono stati i peggiori della nostra vita con il crollo verticale della occupazione, con la condanna a morte dell’Inpgi, con i costosi e paralizzanti casini del trapasso pensionistico all’Inps lasciato in balia degli eventi e con troppi conti ancora aperti. Benché collaudato da lunga esperienza il nostro sistema sociale e assistenziale appare terremotato da radicali mutazioni genetiche. Dopo l’Inpgi ora si rischia di perdere anche la Casagit presa di mira da un fisco che ha messo a nudo le sue debolezze costituzionali.

Le prospettive sono altrettanto inquietanti: continua l’esodo di migliaia di colleghi volenti o nolenti mandati in prepensionamento non sicuri di vedere il becco di un quattrino, in parole povere mandati in pensione senza pensione perché la fetta editoriale della copertura resta un’incognita. Sullo sfondo non dà tregua la crescita esponenziale della piaga del precariato, sottopagato, sfruttato e ricattato a detrimento della professione e in barba alle regole e alle certezze contrattuali ormai svuotate e bloccate ai lontani giorni della firma letale del 1 aprile 2013 (10 anni fa !).

Inquadrati nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti dell’Inps, i giornalisti pensionati ex Inpg1 sono afflitti dalla sensazione di essere diventati degli estranei in casa propria, di essere in costretti a stare con il piede in 2 scarpe, INPS (Patronato con deleghe sindacali) e FNSI (sindacato giornalisti) mondi diversi incompatibili fra loro. Possibile che a Corso Vittorio si permetta questa promiscuità di percorsi sociali che conduce a un paralizzante stallo.

Una dolorosa spina nel fianco, un rebus inquietante che che la Federazione della Stampa non potrà continuare ad ignorare e a voltarsi dall’altra parte abbandonando i propri soci al loro destino di emarginazione . Pena una frattura traumatica per 3300 colleghi che su 7mila continuano ad aderire a un sindacato diventato patrigno e a incassare quote sociali improduttive tramite il girotondo finanziario con l’Inps. Allo stato dei fatti, i giornalisti ex Inpgi 1 sono fuori dal sindacato, perché le loro, le nostre tradizionali coperture di tutele e di solidarietà sociali automaticamente sono state inpsizzate, e, come ha spiegato ai colti e agli incliti il segretario uscente della Fnsi, Raffaele Lorusso, ormai gli interlocutori sono i Patronati pubblici mentre gli uffici periferici dell’Inpgi2 sono riservati esclusivamente ai colleghi autonomi/precari.

Salvati i sudati vitalizi per il rotto della cuffia dal pronto soccorso dello Stato dopo il tracollo dell’Inpgi, i pensionati sono persi e dispersi nell’Inps delle paralizzanti burocrazie e dei Patronati lungamano della triplice sindacale, confusi nelle masse anonime di milioni di lavoratori andati in quiescenza, esposti insieme alle nuove leve del giornalismo a brucianti sconfitte professionali e alle perdite di tante conquiste sindacali frutto delle rivendicazioni e dei sacrifici di intere generazioni della categoria.

Sul nostro appuntamento romano incombe la sfiga, la sfiga sotto le vesti dell’umiliazione di un congresso di cambiamenti identitari che dovrà persino nelle vesti statutarie prendere i colori e i panni dell’Inps al posto di quelli dell’Inpgi a noi familiari da quando l’Unione pensionati è rinata nei segni della fiducia e dell’ottimismo ai tempi dell’indimenticabile rifondatore Orlando Scarlata.

Quest’anno di definitivo trapasso all’INPS segnerà anche la fine degli ultimi labili legami liquidatori con l’Inpgi1, presunto storico simbolo dell’autonomia del giornalismo. Oggi è diventato uno zombie, nonostante il lumicino di speranze coltivate per una resurrezione a riscatto del mondo dei precari, uno zombie con le mani legate strette strette a un altro Zombie. Che a Venezia celebra la carnevalata dei 60 anni di vita di un Ordine professionale decrepito e anacronistico in tempi di digitale.

La Befana del nostro decadente sistema associativo ci ha lasciato assieme ai carboni fossili delle nostre istituzioni un’eredità di fregature, beffe, pernacchie con la complicità degli affossatori della categoria, gli editori, e con l’omertà di governi insofferenti alla mediazione giornalistica. Se il Natale ci aveva regalato una rincorsa ai prepensionamenti truffa Inps/Fieg, adesso si colpisce a tradimento fiscale un baluardo d’avanguardia del nostro sistema mutualistico e sociosanitario, un tempo considerato ineguagliabile e inattaccabile, la Casagit, tassandone il contributo sociale del 3,20% ad erosione dei vitali. Tassa una volta deducibili alla fonte in base a nostri accordi sindacali e che abbattevano l’imponibile riducendolo vistosamente Accordi cancellati d’autorità dalla alleanza Fisco/Inps, che consentono solo la detrazione, la detraibilità a caro prezzo e con effetti destabilizzanti sulla dichiarazione dei redditi. Una imposizione aggiuntiva che potrebbe raggiungere e anche superare un super esborso di mille euro e più ogni anno, azzerando di fatto i vantaggi della Cassa.

E poi, l’arbitrio della ripescata ciliegina sulla indigesta torta degli illegali nuovi prelievo forzosi sulle pensioni e finanche sulle buste paga. L’ultimo pari all’1% era stato ideato e imposto dalla stessa Fnsi come salvagente “Salva Inpgi”, un Inpgi già allora spacciato. In base a una cervellotica sentenza dell’Avvocatura dello Stato riapparsa miracolosamente dal nulla, dal 1 gennaio scorso si pretendono, riproposti tali e quali con l’aggiunta inflattiva, gli arretrati programmati in tempi non sospetti per i primi 6 mesi del 2022. Senza mettere in guardia nessuno dei destinatari dell’indebito salasso l’Inps sta recuperando, forse per assegnarsi una remunerata bella figura, una imposta fantasma in tre rate raddoppiate invece di una alla volta per ognuno dei sei mesi conteggiati.

L’Associazione stampa romana si è fatta avanti responsabilmente decidendo di ricorrere in Tribunale a tutela dei giornalisti inconsapevoli contro questa iniqua misura presa sul letto di morte dell’Inpgi. A seguire sono in animo ricorsi dalle altre associazioni regionali. C’è da augurarsi che si svegli anche l’Unione giornalisti pensionati appellando alla magistratura le proprie buone ragioni.

All’Ungp si affidano anche i disperati locatari ex Inpgi che rischiano di pagare due volte la pigione mensile finendo nei guai per il caos logistico del trapasso all’Inps.