Interventi: Giuseppe Miglino delegato della Toscana

martedì 24 gennaio 2023

Le nostre buone ragioni per alzare la voce e farci sentire


E’ inevitabile in un congresso porsi delle domande ultime. E in un congresso del sindacato dei giornalisti pensionati la domanda ultima è: ha senso un sindacato dei pensionati, ha un ruolo una associazione che apparentemente non ha compiti concreti da assolvere, che non ha un contratto nazionale da preparare, che non ha una controparte con cui confrontarsi e scontrarsi per chiedere migliori condizioni economiche, migliori condizioni di lavoro. Io penso che sì, ha senso un sindacato dei giornalisti pensionati. E la prima motivazione è banale: tutte le categorie hanno sindacati di pensionati, a volte con più iscritti dei lavoratori attivi, pensiamo ai confederali, a Cgil, Cisl e Uil. Sono sindacati che non hanno più un imprenditore con cui combattere ma hanno un governo a cui far sentire le proprie ragioni, certo non più con gli scioperi, ma usando l’opinione pubblica, usando la politica.

E noi questa volta come giornalisti pensionati di motivi per alzare la voce ne abbiamo e non di scarsa importanza. Cominciamo dal regime fiscale per Casagit: col passaggio dall’Inpgi all’Inps abbiamo perso la deducibilità dall’Irpef. Una sorpresa: nessuno ce lo aveva detto. E tutto per un cavillo: perché il contributo Casagit è previsto nel contratto dei giornalisti ma i pensionati non hanno obbligo a restare iscritti a Casagit. Non è un aggravio da poco sulle tasse. E’ stato calcolato intorno ai 650 euro annui su un reddito di 50mila euro lordi e di 1.300 euro per un reddito di 100mila euro lordi. Io penso che i sindacato dei giornalisti pensionati dovrebbe chiedere alla federazione della stampa di farsi carico di questa disparità di trattamento con i colleghi in attività. Di questa ingiustizia va investito il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega alla editoria, la stessa Inps e l’agenzia delle entrate. Alla federazione della stampa va ricordato che i pensionati sono un fetta importante del sindacato: gli ultimi dati dicono che sono 2271 su un totale di 17mila iscritti alla Fnsi e i che pensionati versano a testa lo 0,30% nelle casse della Fnsi. E sulla fiscalità di Casagit l’Unione dei giornalisti pensionati potrebbe anche pensare a un ricorso al Tar vista la disparità di trattamento tra attivi e pensionati voluta dalla Agenzia delle entrate.

Ma c’è un altro tema che proprio in queste ultime settimane è andato a ledere i diritti e la retribuzione dei pensionati. Ed è la rivalutazione delle pensioni per recuperare l’inflazione che viaggia a un tasso record del 11 e passa per cento. Il governo in carica ha deciso di dimezzare gli aumenti per chi ha pensioni lorde superiore ai tremila euro, il che riguarda la larghissima parte dei giornalisti pensionati. Insomma si fa cassa coi pensionati per ridurre al 15% il fisco delle partite Iva, per fare condoni fiscali, per consentire comode rate alle società di calcio per le tasse non pagate, per non tassare i profitti miliardari di Eni ed Enel. Il tutto è avvenuto nel sostanziale silenzio dei sindacati dei pensionati.
Vorrei che almeno il sindacato dei giornalisti si facesse sentire, alzasse la voce, andasse a chiederne conto ai parlamentari. Questo dovrebbe fare un sindacato dei pensionati altrimenti è solo una associazione di combattenti e reduci.