Interventi: Giuseppe Sgambellone Presidente Gruppo Trentino Alto Adige

martedì 24 gennaio 2023

Avanti tutti insieme nel solco della solidarietà intergenerazionale


In via preliminare alcune riflessioni sulla vicenda Inpgi-Inps. La fine della nostra autonomia previdenziale è stato un colpo durissimo i cui effetti a cascata, su tutti gli altri organismi di categoria, non sono stati finora forse compresi appieno. Io penso che si sia all'epoca sottovalutato il significato della scomparsa dell'Inpgi come l'abbiamo conosciuta per tanti decenni. Mi domando: tutti noi Fnsi, Ungp, associazioni regionali, dirigenti locali, singoli iscritti abbiamo fatto tutto il possibile per cercare di salvare Inpgi1? Io onestamente penso di no. Certo abbiamo subito molto fuoco amico ma altri hanno sparato a salve e in troppi si sono arresi ancor prima di combattere. Quasi certamente non avremmo modificato la rotta, la confluenza nell'Inps sarebbe stata prima o poi inevitabile vista la tempesta perfetta che si è abbattuta dal 2010 su mondo dell'editoria. Ma non avere nemmeno combattuto ci rende adesso, pensionati e colleghi ancora in attività, tutti molto più deboli.
In questi anni come Ungp ci siano mossi nel solco della solidarietà intergenerazionale. E su questa strada dobbiamo proseguire perché i corporativismi non portano da nessuna parte.
Mi soffermo su due argomenti che mi stanno a cuore e che in 4 anni da consigliere nazionale ho portato avanti.

Il primo è la ex fissa. Attenzione quando parliamo di ex fissa ricordiamoci sempre che non si tratta di difendere un privilegio o di chiedere un'elemosina. Semplicemente è la difesa di un istituto contrattuale la cui applicazione, purtroppo, ha avuto effetti paradossali e devastanti sotto il profilo economico. Ho visto, in tempi di vacche grasse, tanti redattori ordinari diventare capiredattori un mese prima della pensione. Ho visto diversi colleghi non richiedere il pagamento della ex fissa al momento del pensionamento ma lasciarla nel fondo perché gli interessi che fruttavano, nessuna banca era in grado di garantirli. Poi è arrivata la grande crisi che assieme ai prepensionamenti ha scassato i conti. E ricordiamo che altri centinaia di colleghi che in futuro andranno in pensione si ritroveranno anche loro in questo contesto.
Adesso una qualche soluzione va trovata. Non ho mai creduto alla via giudiziaria che ,anzi, ha fatto più danni che altro, visto che adesso nessun ente vuole assumersi la semplice gestione amministrativa per paura di dover sostenere centinaia di vertenze. Va trovata una soluzione "politica”, cioè un'intesa fra le parti sociali Fnsi e Fieg attorno a un tavolo al quale l'Ungp deve sedere a pieno titolo e come interlocutore fondamentale. Ma da domani mattina alcune cose si possono fare a costo zero, tipo uno sportello anche via email per conoscere l'importo residuo esatto o il posto in graduatoria per chi ha scelto l'opzione del 50%.

Il secondo argomento sul quale mi soffermo è quello che definisco lo scandalo dei pensionati che si sostituiscono al lavoro dei redattori. Un fenomeno molto diffuso da Bolzano a Palermo e che coinvolge piccoli e grandi giornali, emittenza locale e nazionale. Si tratta di colleghi che tolgono ai giovani, ai precari persino il sogno di essere assunti con un contratto regolare. E loro, invece, da pensionati sono accolti a braccia aperte dagli editori ben felici di sapere che certamente non avranno da temere vertenze. E' una distorsione profonda del mercato del lavoro. E dobbiamo dircelo, perché siamo in un Congresso e quindi la massima espressione sindacale, spesso sono i comitati di redazione ad avallare simili situazioni con la scusa della carenza di organico, non capendo che alla lunga tutto ciò si ritorcerà sulle redazioni.

I problemi sul tappeto sono tanti . Dobbiamo come Unione affrontarli con impegno e serietà, non promettendo miracoli. Senza dimenticare che nei territori dobbiamo essere capaci di dare, anche nelle piccole cose pratiche (lo Spid per ricevere il cedolino mensile o la Pec per non essere sospesi dall'Ordine) aiuto ai colleghi più anziani meno avvezzi alle nuove tecnologie. Anche questo – mettersi ogni giorno al servizio degli altri – significa essere un sindacato di base.