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Brexit Blues


Perché? Cosa è successo alla più antica democrazia del mondo, quella che aveva dimostrato di avere il più solido sistema politico? Perché i suoi cittadini si sono cacciati in un pasticcio che appare senza fine, la Brexit? E quali saranno le conseguenze, se il distacco della Gran Bretagna dall’Europa sarà così traumatico come si annuncia? A comprendere il processo involutivo in cui si è infilato questo grande Paese, ci aiuta un libro, “Brexit Blues”, scritto dal corrispondente del TG1 da Londra, Marco Varvello. E’ insieme un romanzo distopico e un’autobiografia, un romanzo corale, come recita il risvolto di copertina che racconta l’atmosfera di disagio che ha segnato e continua a segnare la vita quotidiana e non solo politica, del Regno Unito. 

Varvello, già corrispondente della RAI da Londra durante i governi Blair, al termine di quel periodo di lavoro in Gran Bretagna, ha chiesto e ottenuto velocemente, accanto al suo passaporto italiano, quello britannico.  Lo ha fatto perché si poteva ed era facile.  Poi, dopo una lunga esperienza berlinese, sempre alla RAI, è tornato nel Regno Unito poco prima del referendum su Brexit “incautamente voluto – come scrive nella prefazione – da un presuntuoso David Cameron, convinto che alla fine avrebbe prevalso la scelta di rimanere in Europa. Invece segnò così la sua fine politica”. Devo osservare, per esperienza personale, che evidentemente quel primo ministro conservatore, uscito dalle scuole e università più prestigiose del suo paese, un “upper-class” senza legami col popolo che governava, ignorava l’insofferenza di una gran parte dell’Inghilterra, della Middle England, e dei collegi elettorali del Nord del paese  verso quelle che erano considerate ingiuste imposizioni dei burocrati di Bruxelles che obbligavano l’abbandono delle  misure imperiali e l’adeguamento di  parte della loro stessa legislazione alla norme europee, di – in altre parole -  entrare a far parte dell’Europa. Loro, i britannici, che si erano da sempre considerata cittadini di un’isola che aveva conquistato un impero e che aveva “dominato i mari”.  E meno male che la birra si vendeva sempre in pinte. Così al momento di votare per il referendum la stragrande maggioranza degli inglesi (e gallesi, ma non gli scozzesi) dette retta alle sirene propagandistica di Nigel Farage, profeta dell’indipendenza da Bruxelles e dell’ex sindaco di Londra, il conservatore Boris Johnson “scatenato per ambizione personale sul fronte della propaganda pro Brexit”. Mentre il leader del Partito laburista, il vetero-socialista Jeremy Corbyn appariva ancora meno convinto dei suoi avversari. Anche perché i voti il Labour li riceve principalmente nei collegi del Nord.

 Varvello, dunque, racconta sé stesso, ma anche, in una sequenza di storie, l’atmosfera che potrebbe determinarsi a Brexit avvenuta e di cui in parte già si avvertono i sintomi: un ex ministro che organizza attentati, una guerra tra condomini di varie etnie, un triangolo finanziario che finisce nel sangue, una centrale nucleare cinese a due passi da Londra, il tentativo di una madre-single emigrata a Berlino, di farsi mantenere da un’occhiuta Germania,  il buon sistema sanitario britannico, l’NHS, che noi a suo tempo copiammo, e il suo sfruttamento da parte di furbi cittadini romeni.  Dunque “Brexit Blues”, come sentimento di tristezza, come i blues dei neri americani. Una finestra per quello che potrebbe accadere, con grande nostalgia per il passato di questo Paese. Non c’è che da augurarsi che la Gran Bretagna alla fine torni ad essere quello che è sempre stata: un esempio per la democrazia. 

 Neri Paoloni


Brexit Blues
Marco Varvello
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Prezzo di copertina: euro 18,00
EAN: 9788804708001