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Green Book
Immaginate un buttafuori del Bronx, Tony Vallelonga, detto Tony Lip, che perde il posto perché il Copacabana, il locale in cui lavora, deve chiudere per due mesi per ristrutturazione. Che cerca lavoro, la famiglia, moglie e due figli, deve pur mangiare, e così risponde all’offerta di un gentiluomo di Manhattan, il dottor Donald Stanley. Che scopre non essere un medico ma un concertista “negro”, anzi un “melanzana” come gli italiani di New York chiamano con disprezzo le persone di colore. In un primo tempo tra l’italoamericano, ignorante, che o mangia gli spaghetti di casa o il peggior fast food, che parla inglese con uno spiccato accento e il “negro” che invece vive in un lussuoso appartamento in pieno centro di New York, con tanto di maggiordomo, le cose non si mettono affatto bene. Ma al gentiluomo nero il cafone del Bronx serve proprio come autista e guardia del corpo. Perché c’è un viaggio da fare nel profondo sud degli States, dallo Iowa al Mississippi, dove le leggi razziali, siamo nel 1962, vigono eccome. E un negro, fosse anche un accreditato pianista invitato per esibirsi nei circoli bianchi delle città del Sud, può incorrere in spiacevoli avventure. Tanto che, una volta accettato il lavoro, grazie anche a un ricco compenso, all’italiano del Bronx viene consegnato un opuscolo, un “libro verde”, il “The Negro Motorist Green Book”. Nel libriccino si spiega per filo e per segno l’itinerario che la coppia, anzi il concertista, deve seguire. Perché negli stati del sud i negri possono essere ammessi solo in determinati “alberghi” e ristoranti e guai a sgarrare. Il viaggio comincia, nella lussuosa Cadillac del concertista e qualcuno, lungo la strada, comincia a domandarsi come mai sia un bianco a guidare l’auto e il negro, invece, stia comodamente seduto sul sedile posteriore. Il concertista, accompagnato da un violoncellista e da un violinista, che seguono su un’altra auto, comincia a tenere i suoi concerti dinnanzi ad un pubblico altolocato. Tra autista e datore di lavoro i contrasti sono notevoli. A Stanley non piace il modo di comportarsi di Tony e viceversa. I concerti si susseguono e sono assai apprezzati dal pubblico bianco. Meno apprezzato il fatto che un nero cerchi di bere in un bar di soli bianchi e toccherà a Tony trarre Don dai guai. Un’altra volta, dopo che Don era stato trovato dalla polizia con un giovane bianco incontrato all’YMCA (e Tony lo salva dall’arresto corrompendo i poliziotti), l’autista picchia un agente che aveva fermato l’auto con un pretesto: il negro non può girare di notte. Vengono arrestati entrambi e Don chiede di parlare col suo avvocato. In realtà chiama l’allora “Attorney General” Robert.F.Kennedy che ne ordina il rilascio. L’ultimo concerto deve svolgersi a Birmingham, Alabama. Prima dell’esibizione Tony e gli altri due concertisti rigorosamente in cravatta bianca siedono alla tavola del ristorante di un albergo di alto livello annesso alla sala dove si terrà il concerto Anche Don si affaccia, Ma viene respinto: un negro qui, giammai gli dicono il capocameriere e il direttore. Non si usa. Se vuole può essere servito in camera, Don rifiuta e Tony lo convince ad andare a cena in un ristorante per soli neri, dove suona un complesso jazz. Don si mette al piano e lentamente gli altri musicisti si associano a lui in una entusiasmante jam session. Poi la coppia cerca di tornare a New York. Tony ha promesso alla moglie che sarà a casa per Natale. Il viaggio è lungo, sotto una tempesta di neve. Alla fine sarà Don a portare l’auto fin sotto casa di Tony, nel Bronx. La famiglia si riunisce per la cena natalizia, quando suona il campanello. E’ Don, che ritrovatosi solo nel suo appartamento, preferisce passare il Natale con la nuova famiglia. E la moglie di Tony lo ringrazia, avendo ben capito che le lettere d’amore scritte dal marito durante il viaggio erano farina del sacco del suo datore di lavoro. Fine. I due rimarranno amici fino agli ultimi giorni: entrambi moriranno nel 2013. Un film biografico, alla Frank Capra, diretto da Peter Farrel e da Nick Vallelonga, il figlio di Tony, basato in gran parte sulle lettere alla moglie. Viggo Mortensen è uno splendido Tony e Mahersahala Alì il concertista, è bravissimo. Oscar meritato.
Neri Paoloni