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The Happy Prince


Un cinefilo come me deve ritersi fortunato di avere, a due passi da casa, una sala cinematografica “d’Essay”, che offre agli spettatori film appena usciti dalla circolazione nelle sale principali. Era in programmazione “The Happy Prince”, una biografia degli ultimi anni di Oscar Wilde, scritto diretto e interpretato da Rupert Ewerett che desideravo vedere. Dopo poco meno di due ore, sono uscito emozionato e ammirato per la bravura degli interpreti, per la splendida fotografia, per le musiche, per le location scelte nell’ambientare la storia di un uomo perduto per la “grave colpa” di essere un omosessuale. 

Nei miei anni londinesi passavo spesso dietro la chiesa di St Martin in the Field dove, su un percorso pedonale, Adelaide Street, c’è un piccolo omaggio a questo grande scrittore e commediografo: un monumento in bronzo, molto all’avanguardia nella fattura, in cui è ritratto Oscar Wilde disteso su un divano, con la mano destra protesa e una sigaretta (spesso sottratta dagli anti tabagisti) tra l’indice e il medio. 

Ho sempre amato e ammirato le sue opere da quando vidi il film e lessi il suo “ritratto di Dorian Gray”, conservo ancora nella mia videoteca il delizioso film del 1952“L’importanza di chiamarsi Ernesto”, ho letto tanti anni fa “Il Principe Felice” da cui il titolo di questo gioiello cinematografico. Che si apre in una sordida bettola francese, un quadro di Toulous –Lautrec, in cui a richiesta si esibisce per soldi come cantante un Oscar Wilde debilitato nel fisico, schiavo dell’assenzio e povero in canna dopo due anni di prigionia e di lavori forzati in una delle prigioni più sordide dell’Inghilterra vittoriana. Era stato condannato a causa della sua storia con un giovane rampollo della nobiltà, Alfred (Bosie) Douglas. 

Il reato di omosessualità è considerato estremamente grave e quest’uomo di successo, amato dal pubblico ed osannato nei teatri londinesi, viene privato di tutto, allontanato dalla moglie e dai due figli, senza un soldo. Si fa esule a Dieppe, in Francia, dove lo raggiungono due vecchi amici Reggie Turner (Colin Firth) e Robbie Ross (Edwin Thomas). Sotto l’identità fittizia di Sebastian Melmoth Wilde cerca di ricostruire la sua vita: scrive alla moglie, Constace Lloyd (Emily Watson), per cercare invano di riappacificarsi con lei. La sua identità viene scoperta e diventa vittima di atti di omofobia. 

Lo scrittore allora scrive al suo amante Bosie Douglas, che non ha mai dimenticato, suscitando la rabbia di Robbie, a sua volta innamorato di Wilde. Bosie raggiunge lo scrittore in Francia e insieme decidono una romantica fuga a Napoli, dove abiteranno in una casa a Posillipo e riprenderanno ad amarsi. Ben presto la madre di Bosie, Lady Douglas, taglia i fondi al figlio. Dicendosi tuttavia disposta concedergli la sua rendita e, tramite la moglie dello scrittore, la somma di 200 sterline a  Wilde se i due si fossero separati. Cosa che avverrà. Poco dopo Constance muore e a Wilde verrà negata la patria potestà dei due figli. Erano i bambini che il padre faceva addormentare raccontando favole, tra cui quella del Principe Felice. 

Una metafora dell’innocenza perduta che nella Napoli incantata del film, lo scrittore libertino narrerà a due ragazzi di strada napoletani. Ormai incapace di scrivere, Wilde torna a Parigi, dove vivrà di espedienti e di elemosina dei suoi vecchi sostenitori Reggie e Robbie. Quando incontra nuovamente l’antico amante, diventato ricco per la morte del padre, questi gli rifiuta con violenza qualsiasi aiuto. Wilde si ammala e è ormai confinato a letto. Si aggrava e si rende necessaria un’operazione per l’asportazione di un ascesso, ma   un’infezione post-operatoria lo porta presto al coma. Morirà il 30 novembre del 1900 attorniato dai pochi amici che gli sono rimasti. Aveva 46 anni. 

Al funerale Robbie contesta a Bosie di essere un ipocrita perché piange la morte di un uomo che lo aveva sempre amato e che lui aveva abbandonato. Bosie gli risponde che queste parole sono dettate solo dalla gelosia. I titoli di coda informano che Bosie morirà da solo e in povertà, mentre Robbie deceduto nel 1918 verrà sepolto nella stessa tomba di Oscar, dal 1906 nel cimitero monumentale parigino di Pere Lachaise, oggi ricoperta di baci.

Neri Paoloni