cinema
Silence
Non è certamente un film “facile”. Basterebbe la sua durata, quasi tre ore, a scoraggiare lo spettatore medio. Eppure “Silence” l’ultimo film di Martin Scorsese, pur riportandoci nel Giappone medievale del periodo Tokugawa, o Edo (prima metà del XVII secolo), va visto perché gli avvenimenti narrati possono collegarsi idealmente alla situazione odierna, alla guerra di religione scatenata contro il mondo occidentale a partire dall’11 settembre 2001 da parte dei fanatici seguaci di Osama bin Laden prima ed oggi dell’Isis. Caratteristica preponderante del periodo Edo (il nome originale di Tokio) fu una politica di isolazionismo contro qualsiasi influsso occidentale che culminò in vere e proprie carneficine dei giapponesi convertiti al cristianesimo dalla predicazione dei gesuiti.
Il film è la trasposizione cinematografica di un romanzo, “Silenzio” dello scrittore cristiano Shusako Endo, che ripropone il tema delle persecuzione subite dai cristiani convertiti dai religiosi giunti nelle isole giapponesi sui passi di San Francesco Saverio. Racconta la partenza per il Giappone di due giovani padri portoghesi decisi a ritrovare il loro mentore, padre Ferreira, di cui da tempo non si hanno notizie. La loro missione si rivela subito difficile. Lo shogunato applica ai danni dei convertiti tremende persecuzioni, che videro come prime vittime proprio i gesuiti che rifiutavano di compiere l’atto di abiura della loro religione: il calpestamento figurato del Crocifisso o di immagini della Vergine Maria. Padre Garupe e padre Rodrigues non vogliono credere alle voci che Padre Ferreira, il loro maestro spirituale abbia commesso apostasia e partono per l’Estremo Oriente. A Macao, importante colonia portoghese, vengono a contatto con un contadino giapponese Kichijiro, un ubriacone cristiano, pronto a qualsiasi tradimento, ma che promette di condurli in Giappone.
Le vicissitudini dei due giovani gesuiti a contatto con la popolazione cristiana perseguitata duramente dai messi dell’Inquisitore, torturata e messa a morte nei modi più crudeli, non fanno venire mai meno la loro fede. La chiave del film non è tanto nell’abbandono della fede, che coinvolgerà anche padre Rodrigues, l’io narrante della storia, dopo la scoperta che la notizia era vera, che padre Ferreira ha abiurato, calpestando un’immagine sacra e integrandosi completamente nella cultura giapponese, quanto nel “silenzio assordante” di Dio rispetto a ciò che accade a chi crede in lui. Non è l’abbandono della fede di fronte alle torture, l’abiura, il punto nodale del film, ma la sensazione del giovane gesuita di “essere stato abbandonato” proprio da quel Dio nel cui nome è pronto a sacrificarsi. E sarà l’ubriacone e traditore Kichijiro a ripetere le parole del Cristo sulla Croce, “Padre, perché mi hai abbandonato”. Nel trattare ancora una volta il tema del rapporto dell’uomo con la Fede (vedi “L’ultima tentazione di Cristo”) Scorsese ribalta la prospettiva facendo incontrare padre Rodrigues con l’Inquisitore, che pone il giovane gesuita, e lo spettatore con lui, di fronte al fatto che, dal punto di vista giapponese, l’attività missionaria non intesa come il tentativo di dare ai contadini giapponesi una fede e insieme una coscienza religiosa cristiana, ma una vera e propria opera di colonizzazione straniera. Inoue Masashige, è nel film il cattivo per eccellenza, il perfido torturatore dei cristiani, ma da un diverso punto di vista, sottolineato da Scorsese, è anche il difensore della cultura del Paese, messa in pericolo dall’arroganza occidentale dei predicatori cristiani pronti a sacrificare al loro Dio e al loro credo la vita di poveri contadini analfabeti, illusi di trovare nel messaggio cristiano una possibilità di riscatto nella promessa della vita eterna.
Rodrigues, come Ferreira, abiurerà per salvare dalla morte un gruppo di contadini che lo hanno seguito fino all’ultimo, dopo l’annegamento forzato di padre Garupe. Diverrà anche lui uno dei “preti perduti” nel Giappone degli Shogun. Magistrale recitazione di Andrew Garfield, padre Rodrigues, di Liam Neeson, padre Ferreira, di Yosuke Kubozuka, Kichijiro e soprattutto di Issei Ogata, l’Inquisitore. Il film è in gran parte in giapponese e in italiano doppiato dall’inglese.
Neri Paoloni