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Birdman


Vorrei avere la penna di un critico per raccontare ciò che ho provato assistendo immobile, per due ore filate sprofondato nella poltrona di un cinema, alla proiezione di “Birdman” il film del regista messicano Alejandro Gonzales Inàrritu, che ha vinto quattro premi Oscar (miglior film, miglior regista, migliore sceneggiatura originale, migliore fotografia). Da semplice cinefilo posso solo dire che le statuette le merita tutte e che il premio l’avrebbe dovuto avere anche Michael Keaton, che del film è il protagonista.
Attenzione! Non è un film facile. Se io sono rimasto inchiodato nella poltrona, c’era qualcuno nelle file dietro la mia che sbuffava. Forse lo trovava noioso, ridondante, troppo per gli addetti ai lavori. E’ la storia di un attore decaduto, già personaggio di un supereroe dei fumetti portato sugli schermi da Hollywood, che cerca disperatamente di allontanarsi dalla figura che l’ha reso famoso, “Birdman”, appunto e proporsi al difficile pubblico di Broadway come attore “vero”. Il film  può anche risultare stucchevole, nei lunghi dialoghi dei protagonisti, nelle claustrofobiche inquadrature e i lunghi piani sequenza all’interno del polveroso teatro Saint-James,  nei suoi camerini e nei corridoi del retropalco. Ma se ci lasciamo portare, anzi trasportare dal racconto, dall’immagine di disperazione e egocentrismo che ci trasmette quest’uomo che cerca con tutte le sue forze di allontanarsi dal suo passato e dimostrare prima ancora che al pubblico a se stesso e a chi lo circonda di essere un attore, un vero attore, allora, forse, le due ore di spettacolo valgono tutte. Riggan Thompson (Michael Keaton)  ha forse fatto un passo più lungo delle sue capacità mettendo tutto se stesso e i tutti i soldi che aveva in una difficile opera teatrale di Raymond Carver, impegnativa già nel titolo: “What We Talk About When We Talk About Love”.
Di cosa parliamo quando parliamo d’amore. Riggan  è un  uomo afflitto dai dubbi, con una disastrosa situazione familiare nei suo rapporti con la figlia, Sam (Emma Stone), ex tossica che l’accusa di non essere stato mai presente nella sua vita, con l’ex moglie, che incombe e lo rimprovera di aver dato più spazio alla carriera e alle amanti piuttosto che alla famiglia, con il nuovo attore del cast, Mike Shiner (Edward Norton), giovane e intraprendente, che recita nel mondo reale come fosse sul palcoscenico e viceversa. E’ in apparenza più bravo di Riggan e finisce per imporsi a tutto il cast, attirando a sé anche di Sam. Entra nella parte del seduttore fino a procurarsi in scena una reale erezione. Da fuori da matto, quando, in una delle anteprime accusa Riggan di avere messo acqua al posto della vodka nella bottiglia di scena. Le anteprime sono un disastro e Riggan si trova a lottare con il suo ego, il personaggio che l’aveva reso celebre, Birdman, la  cui voce lo perseguita e cerca di dissuaderlo dal voler fare teatro. Riggan non regge: distrugge il camerino (“questo posto polveroso che puzza di palle sudate”) e in un bar vicino al teatro litiga con la più importante critica teatrale del New York Times, Tabitha Dikinson.
Intenzionata a stroncare lo spettacolo anche se non l’ha neanche visto perché “lui” non è un attore ma solo un “personaggio”. Si ubriaca e si risveglia credendosi ancora Birdman, che vola suo tetti di New York. Poi per un curioso incidente si trova fuori dal teatro in mutande e vi ritorna in tempo per recitare dalla platea, in quella tenuta, l’ultima scena dello spettacolo. E’ un trionfo. La prima è “sold out” e la gente fa la fila per entrare in teatro. Quando Riggan deve recitare nuovamente l’ultima scena dove deve fingere di suicidarsi sparandosi a una tempia, sostituisce la pistola giocattolo con una vera. Non fa che distruggersi il naso e finisce  all’ospedale. Lo spettacolo è stato un successo e la stessa ipercritica Tabitha Dikinson recensisce con entusiasmo la pièce. Ora Riggan è nuovamente famoso, assediato dai fan e dalla stampa e non appena rimane solo va in bagno dove “vede” Birdman, nel costume da uccello che indossava nei film hollywoodiani seduto sul water. In silenzio. Riggan ha vinto. Non è più schiavo del suo passato. Apre la finestra ed esce sul parapetto. Entra Sam che vede la finestra aperta e teme il peggio. Ma sentendo in lontananza lo stridere di un rapace alza gli occhi al cielo e ride. Fine. Prendetelo per quel che è, ma questo è vero cinema. Con tanto di ottima colonna sonora.

 Neri Paoloni