cinema
Imitation Game
Se oggi io scrivo sul mio PC e voi leggerete ciò che sto scrivendo sui vostri personal computer o su qualsiasi altro supporto elettronico in vostro possesso, compreso il cellulare, ciò è merito di un crittografo e matematico inglese, Alan Turing, non a caso ritenuto uno dei più grandi geni del ventesimo secolo. A lui si deve, durante la seconda guerra mondiale, la decifrazione di Enigma, la macchina messa a punto dai tedeschi per trasmettere in cifra le proprie comunicazioni alle loro truppe e in particolare agli U Boot sguinzagliati in Atlantico per dare la caccia ed affondare le navi da trasporto che, provenienti dagli Stati Uniti e dal Canada, rifornivano la Gran Bretagna. Conoscevo la storia di questa scoperta che in qualche modo accorciò la durata della guerra di un paio d’anni, come ammise Curchill, per avere letto un paio di libri sull’argomento e mi ero i imbattuto in Alan Turing quando, dopo la riabilitazione da parte di Gordon Brown allora Primo Ministro, la Regina Elisabetta, il 24 dicembre del 2013 gli concesse la grazia postuma per la condanna che aveva subito il 31 marzo del 1952 per atti osceni. Alan Turing era un omosessuale e questo era un reato nell’Inghilterra di quegli anni. Non andò in carcere perché accettò la pena della castrazione chimica, ma ciò alla fine lo condusse al suicidio, il 7 giugno del 1954 a soli 41 anni. Mordendo, come Biancaneve, una mela avvelenata.Ne sapevo abbastanza per non farmi sfuggire “The Imitation Game” il film di Morten Tyldum a lui dedicato, che ha già ottenuto otto nomination per l’Oscar. Non sono rimasto deluso. Il film prende le mosse da una biografia di Turing scritta qualche anno fa da un matematico inglese,Andrew Hodges, prendendosi non poche libertà. Ma sostanzialmente la storia rimane quella nota: la decifrazione di Enigma (copia di questa strana “macchina da scrivere” è a Londra all’Imperial War Museum) ad opera di un gruppo di matematici ed enigmisti inglesi (ma c’erano anche i polacchi, che ne erano entrati in possesso) che i servizi segreti britannici riunirono in una tenuta nella campagna inglese, Bletchley Park. L’interpretazione che l’attore inglese Benedict Cumberbatch (da Oscar) fa dello scienziato è perfetta. Il genio, il diverso che riesce a imporre la visione di ciò che intende costruire superando tutte le avversità, un personaggio di una fragilità nascosta dietro l’apparente arroganza di chi sa di essere nel giusto. Il film procede a salti temporali. Inizia con le indagini su uno strano furto avvenuto negli anni ’50 nell’abitazione di Turing, a Manchester, che porteranno la polizia a scoprire la sua omosessualità, torna agli anni del suo reclutamento da parte dei servizi segreti britannici e del suo faticoso inserimento tra i matematici e i crittografi di Bletchley Park, introduce il personaggio femminile (realmente esistito) di Joan Clarke, collaboratrice e poi “fidanzata” di Turing per nasconderne l’omosessualità, ben recitato da una volonterosa Keira Knightley, torna agli anni della scuola in cui un bambino solitario vittima del bullismo dei compagni trova sostegno ed amicizia in un compagno con cui condivide la passione per la crittografia e di cui si innamora. Si sviluppa in un gioco di sotterfugi e contraffazioni (da cui il titolo) che riguarda non solo il codice nazista e gli sforzi per venire a capo dei suoi segreti ma lo stesso gruppo di scienziati ed esperti riuniti per decifrarlo e costretti a vivere e ad operare in segreto, in un mondo che è all’esterno quello della cara vecchia Inghilterra, ma in cui di fatto tutti sono costretti a nascondere la propria diversità. In particolare Turing, che rivela la propria omosessualità solo alla “fidanzata” e a un collega che, guarda caso, è anche una spia dell’URSS, che comunica (con il segreto beneplacito dei servizi) ai russi le scoperte che si andavano realizzando nella quiete di Bletchley Park. L’altro protagonista nascosto e svelato dal regista norvegese è il mondo anglosassone con il suo comportamento ossessivamente teso ad annullare qualsiasi deviazione da quella che è considerata la normalità. L’Inghilterra del rispetto delle tradizioni e delle gerarchie, delle burocrazie ottuse e dei segreti di famiglia conservati sotto il tappeto. Come Agatha Christie insegna.
Neri Paoloni