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"Non sono un pittore che urla"


Chi è quest'uomo che si racconta, questo giovanotto classe 1926 , un artista a tutto tondo, ma schivo e appartato, nella sua Bordighera, nell'estremo lembo del Ponente ligure, quasi al confine con la Francia? Il punto di domanda viene sciolto da questo libro di "conversazioni" , uscito da poco , tra l'autore Marco Innocenti, studioso e critico , e lui, il pittore Enzo Maiolino, dalla poliedrica attività nel corso dei decenni del dopoguerra italiano.Non sarà un pittore che urla, ma pittore si, ed anche incisore, insegnante, studioso e archivista, genio della memoria vero e proprio, cosi definito da chi lo conosce bene,  la cui figura e' stata di importanza determinante per intere generazioni di artisti, scrittori e ricercatori , non solo del suo Ponente. Le origini sono calabresi, di Santa Domenica Talao, ma Bordighera e' il suo habitat dal 1945. Un lungo cammino , dalla formazione presso il maestro Giuseppe Balbo, folgorato dai grandi dell'Ottocento-Novecento, Cezanne, Morandi e i maestri dell'astrattismo,   fino ad approdare a un suo particolare mondo di astrattismo  neo concreto , le forme geometriche del Tangram, dei Pentamini e degli Esamini ( che cosa saranno mai per molti di noi, profani e digiuni dell'arte tout court e di questa in particolare? ). Tanta fatica e sperimentazione e risultati, per il nostro protagonista, dalle prime mostre liguri alle tappe tedesche di Ingolstadt, Bottrop, Bonn, Colonia, Munster.Enzo Maiolino e' lapidario, nel suo racconto di se' all'amico Innocenti:" Sono sempre stato convinto che si fa arte perché spinti da un'incontenibile necessita' espressiva, non dal desiderio di inviare messaggi (espressione che mi fa ridere)". Gli anni sono tanti, e l'esperienza accumulata e' molteplice, intrisa - par di capire- di disincanto e saggezza. È sempre lui , in questo suo libro , a ripercorrere gli inizi : " Ho cominciato a quindici anni a ritagliare e a raccogliere articoli di giornali e riviste sull'arte e sulla letteratura. Invecchiando, mi sono chiesto il perché' di tale inclinazione. Ora mi pare di aver capito che si tratta di un tipico atteggiamento dell'autodidatta, il quale, senza guide accademiche cerca,forse, suoi particolari itinerari". L'esauriente volume ripercorre la lunga marcia dell'autodidatta, la crescita artistica e culturale di Maiolino, artista e narratore di se stesso.Maiolino che ha ottenuto con le sue "geometrie in gioco" significativi riconoscimento in Germania e non solo, ha studiato e scritto di altri pittori, ha dedicato un libro ad Amedeo Modigliani. Il legame con la letteratura si è arricchito con le frequentazioni degli amici Guido Seborga, Francesco Biamonti, Giacomo Natta , di cui ha curato la pubblicazione di scritti e racconti.Si descrive cosi in alcune note autobiografiche:" Lavoro a Bordighera, in un piccolissimo studio situato in fondo al giardino di casa, quasi una cella ma a me sufficiente, data la predilezione per il medio e piccolo formato. Concepisco la pittura come ricerca d'armonia, di ordine, di equilibrio. Penso a nitide forme variamente combinate su un piano bidimensionale: accostate, incastrate, sovrapposte (trasparenze)". L'artista rivendica :" Ho sempre sentito una forte inclinazione alla semplificazione (sintesi) delle forme". È il suo credo fondamentale .  Questo libro  che si legge con interesse, partecipazione e curiosità, e'  testimonianza di una vita d'artista, ma anche racconto di un cinquantennio di vicende della nostra cultura. Notizie ghiotte e preziose, utili a tutti, per ricordare e imparare. Un bel messaggio, comunque, anche se il Maiolino pittore non ne vuole inviare alcuno, dal suo angolo di giardino.Antonio De Vito ________ Enzo MaiolinoNON SONO UN PITTORE CHE URLAConversazioni con Marco InnocentiPhilobiblon Edizioni