cinema
Effetto Puglia
Qualche anno fa mi sono innamorato della Puglia Salentina, della bellissima Lecce, di Otranto la “perla d’Oriente”, affacciata sul mare Adriatico con lo sguardo sulla non lontana Albania, della costa ionica fino alla fine della terra, a Santa Maria di Leuca, il punto più meridionale d’Italia e il mare che si apre infinito perché davanti c’e’ solo la Grecia. Non manco di tornarci, appena possibile. Così è stata una piacevole sorpresa sapere di due film proiettati sugli schermi italiani entrambi ambientati in quella terra e in quei luoghi. Sono due “piccoli” film di registi che conoscono bene quell’angolo estremo della nostra Penisola: Edoardo Winspeare e Ferzan Ozpetek, registi rispettivamente di “In grazia di Dio” e “Allacciate le cinture”. Due film che raccontano storie minime.
Nel primo, una famiglia composta di quattro donne di quattro generazioni diverse si trova ad affrontare una crisi economica che travolge la piccola impresa familiare e costringe le protagoniste a riadattarsi alla condizione più umile, tornare alla terra e a vivere dei suoi prodotti. Nel secondo ambientato in una Lecce appena affacciata al boom economico dei primi anni duemila, due giovani di estrazione culturale ed economica diversa intrecciano le loro vite in una storia d’amore della quale seguiremo l’evoluzione nell’arco di tredici anni. I due registi non sono nuovi nell’ambientare nel Salento le loro opere. Edoardo Winspeare, nonostante il cognome che denota l’origine inglese della sua famiglia, è salentino autentico, di Depressa, frazione di Tricase, dove nel castello di famiglia e nella terra che lo circonda il fratello produce vini di alta qualità. Ferzan Ozpetek è un regista di origine turca naturalizzato italiano, che ha già girato in Puglia “Mine Vaganti” la storia di una famiglia d’industriali pastai leccesi travolta dall’omosessualità dei figli.
Ma veniamo ai film. La famiglia di “In grazia di Dio” ruota attorno alla forte personalità della protagonista, Adele. Quando la piccola impresa di sartoria che confeziona abiti per le aziende del nord è costretta a chiudere di fronte ai debiti e alle pretese del fisco, l’unico fratello abbandona l’impresa e torna nella Svizzera in cui era emigrato il padre, Adele è costretta a vendere la casa di paese in cui viveva assieme a una sorella con aspirazioni d’attrice e a una figlia che dovrebbe studiare per la maturità ma che spreca la sua vita con i giovani suoi coetanei e a rifugiarsi nel piccolo appezzamento affacciato sul mare, rimasto la sola ricchezza della famiglia e nel quale vivono la madre e un contadino che l’aiuta a coltivare l’orto. La famiglia sopravvive ormai con il sistema degli scambi: Adele vende i prodotti della terra in cambio di ciò che le occorre per andare avanti. La convivenza tra le quattro donne, la madre e nonna, Adele, la sorella, attrice velleitaria e la figlia sbandata, Ina, non è facile in questa nuova situazione. Circondate da uomini che cercano di approfittare della loro situazione, come Crocefisso, l’ex marito poco di buono di Adele finito in galera dopo un fallito tentativo di contrabbando, o come il sensale che dopo averle preso a poco prezzo la casa cittadina cerca di convincerla a vendere la terra in magica posizione panoramica affacciata com’è sul mare. O troppo deboli, come l’impiegato di Equitalia che era timidamente innamorato di Adele dai tempi di scuola e che ora torna a corteggiarla.
Alla fine le quattro donne dovranno affrontare da sole l’ultimo dramma: Ina rimasta incinta non si sa di chi e picchiata selvaggiamente dall’ultimo balordo con il quale si era appartata. Provate ma non vinte si stringeranno attorno alla più giovane sullo stesso letto. Tutto il film è in dialetto con tanto di sottotitoli in italiano. Gli attori sono gente del posto e Adele è Celeste Casciano, moglie del regista. Il film ha ricevuto una buona critica, mentre non altrettanto può dirsi di “Allacciate le cinture”.
Forse perché i personaggi creati da Ozpetek sono troppo da cartolina, come hanno osservato molti. Elena, la ragazza di buona famiglia che fa la cameriera in un bar di Lecce, Antonio, proletario tutto muscoli e semianalfabeta. La storia d’amore che sboccia tra i due e la drammatica evoluzione del racconto quando a Elena viene scoperto un tumore al seno è la classica storia tipo “la bella e la bestia”, ma di sfondo a questo racconto ingenuo sono i panorami splendidi di una terra e di un mare bellissimi. Effetto Puglia, com’era intitolata una guida cine-turistica uscita qualche anno fa. Un buon film “In grazia di Dio”, un film da vedere, comunque si giudichi, “Allacciate le cinture”.
Neri Paoloni