cinema
Gloria, la storia di un'adolescente cinquantenne
Gloria è una donna di una certa età. Cinquantotto anni. Non bella, abbondantemente occhialuta, divorziata con due figli ormai adulti, un ex marito risposato con una più giovane di lei. Un lavoro impiegatizio che non sembra impegnarla molto. Un vicino molesto, drogato e in preda a crisi. Vive in una città moderna, guida l’auto ascoltando la radio di bordo e cantando sopra le musiche trasmesse. Cerca di combattere la solitudine della sua vita la sera nei bar e nelle discoteche Cerca qualcuno della sua età, qualcuno con cui avere un’avventura, magari- perché no – un nuovo fidanzato. Crede di averlo trovato, quando incontra un uomo, Rodolfo, della sua stessa classe sociale, da poco divorziato da una moglie “soffocante”, con due figlie adulte, ma che “dipendono da lui”.
E’ questo il problema. Quell’uomo che lei accetterebbe volentieri nella sua vita solitaria, non riesce a distaccarsi dalla famiglia. Dice di amarla, ma rimane costantemente in contatto con l’ex e le figlie. Gloria cerca di andare avanti, nonostante tutto, su quella che le sembra la nuova strada della sua vita. Inutilmente, perché i suoi sogni di adolescente cinquantenne fanno a pugni con la realtà di una vita che non le apparterrà mai. Ne diviene consapevole quando invita il “fidanzato” a una festa in famiglia, la “sua” famiglia, i suoi due figli, un maschio musicista disoccupato e una figlia che si accinge a lasciare addirittura il paese in cui tutti vivono, per raggiungere l’uomo che ama. In Svezia.
Siamo a Santiago del Cile, ai giorni nostri. Sembrano gli anni ottanta da noi. Il Cile di Gloria ha gettato dietro le spalle gli anni della feroce dittatura e, apparentemente, non sono rimaste cicatrici nella gente che si muove intorno a lei. La festa in famiglia si rivela un errore. Il fragile fidanzato si sente isolato. Gloria e il suo ex marito sembrano ancora legati. Ci sono le foto del loro matrimonio, che entrambi guardano con nostalgia, a provarlo. Rodolfo fugge. Un tentativo di rimettersi insieme, un week end in una Viña del Mar che sembra Miami, mette in luce la fragilità dell’uomo che, inseguito dalla “famiglia” (l’ex moglie si è ferita con i vetri di una finestra che ha sfondato. Tentativo di suicidio? Forse) lascia Gloria sola, torna a Santiago. Lei resta nell’albergo. Incontra una coppia e un altro uomo che la invitano a passare la serata con loro. Accetta, per risvegliarsi la mattina dopo buttata sulla spiaggia, senza scarpe, con le vesti in disordine. E soprattutto senza borsa, senza cellulare, senza documenti, senza soldi. Rientra in albergo. Il check-out è tra venti minuti e, ovviamente, Rodolfo se n’è andato senza neppure pagare il conto. Un’amica le viene in soccorso e rientra a Santiago. Dove decide di dare un ultimo benservito al mancato fidanzato, raggiungendolo nella casa dell’ex moglie e scaricandogli addosso i colpi di vernice di un’arma giocattolo lasciatole dall’uomo, proprietario di un Luna Park.Il finale della storia è una festa di matrimonio alla quale Gloria partecipa, apparentemente “fumata”. E’estranea alla festa, ma la musica, allegra, che invita al ballo, scalfisce la sua solitudine, lenisce la sua sconfitta. Gloria comincia a canticchiare, si alza, va verso la pista, in mezzo alla gente e comincia a ballare. Il ballo, la musica, attutiscono la sua solitudine. La canzone è, guarda caso, “Gloria”. L’attrice si chiama Paulina Garcia. E’ splendida. La regia è di Sebastian Lelio. Il film è cileno. Grandioso.
Neri Paoloni