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QUEL PAZZO GIOCO TRA LA VITA E LA MORTE
Enzo Maizza PAZZO GIOCO MOBYDICK (Le nuvole)
Pagine 91 Euro 12.00


La dedica del libro ne spiega la ratio: “A Vincenzo (1964-1992) figlio molto amato, pittore di vivace talento, troppo presto trasmigrato altrove, in quell’altrove da cui non si ritorna indietro”. La citazione di Blaise Pascal in apertura della prima parte ce ne disvela il senso: “Gli uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno risolto, per essere felici, di non pensarci”. Infine, la prima poesia, quella che fornisce il titolo all’intero libro, codifica il pensiero dell’autore al riguardo: “Pazzo gioco la vita! Ma nel tiro alla fune vince la morte. Sempre”. Le poesie di Maizza sono un percorso nella vita sul quale pesa la consapevolezza della sua transitorietà a cui non poniamo mai il pensiero, ma che la vita stessa, con esperienze drammatiche, quali la perdita di un figlio, ci richiama. Nella poesia c’è non solo la sanzione di questo fatto, ma anche consolazione e sfogo che aiuta a sopportare quell’incombenza. Il libro è suddiviso in tre parti: Pazzo gioco, Crudele usignolo e Figlio migrante. Ognuna dal significativo titolo di una poesia che dà il senso a tutto l’insieme.
L’autore. Enzo Maizza è nato a Verona il 19 gennaio 1928, ma vive, dal 1993, a Faenza, in provincia di Ravenna. Giornalista professioinista è stato redattore politico e, poi, capo-servizio agli interni ed agli esteri, nonché critico letterario del “Giornale di Brescia”. Ha pubblicato poesia: Le situazioni, 1953; Il mantello di sabbia, Robellato, 1958; Il trionfo dei barbari, 1967; Il cannibale sociale, 1972; Poesie per la morte di un figlio, 1995; romanzi per ragazzi: Il mulatto, 1956, tradotto in francese da Gérard & C. nel 1967; Gli uomini azzurri, 1972; prosa: Inchiesta sulla narrativa contemporanea, 1958; Coprifuoco, 1960; Lettera all’onorevole, 1960 , riedito, poi, nel 1964, che denunciava, in tempi non sospetti, gli intrighi ed i compromessi della politica. Ha vinto vari Premi: il “Tarquinio-Cardarelli”; il “Rustichello da Pisa” nel 1963; il”David” ed il “Pallavicini” nel 1968; il “Lanciano” di poesia dialettale e il “Prora” nel 1971. Infine, nel 2008, il Primo Premio del Concorso internazionale indetto dal Lions Club di Milano Duomo per la poesia inedita “Dolcissima e miope”. Da pensionato continua a collaborare con giornali e riviste con articoli di attualità culturale.
L’immagine di copertina è dello scomparso Vincenzo (Ricochet part 1, 1990).

Giovanni Rossi