22/11/2017

Lavoro precario, libertà precaria, democrazia precaria. La manifestazione unitaria dei giornalisti a Montecitorio


Carcere, minacce, querele bavaglio, lavoro irregolare, intercettazioni: governo e parlamento restano silenti sui problemi irrisolti del mondo dell'informazione. Per la prima volta in una manifestazione unitaria i giornalisti italiani si sono ritrovati davanti ai palazzi del potere per rivendicare il loro diritto ad informare senza intimidazioni e censure, e il parallelo diritto di tutti i cittadini ad essere informati correttamente e senza filtri. Stamattina davanti al palazzo di Montecitorio c’erano dirigenti di tutti gli enti della categoria: Federazione della Stampa, Ordine dei giornalisti, Inpgi, Casagit, Fondo di previdenza complementare, numerose Associazioni regionali di stampa, una delegazione dell’Unione nazionale giornalisti pensionati, colleghe e colleghi di tutta Italia, fra i quali alcuni colleghi minacciati e costretti a vivere sotto scorta.

E’ stata la prima di una serie di manifestazioni già programmate a Roma e in diverse regioni italiane per denunciare l’inerzia di governo e parlamento, come evidenziato dal tema della giornata: “Libertà, precaria, lavoro precario, vite precarie”. Al termine della manifestazione, i dirigenti della Fnsi e dell’Ordine sono stati ricevuto dai presidenti delle Camere, e sono stati convocati per il 6 dicembre dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, segno che qualcosa si è mosso, anche se c’è la consapevolezza che l’imminente conclusione della legislatura rischia di consegnare un bilancio negativo sul piano delle riforme necessarie e dei diritti la cui garanzia la stessa politica ha più volte ritenuto urgente assicurare. 

Fra gli interventi in pizza, il presidente della Fnsi Giulietti ha denunciato la “recente, nuova forma di intimidazione: il caso del giornalista del Sole 24 ore e di altri che come lui facevano inchieste sulle crisi bancarie e che, pur non essendo indagati, si sono visti sequestrare il proprio archivio digitale all’evidente scopo di scoprire le fonti delle notizie”. Raffaele Lorusso, segretario della Federazione, ha ricordato le cifre di un consuntivo di interventi pubblici nel settore, che arricchiscono i bilanci delle aziende e impoveriscono l’informazione: 188 milioni di euro in quattro anni per prepensionamenti e neppure un euro per finanziare l’ingresso di nuovi giornalisti nelle redazioni; 88 milioni di crediti di imposta per la pubblicità de neppure un euro per l’occupazione. Il risultato: “Lavoro giornalistico precario, libertà di stampa precaria, democrazia precaria. E ricordiamo che molti colleghi recentemente minacciati sono precari e quindi non tutelati”.

Le ricadute sociali per la categoria sono state sintetizzate dalla presidente dell’Inpgi Marina Macelloni: nei primi sei mesi del 2017 sono andati perduti 800 posti di lavoro, che si aggiungono ai 3000 posti perduti negli ultimi cinque anni. Cifre allarmanti, perché impattano direttamente sul bilancio dell’Istituto di previdenza, e “un Inpgi più debole mette a rischio l’autonomia della professione”. Anche l’Ordine dei giornalisti, ha rilevato il neo presidente Carlo Verna, “non può restare chiuso nel suo palazzo di fronte alla tempesta perfetta che colpisce il sistema dell’informazione”, e quindi si unisce alla protesta e alle rivendicazioni di tutta la categoria.  

I RAPPRESENTANTI DEI GIORNALISTI IN PIAZZA: «UN GIORNALISMO PRECARIO RENDE PRECARIA LA DEMOCRAZIA» (Da Fnsi.it)