21/10/2017
Sgambellone (Gruppo TTAA): la mia proposta per l’ex fissa
Ma paghino anche gli editori
Sgombriamo subito il campo da un equivoco. Il problema del fondo che gestisce la cosiddetta ex fissa non riguarda soltanto circa 1500 pensionati (Rai esclusa) da tanto tempo in lista d'attesa ma anche migliaia di giornalisti in attività, vale a dire tutti quelli con 15 anni di anzianità aziendale al 31 dicembre 2014. Infatti il contratto nazionale siglato nel giugno 2014 ha sostanzialmente sancito il superamento di questa prestazione integrativa previdenziale attraverso un regime transitorio (pagamento spalmato in 12-15 anni) per garantire quanto dovuto a chi era già in pensione o ci andrà in futuro (in questo caso con un tetto fissato a 65.000 euro lordi).
Questa soluzione, probabilmente l'unica praticabile in quel momento per evitare il default, non ha però risolto una volta per tutte la questione. Infatti il fondo - alimentato è bene ricordarlo dai contributi dei soli editori - non pare più in grado di far fronte al pagamento annuale delle rate dovute ai pensionati. Ecco allora, puntuali a ogni autunno, le critiche di accondiscendenza alla Fnsi e le accuse di immobilismo all'Inpgi che nella vicenda non c'entra nulla in quanto svolge soltanto il ruolo di ufficiale pagatore. La realtà è che l'inadempienza sta solo ed esclusivamente negli editori che non rispettano un vincolo contrattuale liberamente sottoscritto, passato fra l'altro all'epoca tra i mugugni della categoria in quanto ritenuto, dal punto di vista economico, un pesante passo indietro.
Bene ha fatto, quindi, il segretario Lorusso al Consiglio Nazionale dell'Unpg del 5 luglio a ribadire che la Fnsi, in caso di non rispetto del patto, sarà a fianco - anche in sede giudiziaria - dei pensionati per chiedere agli editori il pagamento di quanto dovuto. La verità è che sulla ex fissa gli editori stanno giocando una partita che guarda soprattutto al rinnovo del contratto nazionale, cercando di dividere pensionati e attivi. In sostanza, fanno capire, i pochi (?) soldi che dobbiamo tirar fuori li mettiamo nella ex fissa o per gli aumenti tabellari? Con la speranza di trarre beneficio da un'altra "guerra” generazionale fra giornalisti. Ma su questo punto non ci possono essere divisioni anche perché, come ricordavo all'inizio, la battaglia per la ex fissa riguarda i pensionati di oggi e quelli di domani.
Piuttosto, viste le attuali difficoltà del fondo, va rilanciata la proposta - mai portata ufficialmente alla luce ma formulata anche in uno studio dell'attuario - di riscuotere il credito in tempi certi (3-5 anni) con una sensibile decurtazione dell'importo dovuto. E' chiaro che l'adesione a un simile scenario dovrà avvenire su base volontaria. In questo contesto lancio un'idea che forse può servire a limitare i danni e aiutare la nostra categoria nel suo complesso. Fatto 100 il mio credito, io accetto di incassarne ad esempio 50 ma l'altro 50 non può essere tutto condonato agli editori. Una quota significativa (3%, 5%, 10%) dovranno versarla in un fondo tipo quello alimentato dagli attivi con la trattenuta di 5 euro al mese, oppure per sgravi contributivi per nuove assunzioni, ammortizzatori sociali e simili. Sarebbe questo un modo concreto per attuare ancora una volta la solidarietà intergenerazionale fra giornalisti. E respingere tutti insieme, pensionati e attivi, il sottile ricatto degli editori.
Giuseppe Sgambellone
Presidente Ungp Trentino Alto Adige