08/01/2012

Boss della 'ndrangheta minaccia dal carcere un giornalista della Gazzetta del Sud

Una lettera di minacce e' stata indirizzata al giornalista Nicola Lopreiato, capo servizio della Gazzetta del Sud a Vibo Valentia, da Leone Soriano, attualmente detenuto e ritenuto dagli investigatori il capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Filandari


''Invece di rompere ogni giorno con la cosca Soriano, che non esiste e non e' mai esistita - e' scritto nella lettera spedita dal carcere di Cosenza - pensa di piu' alla tua famiglia che e' meglio per tutti''.
''So che finiro' in tribunale anche per questa lettera - ha scritto ancora Soriano - ma devi finirla di rompermi i.... Mi hai fatto passare per un morto di fame ma non lo sono. Ho vinto due milioni di euro al gratta e vinci ma non ti dico in che banca sono''.
Nella lettera, composta da due pagine, Soriano se la prende anche con esponenti delle forze dell'ordine ed ex amministratori comunali di Filandari.
Nel novembre scorso Soriano era stato arrestato, insieme ad altre nove persone, nell'ambito dell'operazione ''Ragno'' coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dai carabinieri contro la stessa
cosca. Le accuse sono di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, incendio, detenzione e porto abusivo di armi e di esplosivi, aggravati dalle modalita' mafiose. Nel provvedimento si contesta anche il reato di minacce contro alcuni carabinieri e giornalisti, tra cui lo stesso Lopreiato.
Nelle carte dell'inchiesta, investigatori ed inquirenti hanno evidenziato come la cosca Soriano avesse assoggettato non solo Filandari, ma anche alcuni centri vicini.
Lopreiato ha denunciato il fatto ai carabinieri. Della vicenda e' stato informato anche il prefetto di Vibo, Luisa Latella. (ANSA)

''E' proprio strano questo nostro Paese. Si vorrebbe imbavagliare la stampa, mettendo sotto controllo l'informazione, ma si consente ad un detenuto di scrivere e spedire tranquillamente dal carcere una lettera di minacce ad un giornalista 'scomodo', semplicemente perche' svolge il proprio mestiere di cronista''. Il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, componente della Giunta esecutiva Fnsi, commenta cosi' la gravissima lettera di minacce che il detenuto Leone Soriano, che gli investigatori considerano il capo dell'omonima cosca della 'ndrangheta di Filandari, ha scritto dal carcere di Cosenza al giornalista Nicola Lopreiato, capo servizio della redazione di Vibo Valentia della ''Gazzetta del Sud''. La missiva contiene minacce al giornalista e alla sua famiglia.
''Quando viene pubblicata qualche intercettazione o notizia ritenuta diffamatoria - ricorda Carlo Parisi - redazioni e abitazioni dei giornalisti vengono messe a soqquadro dalle forze dell'ordine. Nei confronti dei giornalisti si stringono, insomma, le maglie dei controlli, violando, a volte, anche i piu' elementari diritti in materia di segreto professionale, mentre un detenuto puo' concedersi il lusso di scrivere dal carcere lettere ad un serio e onesto giornalista, come Nicola Lopreiato, minacciando pesantemente lui e la sua famiglia. E' possibile e lecito?''.
Nella lettera al giornalista, il detenuto scrive: ''Invece di rompere ogni giorno con la cosca Soriano che non esiste e non e' mai esistita, pensa di piu' alla tua famiglia che e' meglio per tutti''. E ancora: ''So che finiro' in tribunale anche per questa lettera, ma devi finirla di rompermi. Mi hai fatto passare per un morto di fame ma non lo sono. Ho vinto due milioni di euro al gratta e vinci ma non ti dico in che banca sono''.
La lettera, composta da due pagine, contiene anche minacce nei confronti di ex amministratori comunali di Filandari e forze dell'ordine. Leone Soriano era finito in carcere nell'operazione 'Ragno' della Dda di Catanzaro anche per minacce a un altro giornalista, Pietro Comito, caposervizio della redazione vibonese di Calabria Ora, e alla parlamentare Angela Napoli.
Il segretario del Sindacato Giornalisti della Calabria, nell'esprimere solidarieta' a Lopreiato e compiacimento nei confronti delle forze dell'ordine per i risultati gia' conseguiti, afferma che ''di strada ne e' stata fatta, ma la stessa magistratura e le stesse forze dell'ordine sono chiamate oggi a spiegare, senza se e senza ma, come sia possibile continuare a minacciare e, a questo punto, forse anche a dettare ordini, da un carcere della Repubblica Italiana''. (Adnkronos)