16/02/2017
Modifica dello Statuto federale, situazione dell’Inpgi, abusi nell’impiego
dei pensionati nelle redazioni: la relazione del presidente
e i lavori del Consiglio nazionale dell'Ungp
Il Consiglio nazionale dell’Ungp ha autorizzato il presidente Guido Bossa a presentare al Consiglio nazionale della Fnsi alcune proposte di modifica dello Statuto federale che verranno vagliate nell’ambito della sessione congressuale straordinaria già convocata per i prossimi mesi
La premessa, ha detto Bossa nella sua relazione, è che il contributo che i pensionati intendono dare alla riforma dello Statuto tende a rafforzare la presenza e la realtà dei pensionati e della loro organizzazione nel sindacato unitario dei giornalisti italiani, non come una componente dialettica nei confronti degli organi federali, ma come un organismo di base riconosciuto dallo Statuto, e che come tale condivide la rappresentanza e la tutela morale, professionale e materiale dell’intera categoria. Tale riconoscimento dovrebbe, a parere dell’Ungp, risultare esplicito a partire dal primo articolo dello Statuto, nel quale si legge che la Fnsi “è l’organizzazione sindacale unitaria dei giornalisti italiani”, affermazione alla quale si chiede che venga aggiunta la specificazione “attivi e pensionati”. Questa proposta di integrazione è stata approvata all’unanimità con una astensione. All’unanimità e senza astensioni sono state approvare altre proposte di modifica presentate da Bossa, che mirano a rafforzare la partecipazione, già prevista a titolo consultivo, dell’Ungp alle riunioni del Consiglio nazionale e della Giunta esecutiva (art.38); così come la richiesta di menzionare nello Statuto la questione del finanziamento dell’Unione pensionati e dei suoi gruppi regionali, previsto dallo Statuto dell’Ungp, riconosciuto dalla Federazione.
Altro tema affrontato nella relazione del presidente, quello della riforma della previdenza, resa necessaria dalla perdurante crisi del settore editoriale e, più in generale, dall’evoluzione demografica della popolazione con gli squilibri che essa comporta. La riforma delle prestazioni, ha ricordato Bossa, è stata approvata il 28 settembre con l’obiettivo di “garantire l’autonomia e la sostenibilità della gestione”. Era accompagnata da uno studio attuariale che proiettava previsioni rassicuranti per i prossimi 30 anni; ma dal 28 settembre ad oggi sono passati 4 mesi e mezzo e della riforma si è persa ogni traccia.
Nel frattempo resta in vigore la normativa preesistente e quindi, per esempio, i colleghi che hanno maturato i requisiti per il pensionamento vanno in pensione. Nel frattempo, il ritardo della risposta dei ministeri e dell’entrata in vigore di tutta o parte della riforma dà adito a speculazioni di diverso tipo, alimenta polemiche e autorizza più d’una preoccupazione.
Su questo argomento il Consiglio nazionale ha approvato un documento, inviato all’Inpgi e che pubblichiamo a parte.