08/02/2017

Roberto Reale: "La crisi Inpgi e lo Stato fuorilegge"

Con nota n. 80907 del 24 settembre 2003 il Ministero del Lavoro ha affermato l’obbligo di iscrizione all'Inpgi dei giornalisti dipendenti della Pubblica amministrazione indipendentemente dalla contrattazione collettiva ad essi applicata: “…Questo Ministero ritiene che i giornalisti assunti alle dipendenze della Pubblica Amministrazione, sia a tempo determinato che a tempo indeterminato, con affidamento di incarico di natura giornalistica, ovvero che svolgano attività di lavoro riconducibile alla professione giornalistica, debbano essere obbligatoriamente iscritti presso l'Inpgi. Gli Enti di previdenza cui la presente è diretta, al fine della regolarizzazione dei rapporti, cureranno il tempestivo trasferimento delle posizioni assicurative nel frattempo costituitesi, fornendo allo scrivente riscontro di adempimento”


L’obbligo è stato ribadito dalla Dirigenza generale della Pubblica Amministrazione con nota operativa del 6 agosto 2004 numero 21. Oggetto: tutela previdenziale dei giornalisti dipendenti di amministrazioni pubbliche: “Tanto premesso, si partecipa che le disposizioni di cui all’articolo 9 della legge n. 150/2000 - recante la disciplina delle attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni - e del relativo Regolamento di attuazione (dpr n. 422/2001), contengono una presunzione assoluta in base alla quale il giornalista responsabile o addetto all’Ufficio Stampa svolge esclusivamente attività lavorativa di natura giornalistica. Tant’è vero che, per tale personale, è richiesta obbligatoriamente l’iscrizione all’Albo dei giornalisti (elenco professionisti o elenco pubblicisti)”. Firmato: il dirigente generale dott.ssa Rosalba Amato.
Infine, con circolare congiunta Inpgi-Inpdap n. 9 del 9 febbraio 2004 firmata dai direttori generali dei due enti previdenziali Tortora e Marchione (oggetto: tutela previdenziale dei giornalisti dipendenti di amministrazioni pubbliche) - indirizzata ai dirigenti generali e ai direttori degli uffici provinciali delle Entrate, a tutte le sedi e a tutti gli enti delle amministrazioni dello Stato e alle Corti d’appello – sono stati comunicati i passaggi burocratici concordati per il trasferimento delle posizioni a decorrere dal 1° gennaio 2001.
Le stesse regole valgono, con minime differenze, per gli uffici stampa privati. Ciononostante, da quindici anni migliaia di posizioni previdenziali di lavoratori dell’informazione rimangono beatamente incollate alle casse Inpdap e Inps. Se lo Stato facesse il proprio dovere, la caduta di occupazione nell’editoria non avrebbe per l’Inpgi conseguenze così pesanti. C’è qualcuno tra Inpgi, Ordine e specialmente Sindacato che abbia gli attributi per ricordarlo al ministro Poletti? E’ troppo sollecitare questo Stato di Pulcinella a chiedere a se stesso di rispettare la legge? Perché non sommergiamo Palazzo Chigi di e.mail di protesta? Abbiamo paura di scendere in piazza per difendere la nostra previdenza?

Roberto Reale
Ffiduciario Inpgi Piemonte