15/11/2016

Stampa Romana, la ricetta di "Giornalisti Italiani Uniti"
per il risanamento dei conti e la salvaguardia dei posti di lavoro

Le urgenti e non procrastinabili questioni poste sul tavolo e affrontate con onestà intellettuale e senso di responsabilità dal segretario Lazzaro Pappagallo a partire dal direttivo di ottobre e nell’ultimo del 9 novembre, meritano un’approfondita analisi svincolata da logiche correntizie, ideologiche e personali perché la posta in gioco è il futuro dell’associazione, il destino dei dipendenti e di tutti i giornalisti, anche quelli non iscritti al sindacato


In una fase delicata come questa per l'Associazione, la cui crisi economica rischia di mettere fine ad un percorso e una storia di quasi un secolo e mezzo, richiedono, da parte di tutti i dirigenti di questo sindacato, al di là delle pur legittime divergenze, senso di responsabilità, unità d'azione e una strategia condivisa per uscire dalla crisi senza traumi per salvaguardare i 13 posti di lavoro che possono avere tutela solo se questa dirigenza continuerà ad attuare tutte le misure per il contenimento della spesa, intervenendo con decisione sui costi che incidono maggiormente sulle poste di bilancio. Per questo sottolineiamo la necessità di un’analisi puntuale dei meccanismi che incidono sull’andamento della spesa e l’esigenza di individuare interventi mirati urgenti al contenimento e alla sua progressiva riqualificazione.
Il calo delle iscrizioni, l'aumento dei costi fissi e il progressivo depauperamento delle risorse di cassa- nonostante la spending review - attuata dalla segreteria che ha inciso in modo positivo sui conti, senza tagliare i servizi ai soci, anzi in alcuni casi implementandoli- ci richiama al problema di natura squisitamente ragionieristico/contabile. Se non si riesce ad invertire la rotta da subito, la crisi economica avrà un impatto sui conti del 2017 che porterà a un punto di non ritorno.
Le criticità sono emerse nel direttivo di ottobre, durante il quale è stato approvato dalla nostra componente Giornalisti Italiani Uniti e dalla quasi unanimità dei membri del direttivo (un solo astenuto e un voto contrario) il bilancio 2016. La relazione dei revisori dei conti e la disamina del bilancio consuntivo hanno in sintesi illustrato una situazione di crisi economica nella quale versano i conti dell'associazione, tale che dopo oltre 140 anni di vita, l'attuale dirigenza rischia di portare i libri in tribunale e chiudere battenti, già a partire dal prossimo anno.
Premesso ciò, le voci sulle quali è possibile intervenire per risparmiare sui costi e cercare di risanare i conti, viste le caratteristiche del bilancio che è formato per l'81% da costi fissi (affitto, costo del lavoro, previdenza, utenze, ecc...) e per il 19% da costi variabili e considerata l'urgenza, sono due: il costo del lavoro e l'affitto.
Pappagallo nei giorni successivi al direttivo di ottobre, nell'ottica di risanare i conti ed evitare il fallimento, ha iniziato una difficile e dolorosa trattativa con i 13 dipendenti di Stampa romana, due dei quali giornalisti. Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai lavoratori di Stampa romana, ai quali molti di noi sono legati da amicizia ultradecennale. La segreteria ha prospettato un percorso che prevede l'ammortizzatore sociale più favorevole per i lavoratori previsto dalle vigenti normative, denominato solidarietà aziendale, cioè una cassa integrazione diluita in 24 mesi, quindi più sopportabile a livello di sacrifici economici, escludendo quindi la mobilità che è l'anticamera del licenziamento. Percorso che è stato avviato a garanzia dei dipendenti stessi, posto che superati i termini di legge, non sarebbe stato più possibile accedere ai benefici degli ammortizzatori sociali.
Tuttavia, questa soluzione ha scatenato la comprensibile, seppur non giustificabile, reazione dei dipendenti che a fine ottobre hanno inviato una mail ai membri del direttivo contenente anche una serie di accuse personali nei confronti del segretario Pappagallo e del presidente Rocca, ai quali va la piena solidarietà della nostra componente.
La cassa integrazione è un sacrificio doloroso, tuttavia non differibile considerato che le casse sono vuote e che tutte le misure per contenere i costi da un lato sono già state effettuate con la spending review, dall’altro sarebbero operative in tempi mediamente troppo lunghi per avere un effetto apprezzabile sui conti. L’esempio l’ha fornito il segretario Pappagallo al direttivo del 9 novembre: l’affitto dell’immobile che grava per circa 94 mila euro l’anno, qualora si traslocassero gli uffici in un altro immobile, sempre dell’Inpgi, in Via Pascarella, con 9 vani, al costo di 50mila euro l’anno, farebbe risparmiare circa 50mila euro, ma il beneficio partirebbe verso fine 2017, quindi nel prossimo bilancio, atteso che la disdetta per piazza della Torretta deve essere data con sei mesi di anticipo!!
I dipendenti, compresi i due giornalisti, dovrebbero prendere atto che l’alternativa è la chiusura di un sindacato che esiste da oltre 140 anni! Senza misure strutturali efficaci e rapide, nel 2017 non ci sarà la cassa integrazione, ma il fallimento dell’Associazione, la conseguente perdita dei posti di lavoro e di tutti i relativi servizi a tutela delle migliaia di giornalisti, non solo del Lazio.
Certamente c’è da interrogarsi senza indugi su come siamo arrivati a ciò e bisogna ricercare le motivazioni, indagare sulle scelte gestionali/amministrative e sugli eventuali errori che hanno portato in modo repentino a questo stato di crisi economica, tanto che non è credibile che siano da imputare a questi primi due anni di consiliatura.
Oltretutto fino ad ottobre scorso i consiglieri della nostra componente Giornalisti Italiani Uniti non erano mai venuti a conoscenza dello stato di salute dei conti dell'Associazione. Sarebbe importante interrogarsi sulle motivazioni e, soprattutto, capire come mai siamo arrivati a questo punto di difficoltà, magari invitando il precedente gruppo dirigente a spiegare questi aspetti tecnico-contabili dei bilanci delle ultime consiliature.
La crisi è endemica, basti pensare alle centinaia di giornalisti licenziati, in cassa integrazione, in solidarietà, ma soprattutto i freelance, gli autonomi, costretti a collaborare gratis o quasi anche per grandi testate radiotelevisive, agenzie nazionali, grandi e piccoli giornali, sia cartacei sia on line. Colleghi e colleghe, spesso costretti a stipendi da fame dal ripetersi di contratti di solidarietà e di crisi aziendali, non di rado fasulle, evocate da editori che abusando della legge 416, gravano l’Inpgi dei relativi oneri economici.
In questa vicenda è censurabile sotto tutti i profili chi cavalca la legittima protesta dei dipendenti utilizzando questa situazione per fini che nulla hanno a che vedere con il proposito di salvare il posto di lavoro dei dipendenti, né l’Associazione dal fallimento. Rileviamo solo la totale assenza di visione politica (e di senso di responsabilità) e di un progetto alternativo per risolvere il problema. Ciò mina dalle fondamenta la filosofia dell’associazione e il lavoro svolto in questi decenni a favore dell’intera categoria. Non solo, ma la cosa veramente che ci lascia basiti è il comportamento di alcuni membri della maggioranza, che cercano di mettere sul banco degli imputati il segretario Lazzaro Pappagallo, “responsabile” (secondo loro) di aver tradito il progetto scaturito dal congresso!
Gli oppositori della Cassa integrazione cosa propongono in alternativa? Nulla!
Un consigliere Fnsi durante il suo intervento al direttivo del 9 novembre, sosteneva che un sindacato non può mettere in cassa integrazione i propri dipendenti! Peccato però che alla domanda su cosa egli avesse da proporre in alternativa, candidamente rispondeva testualmente: “Non lo so, non mi viene in mente nulla”. Complimenti!
Bisognerebbe avere il coraggio di affrontare un percorso doloroso, necessario, ma che se ben gestito può portare al risanamento dei conti. Si può accettare qualche temporaneo sacrificio per salvaguardare il lavoro, si può e si deve salvare l’Associazione dal baratro. Noi abbiamo fiducia nella linea illustrata dalla segreteria, condivisa dalla presidenza e anche dalla maggioranza del direttivo.
Questione del trasloco degli uffici da Piazza della Torretta ad altro immobile dell'Inpgi. Proponiamo al presidente Macelloni il congelamento dell'affitto per sei mesi.
Prima di intraprendere un trasloco che comunque è oneroso e posto che la soluzione prospettata da Pappagallo appare praticabile, bisognerebbe ancora tentare di fare pressione sull’Inpgi svergognando una gestione da finanza creativa e ricordando a questi signori che il canone per piazza della Torretta, è fuori mercato. La cassa integrazione è un sacrificio doloroso, tuttavia non differibile considerato che le casse sono vuote e che tutte le misure per contenere i costi da un lato sono già state effettuate con la spending review, dall’altro sarebbero operative in tempi mediamente troppo lunghi per avere un effetto apprezzabile sui conti. L’esempio l’ha fornito il segretario Pappagallo al direttivo del 9 novembre: l’affitto dell’immobile che grava per circa 94 mila euro l’anno, qualora si traslocassero gli uffici in un altro immobile, sempre dell’Inpgi, in Via Pascarella, con 9 vani, al costo di 50mila euro l’anno, farebbe risparmiare circa 50mila euro, ma il beneficio partirebbe verso fine 2017, quindi nel prossimo bilancio, atteso che la disdetta per piazza della Torretta deve essere data con sei mesi di anticipo!!
Il ruolo poi dell’Inpgi in questa vicenda fa fortemente riflettere. A fronte del taglio dei conferimenti, ha addirittura aumentato l’affitto e i relativi oneri, che, da 2mila euro l’anno, sono balzati a 10 mila!!! Il presidente dell’Inpgi Macelloni piuttosto dovrebbe congelare l’affitto per sei mesi, in attesa dell’eventuale trasloco in un altro immobile a canone inferiore. Già questa misura, insieme alla cassa integrazione, consentirebbe di portare il bilancio in attivo nel 2017, scongiurando il fallimento!
Vedere colleghi, anche della stessa maggioranza, in aperta contestazione con il loro segretario, Lazzaro Pappagallo che cerca di districarsi tra il rispetto delle leggi e un bilancio in rosso, per garantire un futuro all’Associazione e ai dipendenti, rappresenta una delle pagine più buie del sindacato! Siamo tutti preoccupati e angosciati per la situazione di stallo economico e dall’emorragia di iscritti e di entrate ma soprattutto siamo angosciati dai bilanci in rosso che, siamo convinti, hanno origine in tempi passati che, di certo, non sono ascrivibili all’attuale dirigenza. Per questo chiediamo che si possa affidare incarico ad una società di revisione dei conti per avere una relazione sugli ultimi 10 anni di bilancio dell’ASR.
Esprimiamo solidarietà al presidente Massimo Rocca, dimessosi durante il direttivo del 9 novembre per l'attacco verbale di cui è stato vittima all'ultimo direttivo. Inimicizie e passate ruggini a titolo personale andrebbero messe da parte. Il comportamento fuori dai parametri del fair play e del rispetto dei ruoli in ASR di alcuni colleghi del direttivo non ci intimidisce e tanto meno ci dissuade dal chiedere al collega Rocca di valutare un ripensamento alle proprie dimissioni.
Un plauso alla collega Alessandra Ruotolo che ha sostituito Rocca nel prosieguo del direttivo e che, nonostante il clima, talvolta da stadio, ha dimostrato di saper essere autorevole, competente e sobria. In conclusione, ringraziando la presidenza che ha ratificato il subentro del collega Dario Dimitri Buffa in qualità di membro del consiglio direttivo, al quale vanno i nostri affettuosi auguri, la nostra componente Giornalisti Italiani Uniti chiede che il presente documento venga inserito nei verbali del prossimo direttivo del 16 Novembre e nel sito internet dell’Associazione.

Fabrizio de Jorio
Marcel Vulpis
Dario Dimitri Buffa
Celeste Aquafredda
Stefania Giacomini
Raul Passaretti
Enzo Vitale
Antonio Cardin
Gianluigi Indri
Marina Iavarone
Ernestina Miscia