01/11/2016

Il Consiglio Direttivo di Stampa Romana ha approvato il bilancio 2015
con un voto contrario e un astenuto
Lettera di protesta dei 13 dipendenti per la richiesta di cassa integrazione:
"Respinte le nostre proposte di risparmio"

Il segretario di Stampa Romana Lazzaro Pappagallo"Il Consiglio Direttivo di Stampa Romana ha approvato il bilancio 2015 a larghissima maggioranza con un voto contrario e un astenuto. A fronte di un sostanzioso taglio delle spese per 63mila euro, il bilancio è stato chiuso con un passivo di 37mila". E' quanto si legge in un comunicato di Stampa Romana che contemporeneamente ha avanzato una richiesta alla Regione di cassa integrazione in deroga per i dipendenti (11 poligrafici e 2 giornalisti) che in una lettera muovono dure accuse al vertice del sindacato romano


Il dato negativo è il combinato disposto del calo di trasferimenti della Casagit e dei contributi federali. Ed è l’effetto di una lenta e progressiva diminuzione dei trasferimenti di risorse dagli enti di categoria a Stampa Romana che dura da diversi anni.
Il taglio delle spese da 63mila euro attenua in modo significativo il risultato negativo.
Il bilancio in rosso, tenuto sotto controllo da una gestione oculata come sottolineato nella relazione dei Sindaci, non ha ridotto l’offerta di assistenza e sostegno ai colleghi in difficoltà. Sono anzi cresciuti i servizi (convenzione con CNA, sportello europeo, sportello startup) per creare nuove attività editoriali, sfruttando bandi regionali ed europei.
I corsi di formazione – altro elemento distintivo della strategia dell’Associazione – indicano una strada per il futuro: il continuo rinnovo dell’identità professionale dei colleghi, via maestra per attraversare la crisi.
E’ necessario però, anche alla luce delle previsioni per l’anno in corso, trovare le misure più opportune per contenere gli squilibri nei conti.
Per farlo richiamiamo tutti al senso di responsabilità: chi opera all’interno dell’Associazione e chi lavora all’esterno di Stampa Romana e ha una responsabilità all’interno degli enti di categoria.
Stampa Romana è un patrimonio da 140 anni al servizio della nostra professione. Metterla nelle condizioni di lavorare con efficacia e senza affanni per i colleghi è nell’interesse di tutti: dall’Inpgi, proprietaria della mura della Torretta il cui costo è aumentato di 14mila euro negli ultimi sette anni, alla Casagit i cui contributi destinati ad ASR sono calati progressivamente nel tempo.
I trasferimenti di danaro dei due enti di categoria, calcolati sul numero delle tessere sindacali (criterio da superare valido in anni di relativo benessere), garantiscono servizi che Stampa Romana offre a tutti i giornalisti (attivi, disoccupati, pensionati), non solo a chi è iscritto al sindacato, creando così quel collante che tiene ancora compatta la nostra comunità, quella dei giornalisti, aggredita da una crisi di sistema feroce.
Stampa Romana infine ospita, per conto della FNSI, Ossigeno per l’Informazione, un osservatorio prezioso nella difesa dell’articolo 21 della Costituzione e nel sostegno ai colleghi minacciati.
Stampa Romana si è distinta e continua a farlo per la passione sindacale, il rigore, la partecipazione, le battaglie senza sconti a difesa dei colleghi, l’innovazione, un patrimonio che, pur in tempi di grandi difficoltà per la nostra professione e di grandi cambiamenti, appartiene alla nostra comunità e a tutta la categoria. Un patrimonio da consolidare e da non disperdere, anche confermando la vostra partecipazione con il rinnovo delle iscrizioni e l’inclusione di tutti gli attivi della professione che hanno a cuore il proprio futuro.

Segreteria Associazione Stampa Romana

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Di seguito la lettera scritta dai dipendenti di Stampa Romana:

"Spettabili Enti ed Associati, richiamiamo con urgenza la vostra attenzione sul concreto rischio che i servizi dell’Associazione Stampa Romana possano nostro malgrado interrompersi con effetto immediato per la decisione unilaterale del Segretario Lazzaro Pappagallo che senza alcun preavviso e senza alcun rispetto per le procedure sindacali ha chiesto alla Regione Lazio – Direzione Regionale Lavoro - venerdì 28 ottobre scorso la cassa integrazione in deroga al 50% per tutti i 13 dipendenti a partire dal 1 novembre e fino al 31 dicembre 2016.
Con un colpo di mano degno di un regime il Segretario del sindacato dei giornalisti del Lazio ha pensato di arginare un potenziale secondo bilancio in rosso tagliando ciò che è più semplice tagliare, le retribuzioni dei 13 dipendenti, 13 famiglie che senza alcun preavviso, senza alcuna comunicazione si troveranno con risorse ridotte. Ma di contro 3500 Giornalisti iscritti si ritroveranno con un’assistenza dimezzata. Assistenza sanitaria, previdenziale, legale, sindacale, fiscale e formativa, quest’ultima con progetti calendarizzati già programmati e pianificati nei due mesi in cui anche questo settore dovrebbe essere ridimensionato senza possibilità di rotazione creando un ulteriore danno economico.
L’incapacità gestionale di taluni si è manifestata in una drammatica escalation di decisioni sbagliate tali da condurre ASR, dopo appena un anno del suo mandato, a chiudere per la prima volta un bilancio in negativo.
Ma all’incapacità gestionale purtroppo si è pericolosamente unita una sprezzante arroganza che ha portato segretario, vice segretario, presidente e membri di segreteria ad ignorare i nostri appelli affinché si valutassero con grande attenzione le decisioni assumende in virtù di gravi e conclamate criticità economiche. Quanto ai nostri appelli, essi sono stati stroncati con una serie di minacce e vessazioni quali indagini ed azioni punitive, ridefinizioni dei compiti all’interno della struttura e tagli economici a cominciare dalle retribuzioni più alte.
E’ altresì mancata in questo frangente la presenza fisica e quindi la funzione di controllo del Tesoriere, che non ha vigilato, come da Statuto, lasciando campo libero a tante e tali sconsiderate azioni che ci hanno causato un pericoloso progressivo aggravio di costi. Tesoriere che per comodità ed opportunità malgrado le reiterate e costanti assenze non è stato considerato dimissionario e quindi sostituito come previsto invece dall’art.24 dello Statuto di ASR.
Quando le paventate criticità sono emerse in modo eclatante, ed il canone di 94.250,79€ pagato per gli uffici della Torretta si è rivelato insostenibile, invece di cercare al di fuori empiriche soluzioni di non immediato risparmio quali un trasferimento di sede prospettate dal segretario e dal vice segretario, siamo stati ancora noi ad offrirgli la possibilità di un risparmio immediato della metà del sopracitato canone oltre l’energia elettrica, pulizia sede e finanche consumo del gas, rendendoci disponibili a restringere i nostri spazi su di un piano presentandogli un accurato progetto dimostrante la fattibilità dell’operazione. Progetto respinto frettolosamente dal Segretario poiché mancava di una sala riunioni capace di accogliere almeno 50 persone.
I nostri dirigenti ebbero contezza dell’improcrastinabilità di adottare manovre economiche correttive solo a seguito del budget previsionale formulato dal nostro commercialista allegato al bilancio consuntivo 2015 dove alla perdita prevista il segretario fece inserire nella voce di costo “oneri e rischi futuri” la somma di € 20.000,00 senza una reale giustificazione e senza fornire alcuna spiegazione in merito.
Soltanto il 26 ottobre il segretario, il vicesegretario ed il presidente decidono di incontrare informalmente i due delegati aziendali del settore poligrafico. Nell’incontro il Segretario li informa che ha già concordato con il direttore la trasformazione del suo contratto e la decurtazione della 14.ma mensilità al dipendente formatore-giornalista. Ai poligrafici viene di nuovo chiesta l’eliminazione dell’ormai trentennale liberalità percepita a dicembre già oggetto di parere legale ove si specifica che “tale erogazione non è né tangibile né modificabile pena la violazione dell’art.2103 c.c. stabilente il principio dell’irriducibilità della retribuzione”.
I delegati aziendali ribadiscono, per le ragioni sopra esposte, l’impossibilità di accettare tale misura, rendendosi però disponibili ad un sacrificio economico ben superiore a quello proposto senza dover ledere il principio dell’irriducibilità di cui sopra. La riunione finisce con la richiesta dei delegati di una convocazione ufficiale cui avrebbe dovuto partecipare anche la loro rappresentanza sindacale e/o un legale di fiducia. Il segretario anticipa verbalmente la sua disponibilità per il 7 o l’8 di novembre. Ad oggi nessuna comunicazione è avvenuta relativamente alla fissazione di una formale consultazione sindacale.
Il 27 ottobre uno dei ns delegati aziendali viene avvicinato dal legale cui il segretario ha dato mandato in questa vicenda, per sondare la disponibilità dei dipendenti poligrafici a procrastinare la corresponsione della liberalità di dicembre. Il delegato lo informa della necessità di condividere con tutti i colleghi tale proposta.
Il 28 ottobre 2016 alle ore 14,30 il segretario Lazzaro Pappagallo senza confrontarsi preventivamente con la sua segreteria (dalla quale non ha ricevuto alcun mandato in merito) e gli enti di categoria, invia in Regione richiesta di convocazione esame congiunto per CIG in deroga al 50% per n.13 lavoratori con decorrenza dal 1 novembre al 31 dicembre 2016 imputandola a “diminuzione quote associative, aumento costo del lavoro, incremento costi di gestione, diminuzione trasferimenti Enti di Categoria”, dimenticando tra l’altro che avendo in organico due giornaliste regolarmente iscritte al suo sindacato, avrebbe dovuto inserire tra i destinatari anche il loro sindacato di appartenenza.
Ci è stato in questo modo impedito di formulare la nostra proposta di contenimento costi, che avrebbe potuto portare ad una soluzione interna senza compromettere l’immagine di ASR.
Questo appello viene formulato dalla totalità dei dipendenti ASR, poligrafici, formatore-giornalista e direttore-giornalista malgrado il goffo e disperato tentativo dello stesso presidente Rocca di dividerli alimentando dissapori tra la componente poligrafica e quella giornalistica attribuendo ai primi apprezzamenti gravissimi riferiti alla figura del direttore.
Uniti nel comune intento di salvaguardare la nostra Associazione nell’immagine e nella funzione di garante della tutela sindacale e degli interessi morali e materiali dei giornalisti, restiamo al nostro posto di lavoro evitando di ricorrere al diritto sacrosanto di scioperare contro l’irrimediabile compromissione del rapporto fiduciario con la nostra dirigenza e l’ormai conclamata incompatibilità ambientale venutasi a creare.

I dipendenti poligrafici
Carla Angelini, Francesca Caratelli, Alessandra Coraggio, Cristina Filipponi, Donatella Gatta, Luciano Giaconi, Antonio Giannetti, Anna Mattei, Laura Pagotto, Antonella Pietrantoni, Giusy Scalia

La dipendente giornalista
Direttore Beatrice Curci

La dipendente giornalista – formatore
Tiziana Barrucci

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Stampa Romana, bilancio in rosso: i dipendenti storici non si toccano

Il bilancio 2015, approvato a larghissima maggioranza dal Direttivo di Stampa Romana, testimonia ancora una volta quanto il sindacato regionale stia navigando a vista, ma sull’orlo del baratro. L’unico voto contrario è stato quella della nostra componente: un’opposizione doverosa e volta a denunciare una situazione di grave criticità. Il bilancio infatti si chiude con una perdita superiore ai 37mila euro e con la relativa pericolosa riduzione del fondo di dotazione a soli 117mila euro. Come se non bastasse il budget 2016 evidenzia già una perdita di 65mila euro. Si tratta di una dinamica che, se non corretta immediatamente, condurrebbe all’azzeramento del patrimonio netto entro i prossimi due anni e quindi alla chiusura dell’Associazione.
Ma questa precaria situazione economico-finanziaria non può essere certo giustificata solo con la crisi del settore e la diminuzione dei trasferimenti da Inpgi e Casagit e queste ricadute sono le conseguenze – anche – di due disastrosi contratti di lavoro.
Per impedire che una delle principali associazioni regionali chiuda i battenti bisogna intervenire pesantemente sull’intero impianto economico, aggredendo le inefficienze, trovando nuove fonti di finanziamento e rivedendo il rapporto “incestuoso” con quelle che oggi rappresentano le due principali fonti di finanziamento delle associazioni regionali: Inpgi e Casagit.
Perché è evidente che è andato in tilt l’intero sistema delle rappresentanze. Anche in questo caso si evidenzia la deriva da “quartierino di immobiliaristi” che hanno preso i vertici dell’Inpgi, padrone di casa della sede di Stampa Romana: da un lato taglia i finanziamenti al sindacato dall’altro si rifiuta perfino di riportare il canone ai valori 2008 e continua ad imporre affitti – anche alle sedi istituzionali – ormai da tempo fuori mercato.
Certo è che la soluzione non può essere quella paventata dal segretario dell’Asr di scaricare sul personale dell’Associazione il peso di questa situazione. Soluzione che sarebbe ancora più paradossale, trattandosi di un sindacato. I dipendenti non si toccano, anche perché siamo convinti che sarebbe miope, oltre che immorale, far ricadere sul sacrificio dei lavoratori le scelte scellerate delle passate gestioni di Stampa Romana.
Ciò non significa che non ci debba essere una collettiva assunzione di responsabilità ed è anche per questo che, oltre a riconoscere al segretario Lazzaro Pappagallo una significativa opera di spending review, valutiamo positivamente la proposta di una cabina di regia condivisa, che si ponga come obiettivi un’approfondita analisi dei conti dell’Associazione e l’individuazione di un percorso per uscire da questa crisi. Ovviamente si tratta di una proposta tardiva, perché recepisce con due anni di ritardo la nostra richiesta congressuale di una maggiore collegialità nella scelta degli organismi di garanzia ma, come già ampiamente dimostrato in passato su questioni rilevanti come l’Inpgi, siamo pronti a collaborare nell’interesse del sindacato e dell’intera categoria.

È quanto dichiarano i consiglieri Fnsi Paolo Corsini, Federica Frangi e Pierangelo Maurizio, il consigliere dell’Associazione Stampa Romana, Francesco Latini e il vicepresidente dell’Associazione Stampa Romana, Omar Reda.