16/10/2016

Trento, incontro con Marina Macelloni: "Sul contributo di solidarietà
l'Inpgi è pronto a fronteggiare gli eventuali ricorsi"

Il contributo di solidarietà sulle pensioni è stato deciso prendendo a riferimento la sentenza della Corte costituzionale che consente misure urgenti in un quadro di “eccezionalità, temporaneità e gradualità”. In più sorreggono il provvedimento altre norme che regolano l’Inpgi. Il che mette al riparo dalle obbiezioni sulla legittimità della decisione presa


La delibera è stata presa dal consiglio di amministrazione con due voti contrari, ma col voto favorevole dei rappresentanti di Fnsi e Ministeri. Il che fa ben sperare sulla sua ratifica. La riforma previdenziale è certamente severa soprattutto per i giornalisti in attività che lavoreranno più a lungo avendo poi pensioni più basse: anche per questo tutti sono stati chiamati a contribuire per la loro parte a mettere al sicuro i conti dell’Inpgi.
Questo in sintesi è quanto la presidente dell’Inpgi Marina Macelloni ha affermato nei giorni scorsi a Trento in un incontro tra giornalisti promosso dal sindacato regionale.
L’intervento della presidente ha ovviamente trattato a lungo il contenuto della riforma soprattutto per la parte riferita ai giornalisti in attività per i quali i mutamenti sono molti e “severi”. La severità, ha spiegato, è legata alla gravità della crisi così come anche certificato dai Ministeri.
Interpellata in proposito non si è sottratta al tema delle pensioni e delle polemiche in atto.
In merito alle ipotesi di ricorsi avverso il prelievo di solidarietà, ha affermato che la delibera del consiglio di amministrazione è “ben motivata” e che l’Inpgi è “pronto” a fronteggiare gli eventuali ricorsi. Circa la raccolta di firme in calce ad una petizione diretta ai Ministeri ha commentato che le firme raccolte, non tutte di pensionati, sono circa 800 a fronte del fatto che i pensionati Inpgi sono 9310.
Circa la tenuta del patrimonio dell’istituto, la presidente Macelloni ha ricordato che attualmente ammonta a 2,2 miliardi sommando beni mobili ed immobili. L’andamento è tale che si calcola che fino al 2039 vi sarà una sua erosione, ma non azzeramento. Dopo quella data vi sarà la risalita in forza dei provvedimenti presi nella riforma previdenziale.
E’ evidente che il tutto è legato al superamento dell’attuale crisi dell’editoria e dell’ingresso nell’Inpgi delle nuove figure dell’ “informazione allargata”. A tal proposito ha citato una recente sentenza di primo grado favorevole all’Inpgi e riferita al lavoro giornalistico nei blog.
Lo “spacchettamento” della riforma, ossia l’approvazione di due provvedimenti, uno per la riforma generale e l’altro per il prelievo sulle pensioni, è stato definito dalla presidente “una scelta tattica” per avere dai ministeri valutazioni separate.
In merito alle ipotesi di “passaggio all’Inps” ha affermato che non pare una soluzione “sensata”, mentre la spinta deve essere quella del mantenimento dell’Inpgi con le sue previdenze comunque migliori dell’Inps. Certo è, ha concluso, che la trasformazione della categoria è profonda ed ha questo proposito ha citato due cifre: 62.000 Euro lordi all’anno rappresentano la media retributiva dei giornalisti in attività, mentre 65.000 Euro lordi all’anno è la media delle pensioni dei giornalisti.