05/10/2016

De Vito: "A Torino, sul prelievo la Macelloni farfuglia e non risponde"

Fra Milano e Torino un'ora di treno. La Presidente dell'Inpgi, Marina Macelloni, ha aderito all'invito della Subalpina e ha preso quel treno, pomeriggio del 3 ottobre. Prima uscita pubblica. Accolta da una folla di giornalisti al Circolo della Stampa. Pochi i cosiddetti attivi, i giovani che sembrano non preoccuparsi molto del loro futuro e delle loro future pensioni, lontane lontane e ridotte di molto e magari insufficienti a reggere una serena vecchiaia. Non ci pensano, non conoscono le regole e l'Inpgi, non se ne preoccupano. L'assemblea torinese è la fotografia dello stato di salute della categoria che alla riforma lacrime e sangue dell'Inpgi sembra non interessarsi, convinta che al peggio non c'è rimedio


I garantiti chiusi nei loro fortilizi sempre piu' insicuri e in balia delle concentrazioni, i giovani precari semplicemente assenti e refrattari a confrontarsi con la dura realtà. In questo mondo mutevole ad horas di cui i giornalisti ovviamente fanno parte, sembra che soltanto i pensionati siano "attivi" e presenti. Piu' di metà sala riempita a Torino dalle penne grigie, ma per un unico motivo. Per vedere dal vivo la gentile Macelloni e sentire dalla sua viva voce la giustificazione dell'ipotesi di prelievo forzoso, pardon del contributo di solidarietà seconda edizione dopo la bocciatura del precedente, lo scorso febbraio. Davvero, solo a febbraio 2016? E a settembre, addì 28 del mese, lo ripropongono un po' accorciato, solo tre anni (!) ma con più denari da cacciare, o, meglio, da lasciare a Roma? Ce la faranno i nostri eroi a superare l'incongruenza della ripetizione dell'errore rilevato da ministeri e sentenze di Cassazione? Perseverare non è ritenuto diabolico? Le penne grigie presenti e parlanti e interroganti e molto incazzate (anche quelle silenziose) volevano vedere come si giustificava la "capa" dell'Inpgi, che cosa aveva da spiegare, alla platea torinese. Sul complesso della riforma, ovvio. E tutti d'accordo sul succo del problema, " la riforma cattiva (copyright Macelloni) era necessaria", si doveva fare, e speriamo che basti per tenere a galla la barca.
Marina Macelloni ha spiegato, punto per punto: siamo obbligati a salire per l'età della vecchiaia, 66 anni e 7 mesi, a regime per tutti, uomini e donne. Sull'anzianità, la manterremo col limite di 62 anni e 40 di contributi. Ma perché non abolirla? Ci penseranno i ministeri, ha chiosato a Roma il sindaco Franz. Intanto spariranno quelle con le decurtazioni in uscita. E partirà un tavolo con sindacati e governo, per riordinare il sistema delle uscite dal lavoro, turnover eccetera. La sicurezza del sistema è - ha detto la presidente - affidata al calcolo delle future pensioni, contributivo dal 2017. E poi - ha aggiunto - abbiamo tenuto in vita le salvaguardie, sia pur limitate, tutelando i colleghi (il sistema generale non le fa le salvaguardie!). Spiegazione dettagliata sulle misure di welfare allargato, mantenute in vita (ma con limite di reddito abbassato a 38 mila euro), le reversibilita' piu' favorevoli di quelle dell'Inps, ecc, ecc.
Dulcis in fundo, il contributo di solidarietà sulle pensioni, riproposto con delibera a parte, con lo stesso criterio dell'anno scorso. Funzionale alla riforma, sostiene e dice la presidente. "I ministeri decideranno se approvare o no. È' stata fatta secondo la sentenza della Corte Costituzionale, limitata a tre anni, il ricavato sarà ricollocato nel sistema previdenziale". Sui tre anni qualcuno dalla platea ha interrotto: "Non ci crediamo che sarà solo per tre anni". Macelloni: "La delibera che ho firmato dice tre anni, io ci credo, ci devo credere".
La discussione che ne è seguita , le domande alla presidente,  hanno reso evidente la preoccupazione per il futuro (le donne, i giovani) dei giornali e TV e web, e dei giornalisti. Con l'assoluta contrarietà dei pensionati all'obolo forzoso e di solidarietà, riproposto ai ministeri, dimenticando la solidarietà reale e concreta delle penne grigie negli ultimi quattro anni, 30 milioni fra mancata perequazione e solidarietà dei pensionati over 91 mila euro (alla fine di  quest'anno, quando scadrà  la legge Letta, saranno 36 milioni, non bruscolini).  È apparso come una nota stonata  il richiamo della presidente alla sentenza della Corte Costituzionale, che ha detto sì al contributo sulle pensioni alte, ma soltanto a quelle, imposte da una legge, e comunque in scadenza a fine 2016. Che c'azzecca, direbbe qualcuno, con quello che ci chiedete di nuovo adesso, peraltro - ripetiamo - già bocciato a febbraio ?
È quello che personalmente ho ribadito - dopo averlo fatto nella consueta assemblea mensile del Gruppo pensionati della Subalpina, nella sala a fianco, due ore prima, dove lo ripeto dal giugno 2015, ma qualcuno fa finta di non ricordarlo - quanto già detto a Roma al consiglio nazionale dell' Unione : cara Marina, siccome ci vorrebbe una legge che non è possibile sostituire con una delibera dell'Inpgi, questo prelievo non si può  fare. La situazione dell'Istituto e' grave, ma non saranno (sarebbero) i diciannove milioni in tre anni dei pensionati, per ora solo ipotizzati, a salvarlo. Sai anche tu che senza il lavoro, senza nuova occupazione e senza nuovi massicci (!)  contributi all'Inpgi, non se ne esce. Cerrato ha detto all'assemblea torinese che ci vorrebbe un piano Marshall. Altroché! Ce ne vorrebbero di piani, alti e bassi, con un sindacato all'altezza ed editori responsabili e non soltanto acchiappa soldi,  per sostenere il sistema dell'informazione. E ci vorrebbe il nuovo contratto, chissà quando con questi chiari di luna. Ma quella cosa lì' che avete ipotizzato all'Inpgi con delibera a parte, se non si può fare , semplicemente non si può. Perché l'avete riproposta?  Per far meglio digerire la riforma lacrime e sangue ai colleghi in attività?  Sa di foglia di fico, di aggiustamento in corsa, di riempitivo per malintesa completezza di intervento. Ho parlato per ultimo nel dibattito, ed ho ripetuto queste  ovvieta' , al Circolo della Stampa di Torino, il 3 di ottobre.  Poi, la presidente ha risposto a tutti, sulla Sopaf, sulla causa contro Vespa, sulla delibera che - lei ha detto - non è' secretata,  semplicemente non esiste ancora..., boh! , sulle speranze di futuro per l'Inpgi. Ribadendo la necessità e urgenza della riforma. Cose decise e ben ricordate nella sede torinese, nell'austero Palazzo Ceriana Mayneri. Promossa sulla riforma, gentile Macelloni. E speriamo che per i ministeri basti (ahi i prepensionamenti! ahi le pensioni di anzianità che restano in piedi!). Ma sulla presunta solidarietà dei pensionati, non ci siamo. È ancora NO. Del resto la presidente su questo e' stata oltre che poco convincente, molto vaga. Ha farfugliato che si', "l'abbiamo riproposta, tutti devono fare la propria parte".  Ma sembrava non crederci neppure lei, non ha difeso con argomentazioni questa riproposizione, nulla sulla legittimità, nulla sulle sentenze della Cassazione, nulla di nulla se non l'idea di "riprovarci" con i ministeri del lavoro e dell'economia , per fare cassa e per completezza di intervento. Hai visto mai - ha lasciato intendere la brava Marina - che stavolta ci dicono di sì? "Vedremo, sono i ministeri la nostra Cassazione". Mi rimane una domanda: ma l'avete fatto per dividere ancora di più la categoria? Da Torino la risposta è venuta, un bel "no" alle divisioni e a una certa arroganza di chi decide al di sopra della legge, confidando nello stellone ministeriale. Grazie, comunque,  a Marina Macelloni per aver accettato il confronto. Ma dal confronto (tardivo) dovrebbe aver capito che i pensionati non vanno presi in giro. Ne' nel 2015, ne' nel 2016. L'imposizione non è solidarieta'. Non è solidarieta', così. I pensionati non ci stanno e respingono al mittente l'ipotesi del prelievo. Non continuiamo a farci  del male. Ce ne sono già tanti, troppi, di tafazzisti , nel nostro  bene amato Paese in accelerato declino.

Antonio De Vito
Presidente Ungp Piemonte