28/09/2016

Sintesi della relazione del presidente Bossa al Cn del 27 settembre:
"L’Ungp chiede di riconsiderare le motivazioni del contributo di solidarietà"

Il presidente Unpg Guido BossaLa mia reazione di oggi sarà essenzialmente una cronistoria di quanto accaduto dai nostri precedenti incontri del 23-24 giugno scorso fino praticamente all’ultimo fine settimana. Come ricorderete, alla riunione del Comitato esecutivo del 23 giugno il Vicepresidente Vicario dell’Inpgi Gulletta comunicò che “nel ventaglio delle ipotesi formulate anche in seguito agli studi attuariali forniti dai tecnici interpellati”, non erano previsti “in atto” interventi sulle pensioni in essere. Il giorno successivo, questa comunicazione, riprodotta in un documento dell’Esecutivo approvato all’unanimità con una astensione, fu presentata al Consiglio nazionale che a sua volta l’approvò con una astensione


Dalla fine di giugno ad oggi sono trascorsi tre mesi, nei quali certamente la situazione finanziaria dell’Istituto, già grave allora, non può tuttavia essere peggiorata più di tanto. Che cosa dunque è successo di nuovo? Di certo, sappiamo solo quel che ci ha detto l’Inpgi nella proposta di interventi tesi ad assicurare la sostenibilità della gestione previdenziale presentata alle parti sociali il 14 settembre e poi modificata il 22 settembre, nella quale, cito l’ultima versione, è formulata l’ipotesi di un contributo di solidarietà sui trattamenti pensionistici diretti e superstiti per fasce di importo e percentuali crescenti, a partire da un reddito da sola pensione Inpgi di 38.000 Euro. Le classi di importo, le percentuali crescenti di prelievo e l’entità lorda e netta dei prelievi sono riportate nelle tabelle allegate al documento dell’Inpgi.
Nel colloquio che ho avuto all’Inpgi il 9 settembre mi era stato spiegato che la richiesta di coinvolgere anche i pensionati nella necessaria azione di risanamento del bilancio Inpgi era stata insistentemente avanzata dai rappresentanti dei ministeri nel CdA e, da quel che ho capito, anche dai dirigenti dei ministeri, con i quali, come è nomale, i colloqui sono stati intensi. Giuseppe Gulletta ce lo potrà confermare.
Da parte mia, visto il precedente dello scorso anno, ho espresso l’auspicio che tale volontà ministeriale fosse portata a conoscenza di tutti gli interessati, e in tal senso ho avuto una qualche forma di assicurazione, naturalmente nei termini che i miei interlocutori potevano esprimere. Così come mi è stato detto che non ci si aspettava un dissenso da parte del Collegio sindacale. Come sapete, il Collegio si esprime, appunto collegialmente, sulle delibere, in genere per bocca del suo presidente.
Ora, la mancata manifestazione della volontà ministeriale, alla vigilia della riunione del CdA, mi fa temere che ci potrebbero essere sorprese al momento della votazione, così come ce ne furono l’anno scorso, anche se è vero che l’intera composizione delle rappresentanze ministeriali negli organi di amministrazione e di controllo è cambiata il che potrebbe far pensare ad un mutamento di linea politica. Ma è da verificare.
Per quanto riguarda la motivazione dell’ipotetico contributo di solidarietà, nella bozza presentata ci si limita a dire che esso è “ispirato al principio di eccezionalità, temporaneità e ragionevolezza”, ed avrà durata triennale (l’anno sorso si parlava di un prelievo per un quinquiennio).
Come sapete, dalla prima alla seconda bozza, il limite di reddito al di sopra del quale si effettua il prelievo è stato abbassato da 57.000 a 38.000 Euro, che è la media delle retribuzioni del redattore ordinario: un parametro che ritorna anche nel calcolo dei limiti di reddito per accedere ad alcune prestazioni previdenziali.
Spacchetamento Nell’intervento che ho fato alla riunione della Fnsi nella quale è stata presentata la prima bozza della riforma, mi sono espresso contro l’ipotesi, che mi era stata anticipata, di uno “spacchettamento” della delibera da presentare al CdA, in due (ora sento parlare di tre) documenti dei quali uno contenente la sola “ipotesi” relativa al contributo di solidarietà. Ricorderete che l’anno scorso, di fronte ad una delibera onnicomprensiva, ci fu una spaccatura del CdA; si capisce dunque che lo “spacchettamento” oggi dovrebbe consentire l’approvazione all’unanimità di una parte della riforma, e il passaggio a maggioranza della sola parte relativa al prelievo. Ho detto e qui ripeto che a me sembra una decisione ingiustificata, che desta allarme fra di noi pensionati, perché per la prima volta in un atto formale, normativo, dell’Inpgi si distingue nella votazione di una riforma importante la parte relativa ai giornalisti in attività, da quella che riguarda i pensionati, attuando una discriminazione che a me sembra inaccettabile e pericolosa perché discrimina una categoria che è destinata a crescere numericamente nella popolazione omplessiva dell’Istituto, e non accetta di essere considerata un gruppo a parte, quasi una serie B dell’Inpgi.
Questa è una delle ragioni per la quale chiederò, nella mozione che fra poco vi presenterò, un ripensamento sulla questione ed un proseguimento della consultazione delle parti, che a me sembra necessaria per sgomberare il campo da equivoci e polemiche e per raggiungere il più ampio consenso su una questione della massima importanza.
L’altra ragione è quella cui pure ho accennato, delle motivazioni che sono alla base dell’ipotesi di prelievo. Come sapete, io personalmente sono del parere che, di fronte alla crisi dell’Istituto, dovuta prevalentemente alla crisi del settore editoriale, e di fronte alla prospettiva di un aggravamento del bilancio, nessuno di noi, attivi e pensionati debba sottrarsi al dovere di una partecipazione ai sacrifici necessari per la salvaguardia dell’Inpgi e la messa in sicurezza dei conti, onde garantire la continuità delle prestazioni, di cui siamo i principali beneficiari. Però non posso non valutare con preoccupazione la spaccatura della categoria sul tema del contributo di solidarietà, evidenziata anche in dichiarazioni pubbliche di componenti del CdA e del collegio sindacale che, rafforzata da un voto divisivo, indebolirebbe l’impianto della riforma vanificandone in parte l’efficacia e potrebbe dar vita ad un pesante contenzioso.
Rilevo l’insufficienza delle motivazioni sul piano normativo e giurisprudenziale, riassunte in un breve inciso e rivelatesi finora, a quanto pare, insufficienti a superare le contestazioni formulate da molti colleghi, non solo pensionati. Credo che il precedente, risalente a pochi mesi fa, della valutazione critica dei Ministeri sul contributo di solidarietà previsto dalla manovra dello scorso anno, avrebbe dovuto suggerire una giustificazione più articolata e convincente delle ragioni che legittimano, anche alla luce della più recente giurisprudenza,  la riproposizione, sia pure in termini diversi (ma non per questo meno onerosi), del prelievo sulle pensioni.
La mia richiesta di utilizzo dei risparmi  nell’ambito previdenziale e stata accolta ma èparzialmente vanificata con l’estensione del prelievo ai redditi al di sopra dei 38.000 Euro.
Per questi motivi propongo un documento che esprime il disagio dell’Unione pensionati di fronte alla decisione di un intervento, finalizzato allo scopo pur condivisibile di assicurare la gestione previdenziale, ma attuato in una modalità che discrimina le posizioni fra categorie di iscritti creando un pericoloso precedente. Sono consapevole, e su questo vorrei richiamare l’attenzione di tutti, che in questa fase il nostro interlocutore è la Giunta della Fnsi, chiamata a dare all’Istituto un parere sulla manovra n quanto parte sociale interpellata in base alla normativa vigente; e per questo sollecito la Giunta a dar seguito alla raccomandazione formulata dalla maggioranza dell’Assemblea dei CdR riunita a Roma il 21 settembre 2016, e già accolta come tale, che chiede di differire  l’approvazione dell’ipotesi di intervento sulle prestazioni per consentire un più ampio dibattito nella categoria in tutte le sue componenti, e per quanto riguarda in particolare il contributo di solidarietà sulle pensioni, una più completa motivazione delle basi giuridiche che ne sostengono la legittimità.

Guido Bossa
Presidente Ungp