02/01/2012
Comincia un anno in salita per l'editoria e l'informazione: taglio ai contributi
per le testate, minacce all'autonomia dell'Inpgi, con le elezioni alle porte
A chi tocca riprendere il dialogo?
Il nuovo anno comincia in salita per l'editoria giornalistica e ancor più per i professionisti dell'informazione, colpiti nei risparmi e nei consumi come tutti gli italiani, ma fatti oggetto, più di altri, di una particolare "attenzione" da parte del governo, e sopratutto di alcuni ministri, che non promette nulla di buono per l'immediato futuro
Il decreto "salva-Italia" ormai lo conosciamo bene. Per noi vuol dire che l'Italia si salva anche grazie ai sacrifici che ci sono stati imposti e alle scadenze che incombono come una mannaia sul nostro futuro. I colleghi di "Liberazione" ne sanno qualcosa già da due giorni, avendo dovuto rinunciare all'edizione cartacea del loro quotidiano, colpito già da tempo dal taglio del finanziamento pubblico. A rischio, nel loro caso, ci sono una cinquantina di posti di lavoro fra giornalisti (direttore compreso) e impiegati; ma la stessa sorte rischiano già dai prossimi giorni i colleghi dei quotidiani di Piacenza, Bari e Cremona, minacciati dai tagli lineari già decisi e operanti con una immediatezza che costituisce una non desiderata eredità del precedente governo.
La logica adottata dall'articolo 29 comma 3 del "salva-Italia" è spietata: non guarda in faccia a nessuno, non distingue assolutamente fra giornali veri, che garantiscono pluralismo dell'informazione, rispetto dei contratti, buona occupazione, e quindi meritano un sostegno pubblico, e specchietti per le allodole o, peggio, attività di copertura al limite dell'illecito. Da subito si taglia a tutti; poi, forse, si vedrà.
Così non va bene, e lo abbiamo detto in tutti i modi e in tutte le sedi. In attesa che qualcuno presti ascolto sul serio, al di là della formale cortesia. Nei suoi ultimi interventi prima della fine del 2011 il presidente del Consiglio ha manifestato rispetto per l'informazione. Va bene, ma ora a chi spetta la prima mossa? Noi non abbiamo dubbi: a chi finora non ha dato prova di attenzione. Ricordiamo tutti l'infelice esordio del ministro Fornero il 19 dicembre scorso al convegno della Fnsi, con quel suo ingiustificato attacco ai presunti "privilegi" dei giornalisti, dovuti ad una indimostrata benevolenza del potere politico verso di noi. Da allora, a quanto ne sappiamo, il dialogo si è interrotto, e non certo per colpa nostra, visto che è stato il ministro a disertare la conferenza stampa prevista nella stessa giornata.
Ma intanto sappiamo che il conto alla rovescia sulle nostre pensioni è già cominciato: se l'Inpgi non riuscirà a certificare entro il 30 giugno di quest'anno l'equilibrio tra entrate contributive e spese per prestazioni "secondo bilanci tecnici riferiti ad un arco temporale di cinquanta anni" (articolo 24 comma 24 della manovra), e se i ministeri vigilanti non approveranno le relative delibere dell'Istituto, il contributo di solidarietà sulle nostre pensioni, per un biennio e a partire dal 1° gennaio 2012, scatterà immediatamente.
Sarà il primo impegnativo appuntamento per i nuovi organi statutari dell'Inpgi, in attesa di rinnovo. Occhio alle candidature! Ne riparleremo.
E intanto, che fare? La legge è già in vigore, e dunque? Ricordiamo che il primo approccio del nuovo ministro del Lavoro con i sindacati confederali non fu meno ruvido; poi Monti ha preso l'iniziativa di tentare una ricucitura, il Presidente Napolitano ha trovato le parole più giuste nel suo messaggio di fine d'anno, e infine si è arrivati alla convocazione per il 9 gennaio a palazzo Chigi. E per noi? Diciamo che con noi giornalisti finora non si è andati oltre un agrodolce scambio di battute col Presidente dell'Ordine alla conferenza stampa del 29 dicembre. Ancora un po' poco. Speriamo che la seconda sia buona, come si dice, visto che la prima non lo è stata affatto.
Guido Bossa