23/05/2016
Consiglio Nazionale del 18 maggio 2016
Stefania Giacomini; "Alla nuova presidenza Inpgi l'augurio di un cambio di rotta e la richiesta di un maggior ruolo dell'Ungp negli enti previdenziali e sindacali"
"Prima di tutto desidero congratularmi con la neo presidente dell'Inpgi Marina Macelloni : sono sicura che l'approccio pragmatico e concreto che di solito caratterizza le donne in ruoli importanti faccia si che ci sia un cambio di rotta anche in seno all'Inpgi e in particolare mi riferisco alla riforma che dopo il giudizio ministeriale dovrà essere rivista". Lo ha detto la vicepresidente Stefania Giacomini, aprendo il proprio intervento nel recente Consiglio nazionale dell'Ungp
Il problema è più ampio: si tratta di salvaguardare il ruolo della nostra professione, salvare i posti di lavoro e impiegare nuove forze. E il nuovo contratto sarà molto duro da discutere e da far approvare .Intanto dalla Fieg è uscito anche il gruppo Caltagirone. Uscita inquietante: è necessario, pertanto, ampliare il numero degli iscritti all'Inpgi. Sono molti gli uffici stampa e addetti alla comunicazione di società ed enti pubblici, infatti, che ancor non sono sotto contratto giornalistico o, se lo sono, non sono iscritti al nostro ente previdenziale.
Sono convinta che si può ancora salvare l’Inpgi: garantendo l’autonomia e il futuro dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani (contro le ipotesi e le pressioni per farlo confluire nell’Inps) si garantiscono le prestazioni previdenziali e assistenziali e si difende l’indipendenza e della libertà dell’informazione.
Le mie proposte sono ispirate ai sei punti approvati all'unanimità dal direttivo di Stampa Romana il 14 dicembre scorso nonche' le proposte de il manifesto dei pensionati di Giornalisti Italiani Uniti e della lista Corsara con l' ottica precisa : quella di salvaguardare i diritti acquisiti da noi giornalisti pensionati (diritti previsti dalla Costituzione ) e il valore dell'esperienza acquisita che non deve essere azzerata . (Il prelievo fiscale sulle pensioni nel nostro paese è tra i piu alti ,considerato un reddito 'salvadanaio' dal quale il Governo attinge nei momenti di crisi ;a cio'si aggiungono la mancata perequazione, addizionali regionali e comunali: ulteriori tassazioni 'silenziose').
Obiettivo che non deve alimentare la guerra generazionale che infuria da un pò di tempo: i giovani e i colleghi attivi restano il nostro pilastro ma le battaglie di noi pensionati sono una 'garanzia' per il loro futuro affinchè non si smantellino i diritti acquisiti e che giova anche ai futuri pensionati .E da parte di quest'ultimi c'è la volonta di aiutare i giovani e i colleghi in difficoltà ma bisogna rimodulare la decisione dell'Inpgi sul contributo di solidarietà che ad oggi è stata formulata in maniera impositiva.
Giornaliste esodate. Un punto importante è la situazione di decine, forse centinaia, in tutta Italia, le giornaliste esodate create dal Cda dell’Inpgi con la riforma approvata il 27 luglio e ora al vaglio dei ministeri vigilanti.
Queste colleghe coinvolte negli stati di crisi precedenti alla delibera del cda. colleghe che hanno vissuto mesi in cassa integrazione ,colleghe che hanno concordato uscite incentivate nell’ambito di accordi sindacali non sono comprese nelle clausole di salvaguardia previste per gli altri.
Nella delibera finale, approvata il 27 luglio dal Cda dell’Inpgi, si sono definite deroghe con modalità e regole differenti. Ma sulle giornaliste è stato fatto un pasticcio.Le giornaliste potranno infatti continuare ad accedere alla pensione di vecchiaia decurtata con 60 anni di età e 20 minimo di contributi, ma ad una condizione: che abbiano continuato a versare i contributi volontariamente dopo aver lasciato il lavoro. Le altre, no.
Un paletto che crea di fatto una condizione discriminatoria e soprattutto assurda. Perché è del tutto evidente che, nella gran parte dei casi, ha proseguito con i contributi volontari chi non aveva ancora i 20 anni di Inpgi. Mentre chi ne aveva già 20 e più non aveva alcun interesse a continuare a pagare, in una situazione peraltro di mancanza di reddito . Succederà ,dunque, che potranno andare in pensione a 60 anni fino al 2021 colleghe che hanno solo 20 anni di contributi, mentre chi ne ha 25 o 30 dovrà attendere i 66 anni di età.
Per rimediare - ha anche confermato la presidente dell'Inpgi - si dovrà modificare la clausola di salvaguardia che cosi com'è non è stata approvata dal Ministero del Lavoro e introdurre la possibilità di accedere alla pensione anche alle giornaliste che hanno perso o lasciato il lavoro per stati di crisi anche se non hanno proseguito con la contribuzione volontaria.
Altro punto: l'ex Fissa. Il fondo dell’ex fissa (quello sì) era sull’orlo di un crac da centinaia di milioni (il fondo non è alimentato da soldi Inpgi ma dai contributi a carico degli editori). L’accordo dopo l’ultimo aggiornamento contrattuale ha previsto un prestito Inpgi alla Fieg con una revisione del sistema ex fissa per tutti, con un tetto massimo uguale per tutti e il pagamento rateizzato (iniziato nel 2015) agli oltre 1200 colleghi in lista di attesa. L’Inpgi per la ex fissa svolge il solo ruolo tecnico di pagatore.ma con la riforma è stata cancellata.
Pensioni dignitose nella gestione separata. La gestione separata è l’unica che sta, per definizione, in equilibrio nel rapporto tra entrate e uscite, in virtù del sistema contributivo pro-rata, cioè tutto quello che si è versato viene restituito alla fine della vita lavorativa, aumentato del 4 per cento in base all’aspettativa di vita. Si pone tuttavia il problema di molti colleghi che non raggiungeranno mai un livello adeguato per la pensione, visto l’ammontare medio dei versamenti. Una recente sentenza del Consiglio di Stato apre la possibilità di aumentare la percentuale di rivalutazione per le pensioni delle gestioni separate che utilizzano un sistema contributivo pro-rata. Si tratta di decidere per garantire ai colleghi lavoratori autonomi una pensione dignitosa e adeguata agli sforzi e sacrifici compiuti durante la vita lavorativa. "cosi com'è - ha dichiarato Marina Macelloni -è insufficiente, l'INPGI deve intervenire".
Co.co.co nella gestione principale dell’Inpgi. Non si tratta di un artificio meramente contabile ma di un’operazione di giustizia. Molti di questi colleghi infatti lavorano come art.1 e vengono pagati molto meno.
Riformare gli organismi e i compensi dei consiglieri. L’impegno negli organismi di categoria è un servizio e dunque è importante dimotrare con i fatti il tanto sognato ìcambio di rotta. La spending review è un processo giè iniziato in seno all'INPGI come confermato dalla stessa presidente dell'INPGI Macelloni .Si è effettuato un taglio ,infatti,de 30 per cento di sul compenso del presidente INPGI e del 25 per cento su quello dei consiglieri,come ha affermato la stessa presidente al Consiglio del 18 maggio 2016.
Per salvaguardare la sopravvivenza dell'INPGI e soprattutto la nostra professione bisogna .infine, procedere insieme ,giovani colleghi e pensionati e ,soprattutto, sollecito come vicepresidente dell'UNGP e in nome di molti colleghi, un ruolo propositivo in seno all'INPGI e ad altri interlocutori di categoria. Tutti insieme possiamo conseguire risultati positivi.