06/03/2016

Bozza di proposta dei pensionati per il nuovo Consiglio Generale Inpgi
Contributo per le assemblee dei gruppi regionali

CASA DI VETRO – Da maggio è in vigore all’Inpgi un codice etico, finora ignorato, per garantire la massima trasparenza e pubblicità degli atti amministrativi e non solo dei bilanci. Più che mai necessaria oggi la consapevolezza di tutti i colleghi sull’effettivo stato di salute dell’ente. Tanti gli interrogativi. Perché si sostiene che i conti siano sotto controllo, quando i ministeri vigilanti sono di parere contrario e sollecitano un giro di vite sul nostro sistema previdenziale? Perché tante ambiguità sul valore del patrimonio immobiliare? Perché l’Inpgi non si è costituita parte civile sul caso Sopaf e sul rinvio a giudizio del presidente Camporese? Perché tanta ostinazione sul prelievo forzoso delle pensioni, quando era  da considerarsi scontata la bocciatura? Perché si tace sui 20 milioni incassati in 4 anni dalla mancata perequazione? Per cambiare registro, sarebbero opportune periodiche assemblee informative/consultive presso le associazioni stampa, conferenze-stampa, news letter non horgan house


Da cronisti ficcanaso siamo andati a spulciare nei bilanci e dintorni per cominciare a tirar fuori qualche indizio.
SPESE VIVE - ammortizzatori sociali 2015 (disoccupazione, cassa integrazione e contratti solidarietà) per 6.384 giornalisti (168% in più dal 2010) ; pensionati 8700 (comprese reversibilità) a carico di meno di 2 colleghi in attività (1,9 – 15.734 nel 2014) – 110.100 milioni l’ultimo sbilancio fra contribuzioni e pensioni - 500 milioni il costo della crisi: 400 per ammortizzatori sociali, 100 di mancati contributi per 826 prepensionamenti – 850 assunzioni con sgravi fiscali (e dopo? ndr) contro un totale di 3.000 posti di lavoro persi e 1.000 pensioni e prepensioni in più – scoperte 63 posizioni abusive contro elusioni contributive per un numero senza fondo (ndr) – spending review compensi giornalisti in cda tagliati del 10% .
COSTI GESTIONE (2014)– 16.185.000 costi struttura con 206 dipendenti (190 nel 2010). Il presidente Camporese prende 255.728 euro salvo ulteriori compensi accessori (103.971,36 il presidente dell’Inps). L’attuale direttore generale raggiunge i 208.905, sette su otto dirigenti hanno retribuzioni superiori ai 100mila euro fino a un massimo di 150mila euro.  Costi per organi statutari (cda 17 + 9 inpgi2 – 7 sindaci – 60 consiglieri generali) 1.576.500 – costi per servizi associazioni stampa regionali 2.550.000 – costi per beni e servizi 2.550.000 – spese per votazioni 347.641 (2012) con invio di 51.431 raccomandate e 2.000 pec 
SOLIDARIETA’ – La solidarietà si invoca non si impone sfidando le leggi, mettendo le une contro le altre generazioni di giornalisti, riformando senza riformare, e condannandoci inermi al commissariamento e all’Inps. La solidarietà si chiede non mettendo i pensionati di fronte al fatto compiuto, bensì attraverso una consultazione capillare e personalizzata oggi facilitata dal digitale. Ci devono, comunque, spiegare l’opportunità del prelievo forzoso quando si introitano 5 milioni l’anno di mancata perequazione (contro i 3 previsti di tagli per gli assegni sotto i 91mila euro annui e gli altri 3 per quelli sopra ricavati in base alla legge). Viceversa, attizzare sul fuoco dello scontro generazionale porta acqua al mulino dello sfascio sociale e al disegno degli editori di eliminare il meglio della professione giornalistica non solo per ridurre a zero o quasi i costi ma per allevare una generazione di passacarte al soldo dei potenti. L’Inpgi è nato, cresciuto e consolidato per essere l’assicurazione della vecchiaia dei giornalisti  e non ente  tosatore al primo inciampo con l’illusione di colmare i buchi di bilancio, ma riportando l’unico risultato di introdurre un pericoloso precedente.
I MISTERI SUL PATRIMONIO IMMOBILIARE – Per tirare avanti l’Inpgi è stato costretto a coinvolgere la riserva aurea, il patrimonio immobiliare, attraverso un cosiddetto piano di “ricollocazione strategica” a un Fondo chiuso fatto in casa destinato a rimanere in casa, battezzato “Giovanni Amendola”. Troppa la riservatezza d’ufficio su un’operazione dai contorni indistinti. Fra i tanti interrogativi più angosciosi: è vero o non è vero che  per fare cassa si sono rivalutati gli edifici a un valore  di mercato che non sta né in cielo né in terra? E’ vero che le locazioni rincarate sono state disertate e il numero delle case sfitte è cresciuto in forma esponenziale? Che succederà quando,  anche in base al piano di dismissioni previsto dalla legge, gli appartamenti sopravalutati saranno immessi in un mercato dai prezzi ribassati?
CURA DIMAGRANTE - Da anni viene invocata una riforma statutaria che semplifichi organismi pletorici (ad esempio tagliare del tutto o all’osso il consiglio generale) e riduca la spesa (via i compensi, solo gettoni di presenza per i cda e solo rimborsi spese per gli altri). Come per il nostro Fondo pensione complementare, basterebbe mettere in piedi solo un cda  purchè rappresentato in base a precisi requisiti di professionalità, quali, fra l’altro, in attività di amministrazione di controllo e di carattere direttivo presso enti o imprese del settore previdenziale, bancario, finanziario e assicurativo. Il consiglio generale di 62 componenti potrebbe essere sostituito dalla consulta dei fiduciari regionali.
INPGI BANCOMAT  - Come salvare l’Inpgi oggi trattato come un bancomat .  Non certo riproponendo riformicchie che non stanno in piedi. Sarebbe ora che il sindacato, motore e non rimorchio dell’Inpgi, smettesse di trattare il nostro istituto previdenziale come il bancomat di spregiudicati editori, si armasse di fronte al rischio Inps, convincendosi che  non assicuriamo il nostro futuro raschiando il fondo del barile sulla pelle dei colleghi.
1) i sacrifici di qualsiasi genere sono vani vuoti rituali senza  un rilancio dell’occupazione, senza un ampliamento del perimetro del contratto e della base contributiva previdenziale, senza inchiodare gli editori e noi stessi alla responsabilità della paralisi imprenditoriale. 
2) radicale riforma della legge 416 che ha consentito stati di crisi aziendali fasulle, disoccupazione generalizzata, prepensionamenti e contratti di solidarietà a raffica, stravolgendo gli assetti del bilancio Inpgi ed erodendo il monte pensione di oggi e di domani. Rimuovere lo scandaloso sperpero dei contributi figurativi e dei vitalizi regalati alla casta. Gli ammortizzatori stanno diventando un onere insopportabile e  andrebbero rimessi alla fiscalità generale come avviene in ogni altro settore del mondo del lavoro.
3) Lotta senza quartiere al lavoro nero e all’elusione contributiva. La condizione di illegalità diffusa inquina il mercato dell’informazione e sottrae grandi risorse. Si può ancora guardare avanti con speranza. Non serve negare l’evidenza della crisi  levando cortine fumogene che provocano solo danni peggiori. Altrimenti è il suicidio.

Romano Bartoloni, presidente Ungp Lazio
Antonio De Vito, presidente Ungp Piemonte