03/08/2015

Puntoeacapo: "Il caso delle villette di Rende: ecco perché l'Inpgi rischia 540 mila euro
Il caso di Largo Loria a Roma, quel credito da 2,5 milioni e una fideiussione inutile"

"La risposta odierna della direttrice generale Inpgi conferma sostanzialmente tutto quanto riportato nell’articolo intitolato "Inpgi, milioni di euro persi in due vicende immobiliari. Inpgi Futuro chiede chiarezza". Partiamo dal complesso immobiliare nella provincia di Cosenza". E' la replica di Puntoeacapo alla nota del direttore generale dell'Inpgi Mimma Iorio


Puntoeacapo è incappato effettivamente in un lapsus (il nome esatto della società che ha rilasciato all'Inpgi una polizza fidejussoria di 500 mila euro a garanzia della caparra confirmatoria sulla vendita del complesso di Rende è infatti il "Consorzio Garanzia Fidi Confidi Centrale", fallita il 7 gennaio 2015, e non il Consorzio Confidimpresa S.c.p.a. di Roma, fallito nel 2013) che non sposta, però, di una virgola il contenuto della nota perchè il recupero di questa notevole somma sarà praticamente quasi impossibile.
Per quanto riguarda il vasto complesso immobiliare a Rende (Cosenza), località Canalette, via Alessandro Manzoni 160, costituito da 21 villini su 3 livelli di circa 200 mq. coperti l'uno con giardino e posto auto, acquistato dall’Inpgi 1 alla fine degli Anni Ottanta, va ricordato che intorno al 2000 fu interamente ristrutturato con un notevole esborso di circa 500 mila euro anche per rispettare scrupolosamente la normativa antisismica vigente in quella zona della Calabria.
Con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 51 del 24/6/2011 l'Inpgi 1 decise di vendere l’intero complesso alla società "La.Tre.D. Immobiliare" Srl con sede in Roma via dei Castani 251 e/o a persona da nominare per il prezzo di 3 milioni 300 mila euro oltre oneri fiscali di legge.
Il rogito notarile definitivo di compravendita doveva essere stipulato entro 1 anno dalla firma del preliminare. A titolo di caparra confirmatoria del preliminare di vendita la società promissaria acquirente "La.Tre.D. Immobiliare" Srl di Roma si impegnò a offrire una garanzia fidejussoria a prima richiesta di 500 mila euro da prodursi al momento della sottoscrizione dell'atto preliminare. Tale caparra poteva essere incamerata dall'Inpgi qualora la società non avesse stipulato il contratto definitivo di compravendita entro un anno dal preliminare.
Ciò si legge in fondo a pagina 2 della nota informativa di due dirigenti Inpgi, l'avvocato Pietro Manetta e l'ingegner Francesco Imbimbo, per il Consiglio di amministrazione Inpgi del 24 giugno 2011 allegata alla delibera del CdA numero 51 in pari data.
Con la stessa delibera 2011 fu poi riconosciuta all'agente immobiliare Leonardo Oriolo di Amendolata (Cosenza) una provvigione pari all'1% oltre Iva del prezzo pattuito per il trasferimento. In pratica, circa 40 mila euro.
Il 20 luglio 2011 fu quindi stipulato il contratto preliminare di compravendita a rogito del notaio Elena Perone Pacifico che prevedeva la stipula dell'atto definitivo di compravendita entro il 6 luglio 2012.
Ora fermiamoci un attimo. Ma non appare un po’ strano che una garanzia fidejussoria a prima richiesta di mezzo milione di euro non venga poi puntualmente onorata? Potrebbe l’Inpgi mostrare la copia di questa garanzia fidejussoria del 2011, nonchè la copia del preliminare di compravendita stipulato il 20 luglio 2011 dal notaio Perone Pacifico?
E non sarebbe altrettanto opportuno che l’Inpgi mostrasse anche la copia integrale del documento rilasciato in favore dell’Istituto dal Consorzio Garanzia Fidi Confidi Centrale (poi fallito il 7 gennaio 2015)? Quando fu consegnato all'ente? Nel 2011? O forse in epoca successiva? E, in tal caso, da chi fu autorizzato tale rilascio, visto che in nessuna delibera del CdA Inpgi è stata mai indicata tale possibilità? E chi all’Inpgi ha accettato una simile polizza senza prima accertarsi presso la Banca d’Italia della solidità economico-finanziaria del Consorzio Garanzia Fidi Confidi Centrale?
Nella sua risposta la direttrice generale Inpgi Iorio afferma che “la vicenda della Tre D Immobiliare Srl era sicuramente a conoscenza del Consiglio di amministrazione dell'Inpgi, in quanto fu proprio il suddetto Consiglio a deliberare il 24 giugno 2011, l'operazione di compravendita con relativo preliminare. Le successive vicende giudiziarie hanno seguito il normale iter autorizzativo interno previsto per l'affidamento ad un legale del mandato ad agire innanzi il Tribunale di Roma”.
Ma la dottoressa Iorio ha dimenticato di ricordare che, su richiesta della società "La.Tre.D. Immobiliare" Srl, il presidente Inpgi Andrea Camporese con propria delibera numero 240 del 26 giugno 2012 concesse in via del tutto eccezionale la proroga della stipula del rogito definitivo di compravendita al 15 maggio 2013 dietro consegna all'Inpgi di un'ulteriore fidejussione a garanzia della caparra confirmatoria di 500 mila euro. Tale delibera presidenziale fu poi ratificata dal CdA Inpgi con delibera numero 83 del 12 luglio 2012.
La dottoressa Iorio afferma poi che l’Inpgi decise lo scorso ottobre 2014 di escutere la garanzia. Ma perchè si è aspettato un anno e mezzo dal 15 maggio 2013? E chi ha autorizzato questo ulteriore rinvio, che di fatto ha causato un grave danno all’Inpgi visto che il 7 gennaio 2015 il Consorzio Garanzia Fidi Confidi Centrale è fallito?
In conclusione, l'Inpgi 1 da questa mancata compravendita, oltre a non essere sinora riuscito ad incassare a titolo di penale la caparra di 500 mila euro, ha dovuto anche pagare circa 40 mila euro (Iva compresa) all'agente immobiliare Leonardo Oriolo a titolo di mediazione.
Insomma, un danno per l'ente di 540 mila euro senza che gli Uffici Inpgi ne avessero tempestivamente informato, come avrebbero dovuto, tutti gli amministratori e i sindaci.

La direttrice generale Inpgi liquida con poche righe una vicenda melmosa, quella di Largo Loria a Roma, nella quale invece emergono possibili risvolti di natura penale nei confronti di amministratori, dirigenti, funzionari e dipendenti del Comune di Roma Capitale che hanno per anni sperperato un'enorme quantità - circa 50 milioni di euro - di denaro pubblico dei contribuenti romani.
Il grande edificio di proprietà dell’Inpgi 1 di 11 piani destinato a uffici con sala mensa e adiacente vasto garage da 75-80 auto a Roma, in Largo Lamberto Loria 3 (si tratta del palazzo di maggiori dimensioni posseduto dall'Istituto previdenziale in Italia) fu affittato dal presidente Inpgi Gabriele Cescutti nel 2006 per la durata di 18 anni alla società Milano '90 facente capo all'immobiliarista Sergio Scarpellini (personaggio ben noto alle cronache) al canone annuo di 2 milioni 100 mila euro con aumento di 100 mila euro dal 1° gennaio 2015.
L'articolo 15 del contratto registrato all'Agenzia delle Entrate di Roma 3 il 31 gennaio 2006 numero 488 prevedeva espressamente che la società Milano '90 consegnasse all'Inpgi 1 entro 10 giorni una fidejussione bancaria a prima richiesta in favore dell'Istituto, dell'importo di 2 milioni 100 mila euro - aggiornati via via nel tempo in base ai nuovi canoni di locazione - in modo da garantire l'ente al 100%.
Contestualmente la società Milano '90 chiese e ottenne dall'Inpgi 1 l'autorizzazione al subaffitto.
Da reportage di Gianmarco Chiocci pubblicato il 16 giugno 2007 nell'intera pagina 5 su "il Giornale" di Milano intitolato: "Veltroni spende 170 milioni per un affitto a vuoto. Il sindaco di Roma ha firmato richieste di locazione fino al 2025 dopo aver progettato una nuova sede per spostare gli uffici comunali entro il 2011. Per realizzare il faraonico Campidoglio 2 non è bastata la vendita di quattro immobili", si venne a sapere che il vero inquilino in subaffitto fosse il Comune di Roma. All'epoca ricopriva la carica di Sindaco Walter Veltroni.
Il Comune di Roma Capitale destinò il palazzo di Largo Loria a sede delle Commissioni del Consiglio comunale e dei gruppi capitolini, pagando un canone stratosferico: addirittura 9.519.645,77 euro, cioè nientepopodimeno che 7 milioni 300 mila euro annui in più rispetto al canone corrisposto dalla società Milano '90 all'Inpgi 1. Pertanto la società Milano '90 beneficiò di un surplus di ben 50 milioni di euro in soli 7 anni!
E' anche emerso che per l'affitto del grande garage peraltro rimasto praticamente vuoto a piano terra dell'adiacente palazzo Inpgi di via Chini il Comune di Roma Capitale abbia pagato ogni anno alla Milano '90 addirittura 750-800 mila euro circa, pari ad una media di 10 mila euro per ognuna delle auto dei dipendenti comunali che potevano esservi parcheggiate.
Il 19 ottobre 2012 andò in onda su "Striscia la notizia" Canale 5 Mediaset un servizio scandalistico per gli 800 mila euro annui che il Comune di Roma avrebbe pagato per l'affitto di 80 posti auto nel garage di proprietà Inpgi nelle immagini semivuoto.
Nell'occasione fu anche intervistato l'assessore Alessandro Vannini (delegato ai Parcheggi dal Sindaco Gianni Alemanno), che annunciò che il Comune avrebbe rilasciato questo garage entro dicembre, essendo pazzesco pagare per l'affitto di un garage 10 mila euro l'anno per ogni vettura.
Il 21 ottobre 2012 fu informato il presidente Inpgi Andrea Camporese che la società Milano '90 aveva subaffittato al Comune di Roma il palazzo di Largo Loria a un canone circa 5 volte superiore a quello che incassava all'anno l'Inpgi e che lo scandalo del superaffitto pagato dal Comune di Roma alla società di Scarpellini era stato denunciato non solo da "Il Giornale", ma anche durante una trasmissione Rai di Michele Santoro.
Si profilava quindi il serio rischio che il Comune rilasciasse oltre al garage anche l'intero stabile di Largo Loria, come, purtroppo, si è poi puntualmente avverato.
Infatti, a seguito di controlli contabili da parte di alcuni consiglieri comunali del Movimento 5 Stelle, il contratto di subaffitto tra la Milano '90 e il Comune di Roma è stato rescisso anticipatamente dalla Giunta capitolina in base ad una norma inserita nel “Decreto del Fare”, che consente agli enti locali la rescissione dai contratti di affitto anche in deroga a quanto fissato dagli stessi.
L'immobile è stato così rilasciato dal Comune e l'Inpgi 1 è rimasto oggi creditore di circa 2,5 milioni di euro di affitti arretrati e non pagati dalla società Milano '90. Il delicato argomento non è stato mai portato all'esame del CdA Inpgi, ma se ne è parlato solo di sfuggita in Commissione Alloggi a fine maggio di quest'anno.
Resta, però, un mistero che l'Inpgi dovrebbe chiarire al più presto per sgombrare il campo da ogni possibile equivoco: come è possibile che la società Milano '90 abbia potuto accumulare un debito di 2,5 milioni di euro quando l'Inpgi doveva avere in mano - come previsto nell'originario contratto firmato da Gabriele Cescutti -  una fidejussione bancaria a prima richiesta in favore dell'Istituto dell'importo di 2 milioni 100 mila euro - aggiornati via via nel tempo dal 2007 in poi in base ai nuovi canoni di locazione?
Girano voci non confermate che la fidejussione bancaria a prima richiesta sarebbe stata nel tempo sostituita da una polizza di una società irlandese che, però, non garantirebbe affatto l'Istituto. Che c'è di vero in tutto questo? Si attende una risposta.