15/07/2015
Gruppo Romano Giornalisti Pensionati: "Le pensioni Inpgi restano intoccabili
Abbiamo già dato e continuiamo a dare"
In vista del CN Ungp del 21 luglio, il nostro documentato e motivato no sull’illegittimità dei tagli alle pensioni Inpgi (mozione 16 giugno) trova conforto e sostegno nello stesso documento federale dell’8 luglio (Giunta Fnsi e Ast) che dà il via alla stesura della riforma previdenziale ipotizzata dal nostro Istituto, però con una serie di riserve e di puntini sulle i. Nella sostanza, si sostiene che “il contributo di solidarietà da applicare a tutte le pensioni non potrà prescindere dalla legislazione vigente e dalle sentenze in materia”
Nonostante si fosse impegnato a risolvere rapidamente i quesiti di legittimità sollevati da più parti e persino dagli stessi propugnatori, l’Inpgi non ne ha chiariti tuttora nessuno, alimentando le ragioni dell’intoccabilità delle nostre pensioni allo stato dei fatti. Secondo le quali, l’Inpgi non ha alcun titolo, né competenza ad intervenire sugli assegni in essere sia in base alla legge istitutiva (decreto 509/94), sia in base al proprio Statuto, sia in base al quadro giuridico generale rafforzato da sentenze della Corte costituzionale e della Cassazione. Senza nuove disposizioni legislative erga omnes, si incorrerebbe in una pioggia di ricorsi dai danni incalcolabili.
Peraltro, si ignora o si finge di ignorare che i giornalisti pensionati contribuiscono da anni alla solidarietà intergenerazionale (intorno ai 20 milioni annui) con l’abolizione quasi per tutti della perequazione e con vistosi tagli alle pensioni over 91mila. E che il peso degli ammortizzatori sociali, cresciuto del 200% in pochi anni a nostro carico e non della fiscalità generale come sarebbe giusto, è sottratto al monte pensionistico. Né va trascurato che, per analoghe ragioni di illegittimità, il governo continua a bloccare le proposte di giro di vite sollecitato dai vertici Inps.
La riforma previdenziale va fatta, però i giornalisti pensionati hanno fatto la loro parte continuano a farla.
Piuttosto va rimarcata la dura tirata d’orecchie della Fnsi all’Inpgi al quale si chiede “un segnale politico importante di contenimento della spesa”, sia sui costi di gestione sia sui “compensi degli amministratori e dei sindaci”. Una condotta di spending review già auspicata dal documento del Cn/Ungp del 24 giugno scorso, e sollecitata con precise indicazioni da componenti del direttivo del Gruppo romano. Solo i costi degli organi collegiali raggiungono le bella spesa di 1milione e 400mila euro, una somma più o meno pari a quella che si otterrebbe togliendola alle pensioni. Un cda ben remunerato più i costi vari di 69 consiglieri generali costituiscono un gravame oggi insopportabile e non più difendibile con la causa del controllo democratico. Da molte parti si invoca l’opportunità di un totale azzeramento e del volontariato di gestione come avviene nel sindacato.
Sorprende,infine, che nel documento Fnsi dll’8 luglio non si sia spesa una parola sugli sviluppi giudiziari del caso Sopaf a danno dell’Inpgi e sulla posizione giudiziaria del presidente Camporese che il pm di Milano, a conclusione delle indagini, accusa di truffa e di corruzione. L’Istituto si è dato di recente un rigoroso codice etico. Camporese lo interpreti nel modo opportuno e corretto.