07/07/2015

Chiuse le indagini sul crac Sopaf, Camporese accusato di truffa e corruzione
Il presidente Inpgi: "Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia"

Andrea Camporese, presidente dell'InpgiIl pm di Milano Gaetano Ruta ha chiuso le indagini sul crac della holding Sopaf. Sono 14 gli indagati, tra cui il presidente dell'Inpgi Andrea Camporese e i finanzieri Aldo, Andrea e Ruggero Magnoni. Camporese è accusato di truffa ai danni della cassa di previdenza dei giornalisti e anche di corruzione. Immediata la reazione del presidente dell'Inpgi che ha affermato che chiarirà tutto al più presto e che non intende subire processi preventivi


La procura di Milano ha chiuso l'inchiesta sul dissesto della Sopaf notificando 14 avvisi di chiusura indagini ad altrettante persone, tra le quali i fratelli Aldo e Ruggero Magnoni. Figura tra i coinvolti anche Andrea Camporese, presidente dell'Inpgi, accusato di truffa e, novità dell'avviso di chiusura inchiesta, anche di corruzione nell'ambito di un episodio che avrebbe danneggiato l'istituto di previdenza dei giornalisti per 7,6 milioni di euro.  Ammontano ad "almeno 200mila euro" i soldi che il presidente dell'Inpgi Andrea Camporese avrebbe ricevuto da Andrea Toschi, amministratore delegato della società Adenium del gruppo Sopaf, per "il compimento di atti contrari ai doveri di ufficio, in particolare per gli investimenti che Camporese aveva veicolato quale presidente di Inpgi su Adenium Sgr, nonche' sui canali di conoscenze e contatti che aveva offerto a Toschi per la propria attività". E' quanto ha scritto il pm di Milano Gaetano Ruta nell'avviso di chiusura inchiesta sul crac Sopaf, nel quale contesta a Camporese i reati di corruzione e truffa, in merito a una operazione che avrebbe danneggiato l'Istituto di previdenza dei giornalisti per 7,6 milioni di euro, attraverso l'acquisto di quote del Fip, Fondo immobili pubblici. I soldi rappresenterebbero un guadagno illecito ottenuto da alcuni degli altri indagati, con l'Inpgi che avrebbe pagato più del valore di mercato le quote del Fip.
L'Inpgi avrebbe pagato piu' del valore di mercato le quote del Fip consentendo cosi' un guadagno illecito ad alcuni degli altri indagati. In particolare, si legge nell'atto che chiude l'inchiesta, "Toschi accordava nel 2011 e nel 2012 a Camporese, quale componente del comitato di investimenti di un fondo di fondi di private equity denominato Adenium Fundl, la somma di 25mila euro l'anno". Inoltre, "in data 4 marzo 2013" veniva aperto presso la banca Bsi di Lugano un conto "intestato a Toschi e da questo detenuto per conto di Camporese", nel quale e' stata "versata l'8 marzo 2013 la somma di 142.500 euro, utilizzata con prelevamenti per contanti nel corso del tempo".
Per la presunta truffa ai danni dell'Inpgi sono accusati, oltre a Camporese e Toschi, anche Alberto Ciaperoni, direttore finanziario del gruppo Sopaf e amministratore di Adenium. Avrebbe concorso nel reato anche Giorgio Magnoni, vice presidente di Sopaf, gia' a processo col rito immediato davanti al tribunale di Milano.
Secondo la procura, l'Inpgi, per volonta' del suo presidente Andrea Camporese, nel 2009 ha comprato 224 quote del Fip del valore unitario di 140.077 euro, per un importo complessivo di 30 milioni di euro.
Con questa operazione Sopaf ha realizzato una plusvalenza di 7,6 milioni di euro tra la vendita all'Inpgi delle quote Fip e l'acquisto elle stesse da Immowest Promotus Holding Gmbh.
Il reato di truffa ai danni dell'Inpgi, secondo l'avviso di chiusura indagini, sarebbe consistito nel "rappresentare falsamente all'organo amministrativo di Inpgi - chiamato a ratificare la delibera di acquisto del presidente Andrea Camporese - che Sopaf fosse titolare delle quote Fip, laddove la societa'
agiva di fatto come intermediario tra venditore e acquirente, non avendo ne' la titolarita' delle quote ne' le risorse finanziarie per acquistarle, e che il margine di guadagno della societa' su tale operazione fosse quindi pari alla differenza tra il prezzo di acquisto dalla societa' austriaca Immowest Promotus Holding Gmbh e quello di rivendita a Inpgi".
Ovvero, per la procura, Sopaf non avrebbe mai potuto comprare e pagare le quote Fip da Immowest se non avesse trovato subito Inpgi cui rivenderle e l'istituto di previdenza le ha pagate di piu' di quanto valevano sul mercato, facendo guadagnare Sopaf in maniera indebita - attraverso la corruzione di Camporese - "con le aggravanti del danno patrimoniale di rilevante gravita', dell'abuso di prestazione d'opera, di avere commesso il fatto ai danni di un ente esercente un servizio pubblico".

 La replica di Andrea Camporese

“Ho appreso con profonda amarezza la notizia della chiusura delle indagini nei miei confronti e degli addebiti che mi vengono mossi. – scrive Andrea Camporese –  Confido di poter chiarire al più presto di aver agito in totale trasparenza nei confronti dell’Istituto da me presieduto ottenendo, anche nella vicenda delle quote Fip enormi profitti in favore di Inpgi. Sono, a dire il vero, sgomento per la contestazione provvisoria del reato di corruzione di cui ho appreso per la prima volta dalla lettura dell’avviso di conclusione delle indagini.
In esso si fa riferimento a un compenso da me ricevuto e regolarmente dichiarato, per l’attività lavorativa svolta quale componente di un comitato. Ancor più sbalorditivo, poi, è il riferimento a un conto svizzero intestato ad altra persona, del quale sono venuto a conoscenza solo in occasione della mia audizione innanzi al Pubblico Ministero. Conto bancario che non ha nulla a che fare con me, così come i danari che sarebbero stati versati su tale conto che, secondo quanto mi fu comunicato dal Pm, sarebbero provenuti dalla fantomatica vendita di un mio appartamento.
Tale vendita, infatti, non è mai avvenuta, né mai alcuno ha ritenuto di offrirmi ipotetici vantaggi a fronte di inesistenti contatti imprenditoriali o conoscenze che gli avrei procurato. Ho subito, per oltre un anno, una incredibile gogna mediatica, senza poter accedere ad alcun documento dell’inchiesta. Non permetterò a nessuno di infangare la mia storia, né di interferire nell’azione istituzionale a favore degli iscritti in un momento così grave per la categoria. I diritti costituzionali di un cittadino incensurato debbono essere salvaguardati.
A pochi mesi dal termine del mio secondo e ultimo mandato, eletto all’unanimità dal Cda, sono orgoglioso del lavoro fatto con i componenti del Consiglio e con la struttura, degli oltre 500 milioni di euro di rendimenti ottenuti in otto anni, senza i quali la situazione dell’Ente sarebbe drammaticamente peggiore, delle iniziative intraprese, della quali la Corte dei Conti nella sua relazione prende atto con rara limpidezza. Non intendo subire processi preventivi, – conclude Camporese – resto aderente alla mia storia, alla mia moralità e alla testimonianza delle migliaia di persone che mi hanno conosciuto e frequentato in questi anni”.