21/06/2015

Antonio De Vito (Ungp Piemonte): "Nessun prelievo sulle pensioni"

Avevo, recentemente, su questo sito, consigliato a chi di dovere, di non maltrattare i pensionati. Naturalmente mi rivolgevo al Cda e al Consiglio Generale del nostro Inpgi, Istituto Nazionale Giornalisti Pensionati. Il tema era la riforma annunciata, all'inizio fumosa e nascosta, poi via via precisata in una sequela di interventi, ammantati di burocratese e di una coltre spessa di buone intenzioni. Facciamo questo, facciamo quello, salviamo l'Inpgi per i secoli a venire. Buon lavoro, lo ripeto anche qui, hic et nunc, ai riformatori. Un augurio sincero, da chi ha frequentato a lungo le stanze di via Nizza (e anche di piazza Apollodoro, quando lì si prendevano decisioni importanti)


Vedo che il dibattito e' proseguito, nel frattempo. Mi sembra che il comune sentire dei colleghi, la maggioranza almeno, e noi del Piemonte l'abbiamo ribadito per tempo, sono contro la  politica dei tagli ammantata da solidarietà. Toglierci lo 0,50 di pensione, dai trattamenti in essere, sembra poca cosa è lo e'. A parte che per legge non si potrebbe fare, qui ometto sentenze e pareri dei quali bisognerebbe tenere conto, il fatto è che questo prelievo su pensionati che - lo voglio ribadire- hanno gia' dato, non ultima la telenovela della perequazione timbrata dalla Consulta ma sostanzialmente negata , con notevole vantaggio dell'Inpgi (ecco il nostro ultimo contributo , ad abundantiam!),  questo prelievo per far tornare i conti serve a poco per lo scopo che si prefigge. E allora? A parere della stragrande maggioranza dei giornalisti pensionati italiani, dei direttivi Ungp dalle Alpi al Lilibeo, non sarebbe cosa da fare. Nessun prelievo, fosse anche di un euro al mese, per le pensioni in essere.
Lo scrivo qui perché non potrò partecipare, e non potro' chiedere la parola per dare il mio contributo de visu, al  prossimo Consiglio Nazionale del 24 giugno. La riforma Inpgi è , a mio parere, ed anche a parere degli iscritti Ungp che rappresento, necessaria e non rinviabile. Ma il risultato non si ottiene facendo forzosamente versare un obolo, piccolo o grande,  ai già tartassati giornalisti pensionati.   Domanda: e' in virtù di un decreto legge che non potete pagarci gli arretrati e il seguito della fantomatica perequazione '"di legge" conclamata erga omnes dai soloni della Corte Costituzionale? Bene, cioè, male. Come piemontesi abbiamo gia' chiesto il sollievo "immediato" , la restituzione del maltolto. Che non dovrebbe, ma passerà, in cavalleria, temiamo, anzi ne sono certo, visto che personalmente non mi metterò a far causa, e non so quanti altri lo faranno. Cosi' vanno le cose nel Belpaese.
Ma, per tornare a bomba, e' proprio per legge , la stessa immarcescibile legge, valida per tutti, che l'Inpgi non potrà prelevare neppure un euro dalle nostre pensioni. Dura lex, sed lex. L'Inpgi e la Fnsi, che dovrebbe essere il sindacato di tutti, anche dei pensionati, al di fuori della vulgata demagogica pro-giovani che va per la maggiore, cerchino altri rimedi alla difficile congiuntura dell'Istituto. Rimedi che reggano nel tempo, non soluzioni facili facili, come quelle che vedono solo la penalizzazione dei pensionati in prima linea.
I dirigenti della Fnsi, lo stato maggiore dell'Inpgi, i ministeri vigilanti, gli esperti dei numeri e delle strategie, gli editori, magna pars dell'Inpgi, possono e devono cercare e trovare le soluzioni adeguate e lungimiranti  affinche' il pilastro della nostra previdenza si  consolidi e rimanga un presidio  per tutta la categoria. I giornalisti pensionati vogliono partecipare, discutere, magari decidere insieme ai colleghi più giovani. Ma non come vittime sacrificali, per un malinteso senso di giustizia che non farebbe altro che aggravare la situazione. I vecchi hanno dato molto di sè alla categoria, al sindacato (che non esisterebbe senza di loro), alla comunità nazionale. L'Inpgi siamo noi, vecchi e giovani. Difendiamolo, ma non facciamoci del male (anche se il tafazzismo è di moda).  L'Ungp faccia sentire la sua voce. Non facciamo soltanto i testimoni, agiamo da protagonisti.

Antonio De Vito
Presidente Ungp Piemonte