19/06/2015

Il Direttivo del Gruppo Lombardo Giornalisti Pensionati: "No a una riforma calata dall’alto e no al taglio delle pensioni"

In merito all’annunciata riforma del sistema previdenziale e assistenziale dell’Inpgi, così come è stata illustrata alle parti sociali Fnsi e Fieg e come ci si appresta a far votare dal Consiglio generale dell’Istituto, il direttivo del Gruppo Lombardo Giornalisti Pensionati ha esaminato la “bozza” di proposte fatte e ha osservato come il cosiddetto contributo di solidarietà da 10-20-30 Euro ipotizzato a seconda della pensione percepita, non sia sufficiente a ripianare il bilancio e possa, una volta accettato, diventare più alto nel tempo, per cui ora come ora, sembrerebbe più una pressione per costringere i pensionati a condividere la idea (al costo di farli passare per insensibili), che una ragionevole proposta per risolvere i problemi dell'Istituto


Anche se il principio di solidarietà ipotizzato andrebbe nella direzione di un “patto intergenerazionale” tanto auspicato dalla Fnsi, i pensionati non possono accettare “tout-court” degli assegni decurtati, perché ciò potrebbe diventare un principio per altri eventuali consistenti tagli in futuro. Non solo: i pensionati sono ben coscienti che, secondo la giurisprudenza costante e consolidata della Cassazione civile, gli organi dell’istituto non possono, per via amministrativa, tagliare le pensioni erogate, provvedimento, questo, non previsto sia dallo Statuto della Fondazione, sia dal dlgs 509/1994 che ha privatizzato le casse (le quali, comunque, svolgono una funzione pubblica ai sensi dell’articolo 38 della Costituzione). Di conseguenza i pensionati aderenti all'Ungp, nel richiamare i vertici dell’Istituto al rispetto pieno della legge, dello Statuto e della giurisprudenza, ritengono improponibili eventuali tagli, anche minimi, dei vitalizi e aggiungono che, in caso contrario, non esisterebbe altra strada che il ricorso alle vie legali, sia in sede civile, sia, eventualmente, penale. I diritti fondamentali non si devono toccare o mercanteggiare!
Quello che si contesta nel merito riguarda un fondamentale e indiscutibile diritto, la cui messa in discussione fa pensare sulle reali capacità di proposta della “governance” dell’Istituto e sulla dovuta trasparenza, annunciata ma che ancora non si vede, nonché sulla competenza nella gestione, così come prevede anche il dlgs 509 del giugno 1994 che ha sancito la nascita dell’Inpgi come Ente sostitutivo dell’Inps nella gestione, appunto, della previdenza obbligatoria (AGO) relativa ai giornalisti italiani , svolgendo, di conseguenza, un servizio pubblico. Ciò non ci esime dal fare altre osservazioni. Per esempio, sempre stando alle ricostruzioni di quanto è stato esposto a FNSI e FIEG nel corso dell'incontro citato, si è fatta una certa commistione tra attività previdenziale e attività assistenziale, mentre, a nostro avviso, la “missione primaria” dell’Istituto è la previdenza, così come del resto è previsto dalla legge istitutiva e ogni altra eventuale attività sociale non può che aggiungersi, non sostituire, né, tanto meno, pregiudicare l’attività previdenziale, ossia l’attività primaria a salvaguardia delle pensioni di tutti, quelle in essere e quelle future (concetto che dovrebbe essere ben presente agli amministratori e ai sindaci dell’Inpgi oltre che ai Ministeri vigilanti). Durante l'incontro con le parti sociali, poi, nulla è stato detto sulla “spending review” riguardante - fra l'altro - quei costi sostenuti dall'Inpgi che non devono incidere affatto sulle casse dell’istituto. E’ il momento di accollare allo Stato (e quindi alla fiscalità generale) gli ammortizzatori sociali, così come è stato fatto nel 2009 con i prepensionamenti ex art. 37 della legge 416/1981, senza che sia l'Inpgi a farlo, come in alcuni casi, nei confronti degli editori e di altri soggetti.
Per concludere, siamo molto preoccupati dello stato di salute del nostro Ente previdenziale e vogliamo poter avere una diagnosi precisa, indiscutibile, costruita non soltanto considerando la correttezza formale dei conti ma anche analizzandone e valutandone il merito. Da ultimo, ma non ultimo, dobbiamo registrare che per parti sociali non si devono intendere solo FNSI e FIEG, cioè sindacato ed editori, dimenticandosi dei propri soci, ossia i giornalisti italiani singolarmente intesi, per cui riteniamo che ogni riforma delle prestazioni del nostro Istituto (e quindi anche ogni bozza) debba essere preventivamente discussa dalla base dei soci e non proposta solo dall'alto e automaticamente approvata, così come non possiamo accettare alcuna lesione dei diritti soggettivi tutelati dalla legge e dalla Costituzione.