15/06/2015

Manovra Inpgi: l’esame del Gruppo del Trentino-Alto Adige

Cosa dobbiamo aspettarci? Questo è l’interrogativo a cui l’Ungp del Trentino AltoAdige/Südtirol ha cercato di dare una risposta in un apposito incontro tramite gli interventi del presidente nazionale Ungp Guido Bossa e del consigliere di amministrazione dell’Inpgi Giuseppe Marzano. Dietro quella domanda sta naturalmente la pensione Inpgi dopo la ridda di voci che si è levata allorché è parso evidente che l’ente previdenziale dovrà avviare una manovra correttiva


L’incontro, svoltosi con buona partecipazione presso la Fondazione Mach di San Michele all’Adige tra Trento e Bolzano, ha rappresentato anche la prima iniziativa pubblica del nuovo direttivo dell’Ungp regionale presieduto da Orfeo Donatini.
Quali le risposte? Prima di tutto che risposte vere e proprie, e definitive, non ve ne sono ancora. La manovra è infatti in corso di elaborazione e, passate per ultime le verifiche ministeriali, entrerà in vigore nel gennaio dell’anno prossimo. Vi sono però ipotesi e qualche anticipazione.
Tenendo conto solo delle pensioni l’ipotesi che ora ha più credito è che gli assegni tra 3000 e 4000 euro mensili netti possano subire una detrazione dello 0,50 per cento. Il che significa 5 euro per ogni mille euro. Per le pensioni superiori, e già colpite da detrazioni, si è in attesa della sentenza che in proposito emetterà nell’autunno prossimo la Corte costituzionale.
Nel corso della riunione Giuseppe Marzano è stato comprensibilmente “abbottonato” visto il suo ruolo e la fase di elaborazione della manovra. Ha però escluso interventi pesanti sulle pensioni.
A sua volta il presidente Bossa ha riferito su quanto il presidente dell’Inpgi Andrea Camporese ha relazionato in un recente incontro con l’esecutivo della Fnsi. A tal proposito Bossa ha espresso apprezzamento nei confronti del segretario nazionale Raffaele Lorusso per l’attenzione rivolta all’Ungp.
Ebbene, ha spiegato Bossa, tenuto conto che la crisi economica ha pesantemente colpito anche il mondo dell’editoria e del giornalismo con elevati costi per la solidarietà e perdita di posti di lavoro e quindi di contributi previdenziali, la manovra riequilibratrice dell’Inpgi mira a riportare in un decennio ad un rinnovato equilibrio tra entrate contributive e uscite previdenziali. Le ipotesi che  sono state indicate, ha aggiunto Bossa, prevedono aumenti contributivi di editori e di giornalisti in attività. Per questi ultimi si indica anche la necessità di limare la rivalutazione pensionistica. In più si interverrà sui modi di uscita dal lavoro con la progressiva riduzione delle pensioni di anzianità. Per quanto concerne la reversibilità (più elevata rispetto all’Inps) si terrà conto dei redditi propri del coniuge superstite.
In sostanza i sacrifici saranno per tutti (pensionati, attivi e editori);non arriveranno per diktat, bensì dopo una consultazione della categoria. Il che è una consolazione, pur magra.
Si dà infine per sospesa la questione legata al rimborso del blocco pensionistico a seguito della sentenza della Corte costituzionale del 30 aprile scorso. L’Inpgi non può infatti che adeguarsi al decreto governativo che ha regolato i rimborsi da parte dell’Inps.
Nel corso del dibattito si è espresso l’invito a vigilare a che anche gli editori partecipino concretamente al risanamento ed a guardare anche verso una riforma complessiva degli organismi della categoria così da garantire la libertà ed il ruolo dei giornalisti. Il che può essere garantito solo da una struttura previdenziale sana e una rappresentanza sindacale attiva.