11/06/2015

Iorio (Inpgi): "Ulteriori chiarimenti, definitivi e non necessari sui prepensionamenti"
Stigliano: "Perché l'Inpgi non ha avvertito la Fnsi quando dava ai colleghi
numeri oggi definiti errati?"

"Con riferimento alla nota con la quale Daniela Stigliano insiste nello sviluppare ragionamenti, riferiti al numero di prepensionamenti ex legge 416/81 per i quali sussiste la necessaria copertura finanziaria, basati su dati non conformi con quelli reali debitamente contabilizzati e certificati – affermando, tra l’altro, che sia stata io la “fonte” che la avrebbe indotta in errore nell’elaborare i dati – mi corre l’obbligo – astenendomi da ogni ulteriore commento su aspetti eventualmente suscettibili di diversa valutazione nelle sedi opportunamente deputate – di precisare quanto segue". E' quanto si legge nella controreplica del Direttore generale Inpgi Mimma Iorio alle affermazioni di Daniela Stigliano


a) i dati reali – intendendo per tali quelli aventi efficacia giuridica e non quelli che derivino da interpretazioni personali - sono esclusivamente quelli ritualmente registrati - in ottemperanza agli obblighi legislativi vigenti in materia - nella contabilità dei bilanci dell’ente e nelle rendicontazioni periodicamente fornite ai Ministeri vigilanti, riportati nella mia precedente nota. Dall’analisi di questi dati emerge che il costo medio stimato di ciascun trattamento di prepensionamento da finanziare è pari complessivamente a 467 mila euro; tale parametro è l’unico utilizzabile, sul piano della statistica economica, al fine di sviluppare proiezioni sul numero massimo di prepensionamenti per i quali sussista la copertura finanziaria;
b) nel corso della presunta conversazione telefonica cui fa riferimento Stigliano, che lei  colloca temporalmente intorno alla metà di luglio 2014, non avrei potuto diffondere informazioni diverse. Infatti, le ultime proiezioni di cui disponevo già all’epoca, riferite al costo stimato di 213 prepensionamenti, erano state trasmesse – circa un mese prima – alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le valutazioni del caso (come da allegato). Da tali dati emergeva una media pensionistica - riferita ai suddetti 213 casi, presi in esame uno ad uno come casi concreti - di circa 75 mila euro annui, dal quale deriva – come detto – un costo medio annuo di 467 mila euro.
Tra l’altro, da una attenta lettura dei dati presenti nei bilanci dell’ente si può evincere  chiaramente che la media pensionistica di 57 mila euro, citata nella relazione della Corte dei Conti del 2013, è riferita all’intera platea dei trattamenti di pensione (comprensiva, quindi, delle pensioni di reversibilità, notoriamente decurtate di una percentuale che varia in funzione della tipologia e del numero di eredi beneficiari). Nel 2013, la media riferita all’intera platea di pensioni dirette (con l’esclusione, quindi, di quelle di reversibilità) era pari invece a circa 66 mila euro mentre - come detto - la media pensionistica di 75 mila euro è quella relativa alla platea più ristretta dei 213 trattamenti di prepensionamento (vale a dire, quella da prendere a riferimento per calcolarne l’onere). Escludendo ogni altra ipotesi, non posso che ritenere che Stigliano abbia evidentemente confuso le “fonti”, ovvero i dati o le situazioni, prendendo magari ad esempio la media pensionistica riferita a precedenti prepensionamenti;
c) il metodo sulla base del quale è stato ricostruito il volume teorico del finanziamento complessivamente destinato ai prepensionamenti è fortemente carente sul piano della capacità di rappresentare correttamente il fenomeno, ed è stato da me utilizzato esclusivamente al fine di agevolare la comprensione delle imprecisioni di calcolo presenti nelle stime elaborate da Stigliano. Infatti, si osserva che il modello dalla stessa proposto considera come finanziamenti “certi” tutti i 20 milioni annui messi a disposizione dallo Stato. Tuttavia, ciò non risponde alla realtà, in quanto le norme prevedono che lo Stato trasferisca – su apposita rendicontazione – solo gli oneri dei prepensionamenti effettivamente intervenuti per ciascun anno dal 2009 in poi. Ne consegue che, ad esempio, nell’anno 2009 l’importo finanziato è stato relativo ai soli 12 trattamenti intervenuti in quell’anno, che non hanno ovviamente “saturato” la capienza massima dei 20 milioni previsti. Pertanto, anche il calcolo “virtuale” del finanziamento complessivo teoricamente disponibile nel periodo 2009-2019 è soggetto al fatto che, nei primi anni, l’onere dei prepensionamenti è stato inferiore al “plafond” annuo di 20 milioni. Tutto questo, ovviamente, è presente nella contabilità dell’ente e nelle rendicontazioni trasmesse ai Ministeri vigilanti.
Ciò posto, non posso che confermare integralmente i dati e le informazioni esposte nella mia precedente nota che, unitamente alle ulteriori osservazioni della presente, ritengo possano contribuire ad una esauriente e definitiva comprensione dei termini della questione.

Mimma Iorio
Direttoe Generale Inpgi

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Ringrazio l'Inpgi per gli "ulteriori chiarimenti, definitivi e non necessari" che aggiungono nuovi elementi a un dibattito che sta diventando stucchevole per i colleghi. La domanda finale resta una sola: preso atto dei dati illustrati nelle due note dell'Istituto, perché da via Nizza nessuno ha mai avvertito i rappresentanti della Fnsi quando, dal segretario generale (membro del Cda dell'Ente previdenziale) in giù, hanno sostenuto di fronte ai colleghi che il costo medio di ogni prepensionamento è pari a 350 mila euro?   Per quanto riguarda la mail indirizzata dall'Inpgi al governo,  nel giugno 2014, e le cifre in essa contenute, rifletto da profana:
1) se il costo medio per prepensionato è pari a 467 mila euro (in base a una media pensionistica di circa 75 mila euro per 5,5 anni di media di anticipo), moltiplicando questa cifra per le 213 posizioni il finanziamento totale dovrebbe essere pari a 99,5 milioni e non a 104,8 (69,6 milioni a carico del fondo statale, 29,9 degli editori);
2) se l'impegno del fondo è pari a 78,7 milioni, il 30% a carico degli editori dovrebbe essere di 33,7 milioni (e non di 26,2), per un totale di 112,4 milioni;
3) se l'impegno degli editori è pari a 26,2 milioni, il 70% a carico del fondo dovrebbe essere di 61,1 milioni (e non di 78,7), per un totale di 87,3 milioni;
4) se infine il totale è di 104,8 milioni, il 70% di impegno del fondo dovrebbe essere di 73,4 milioni, il 30% degli editori di 31,4 milioni.
Qualsiasi sia la soluzione giusta, e a questo punto inutile chiederselo, alla fine il governo ha comunque concesso finanziamenti per soli 51,8 milioni, invece dei presunti 60 sui 120 totali del Fondo straordinario triennale di cui si era parlato fino ad allora, che sarebbero stati comunque insufficienti a coprire le 213 posizioni a un costo di 467 mila euro ognuna. Soltanto per pura combinazione, i 51,8 milioni, sommati ai 22,2 milioni del 30% degli editori, sono pari ai 74 milioni di risorse necessarie per circa 213 posizioni (211, per l'esattezza) se il costo medio di ogni prepensionato fosse di 350 mila euro.
A qualcuno può sembrare un ozioso esercizio di algebra o un rompicapo con i numeri tipo Sudoku, cercare di capire a quanti prepensionamenti si possa ancora ricorrere di fronte ai numerosi stati di crisi in corso. Peccato non ci sia proprio niente da divertirsi. Almeno, per quel che mi riguarda. Perché in gioco ci sono la vita professionale e il futuro di centinaia di colleghi e delle loro famiglie. C'è ancora qualcun altro a cui questo interessi?

Daniela Stigliano
Unità Sindacale