17/05/2015

Paolo Baggiani (Esecutivo Ungp): "Pensioni sotto attacco
queste le mie richieste all’Inpgi e alla Fnsi"

Ancora una volta le nostre pensioni sono sotto attacco. Sotto attacco da parte di un Governo che se ne infischia delle sentenze della Corte Costituzionali, ma ne cerca più o meno fantasiose interpretazioni pur di non pagare il dovuto ad una categoria di persone che negli ultimi anni ha subito un pesante ridimensionamento dei trattamenti pensionistici. Tra mancato adeguamento del costo della vita, contributi di solidarietà ed altri marchingegni, negli ultimi dieci anni le nostre pensioni hanno perso almeno il 25%, cioè un quarto, del loro valore


La categoria dei pensionati è una tra le più deboli del nostro paese. Non esiste una controparte con la quale ragionare o manifestare, è composta per la maggior parte di persone anziane, spesso sofferenti, che più di altri hanno bisogno di cure, di sostegni, di solidarietà, e che invece vengono maltrattate, derubate da un Governo prevaricatore che se la prende con i più deboli.
Non sappiamo ancora cosà farà il Governo dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Si dovrà ancora attendere e probabilmente le decisioni saranno rimandate a dopo le elezioni amministrative. Ma il quadro preannunciato è molto chiaro: un contentino alle pensioni più basse ed un ulteriore furto verso le altre, con la scusa di evitare un aggravamento del deficit di bilancio e così via. Appare molto lontana l'ipotesi di un Governo maggiormente impegnato al reperimento di ulteriori risorse (che fine ha fatto la "spending review?), ai tagli agli sprechi, al ridimensionamento delle vere  "pensioni d'oro", (quelle frutto di pochi anni di versamenti), alla lotta all'evasione fiscale e alla criminalità finanziaria,
Ma ciò che farà l'INPS ci riguarda fino ad un certo punto. A mio parere, è importante sapere cosa farà il nostro Istituto previdenziale, l'INPGI, che nel corso degli ultimi anni ha incamerato il mancato adeguamento delle pensioni dei giornalisti.
Se andiamo a vedere il bilancio dell'Istituto del 2013, vediamo che la spesa per i trattamenti pensionistici ammonta a circa 460 milioni di Euro, da versare a circa 7600 aventi diritto, tra pensioni dirette e superstiti, con una media per ogni pensionato di circa 56.000 Euro lordi annui, corrispondenti a poco più di 4600 Euro lordi mensili, pari a circa 3000 euro netti. Una cifra, questa, che secondo le dichiarazioni e le previsioni dei soloni governativi, supera ampiamente la soglia oltre la quale il rimborso sarà minimo, o addirittura nullo. E' ovvio che la media non rispecchia la situazione reale, ma rappresenta comunque un dato di fattto. 
Lo statuto dell'INPGI recita, all'art.1 del Capo I:

Articolo 1

Denominazione e Natura

1. L'Istituto  Nazionale  di Previdenza dei Giornalisti Italiani "Giovanni Amendola", già  riconosciuto  con Regio  Decreto 25 marzo 1926, n. 838, è  una  fondazione dotata  di personalità giuridica di diritto privato incaricata di pubbliche funzioni a norma dell'art. 38 della Costituzione, con autonomia gestionale, organizzativa e contabile,  ai sensi dell'art. 1 del decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509.

2. L'Istituto ha sede legale  in  Roma e svolge la sua attività a  norma di legge e del  presente  Statuto.  L'attività  di natura pubblica è soggetta alla vigilanza del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale e del Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Stante quindi l'autonomia dell'Istituto, secondo chi scrive possiamo chiedere che venga applicata immediatamente, senza ritardi, tentennamenti o ostacoli di ogni genere, la sentenza della Corte Costituzionale, (eventualmente con una gradualità che soddisfi per prime le pensioni più basse e via via tutte le altre), con la rivalutazione piena di tutti i trattamenti pensionistici. C'è sicuramente chi obietterà che gli organismi di vigilanza ministeriali si opporranno, ma allora dov'è l'autonomia dell'Istituto?
Mi rendo perfettamente conto che la situazione economica dell'INPGI è in sofferenza, ma non per questo l'Istituto può venir meno ai suoi scopi. A meno che non si vogliano usare le mancate uscite per gli adeguamenti per evitare l'aggravamento di un bilancio già disastroso.
Nel corso degli anni, i giornalisti attualmente in pensione hanno versato i contributi dovuti, ed hanno il pieno diritto di riscuotere le loro pensioni senza tagli e diminuzioni. L'Inpgi dovrà trovare le risorse necessarie per far fronte a queste esigenze. Se non lo farà, probabilmente assisteremo ad una valanga di ricorsi.
Un altro aspetto della vicenda pensionistica riguarda la perdurante assenza del nostro Sindacato, la FNSI, che negli ultimi anni non ha mai preso una posizione netta contro i tagli delle pensioni, obiettando che le priorità dell'azione sindacale sono altre. Mi dà da pensare la dichiarazione del nuovo Segretario Lo Russo quando afferma:: “Bisogna aprire il circuito contrattuale, e portarci dentro più gente possibile. Grazie ad un patto intergenerazionale fra chi è in pensione, chi lavora e chi spera di entrare a lavorare'', una dichiarazione sibillina che lascia aperte diverse interpretazioni preoccupanti.
Il Segretario della FNSI deve rendersi conto che i pensionati, i quali per anni hanno versato le quote sindacali e continuano a versarle, hanno per questi motivi tutti i diritti di essere difesi dalla loro organizzazione. In caso contrario, ognuno, per dirla in politichese, "si assumerà le proprie responsabilità". Non vorremmo assistere ad una fuga dal sindacato di migliaia di pensionati!
E, per finire, una ulteriore considerazione sull'INPGI.
L'anno prossimo si dovranno rinnovare gli organismi di gestione dell'Istituto. A mio parere, l'Unione Nazionale dei Giornalisti Pensionati dovrebbe appoggiare quei candidati che si impegneranno formalmente per la drastica riduzione dei compensi del Consiglio di Amministrazione, a cominciare dal Presidente.

Paolo Baggiani
Componente del Comitato Esecutivo dell'UNGP