12/12/2011
Grazie al governo torna l'unità sindacale: sciopero di Cgil, Cisl, Uil
e Ugl, ma l'esecutivo non vuole cambiare molto della manovra Monti
Preoccupazioni per le casse previdenziali privatizzate come l'Inpgi
La parola d'ordine "equità" ha riunito davanti a Montecitorio Cgil-Cisl-Uil e Ugl che da anni non manifestavano insieme, ma la ritrovata unità sindacale non sembra modificare le posizioni di un governo che, per essere tecnico, sembra al momento piuttosto impermeabile alle istanze sociali rappresentate dai sindacati così come a quelle politiche dei partiti che lo appoggiano grazie alla anomala maggioranza costituitasi appena venti giorni fa
Da questa maggioranza, anzi, l'Italia dei Valori si è già sfilata insieme alla sinistra più radicale, peraltro non rappresentata in parlamento. La manovra, poi, presentata a tempo di record dal nuovo esecutivo che ne chiede l'approvazione a tamburo battente (prima di Natale), affronta in parlamento le difficoltà consuete che rischiano di omologare almeno in parte il governo Monti a quelli che lo hanno preceduto. Si vedrà fra domani e dopo, quando le commissione bilancio e finanze di Camera e Senato avranno licenziato il testo per l'aula. Intanto, va registrata l'unica apertura (finora) del ministro Elsa Fornero, che nel primo pomeriggio, mentre il presidio sindacale era in corso, ha detto: le modifiche sulle indicizzazioni delle pensioni "stanno arrivando". Buona notizia per quanti sono interessati al provvedimento, anche per i pensionati giornalisti più poveri, dunque, visto che il regolamento Inpgi prevede l'adeguamento al sistema generale obbligatorio della perequazione dei trattamenti. Dunque, gli assegni superiori a due volte il minimo Inps non avranno alcun miglioramento nel biennio 2012-13, al netto delle "modifiche" annunciate dal ministro, s'intende.
Ma sono ben altre le preoccupazioni che riguardano tutti i giornalisti, pensionati e no, ora che la manovra ha iniziato il suo iter parlamentare. Parliamo della sostenibilità a 50 anni dei bilanci delle Casse privatizzate, dunque anche dell'Inpgi. Attualmente i bilanci delle Casse garantiscono, naturalmente con mezzi propri, 5 annualità delle pensioni pagate ogni anno in un orizzonte di 30 anni, il che, ha detto il presidente Camporese all'assemblea dell'Adepp del 29 novembre scorso, ha pochi paragoni in altri ambiti economici". Portare tale sostenibilità a 50 anni, nelle attuali condizioni, "è irrazionale e tecnicamente insostenibile" (è sempre Camporese che parla). Se il governo insiste su questa linea e il parlamenti non interviene per correggerla, è legittimo il sospetto (qui parliamo noi) che in realtà si voglia dimostrare l'insostenibilità dei trattamenti erogati nel tempo dalle Casse, per arrivare a trasferirle tutte (anche l'Inpgi) nel calderone dell'Inps. Come la manovra ha già fatto per Inpdap e Enpals. Non a caso, Camporese ha parlato di "un attacco all'autonomia che viene da lontano".
La situazione, con i conseguenti rischi per le categorie rappresentate dalle Casse, è stata rappresentata ai gruppi parlamentari che stanno esaminando la manovra, ed un emendamento sui temi della sostenibilità, dell'utilizzo dei patrimoni e della tempistica di approvazione delle nuove norme è già pronto per la presentazione in aula.
Si vedrà. Intanto segnaliamo un'altra minaccia all'autonomia dell'Inpgi oltre che, ancor più grave, al posto di lavoro di centinaia di colleghe e colleghi. La cancellazione delle provvidenze per l'editoria rischia il prossimo anno di provocare la chiusura di numerose testate locali e non solo, con il conseguente aumento esponenziale della disoccupazione nel settore dell'informazione, scaricando sulle spalle dell'Inpgi il peso degli stati di crisi e dei prepensionamenti, ove possibili. E ciò senza neppure la clausola di salvaguardia che sembra prevista per i lavoratori di altri settori già in cassa integrazione o in mobilità con le norme vecchie che verranno modificate dalla manovra. Se sarà così, la rassicurazione della Fornero sugli emendamenti in arrivo serve a poco.
Giustamente, la Fnsi denuncia "elevate criticità in ordine a nuovi obblighi per la previdenza autonoma e all'incertezza del quadro di misure per il sostegno del pluralismo dell'informazione"; e osserva che "il settore rischia, se non interverranno correttivi, anche da parte della mano pubblica, di vedere peggiorare la situazione".