01/02/2015

Un commento a conclusione del Congresso
Mauro Lando (segretario Ungp uscente):
"Occorre recuperare una sintonia fra unanimità e divisioni"

I congressi si valutano per la loro conclusione ed a questa prassi non sfugge certo il sesto congresso dell’Ungp tenutosi a Chianciano Terme. Dopo qualche giorno ed a nervosismi cessati la valutazione che si può esprimere è che il congresso si è concluso in modo contraddittorio. Il segno di questa contraddizione si trova nelle differenze tra l’esito della votazione del documento finale e l’esito dello scrutinio per la nomina del presidente


Il documento politico è stato approvato all’unanimità corroborando così i concetti espressi dal presidente Guido Bossa nella sua relazione in cui si faceva riferimento all’unità all’interno del sindacato dei giornalisti pensionati.
La riconferma di Bossa a presidente è invece avvenuta con 27 voti su 46 votanti; salvo qualche voto disperso molte sono state le schede bianche. Una simile spaccatura si è registrata anche per la nomina di uno dei vicepresidenti: sono state infatti  necessarie tre votazioni ed alla fine per due voti Stefania Giacomini, delegata del Lazio, ha avuto la meglio su Gianfulvio Bruschetti, delegato della Lombardia.
Pur con tutte le approssimazioni necessarie il risultato assomiglia molto a quello del Congresso del 2011 svoltosi a Bergamo con la differenza che in quella occasione la divisione era molto più evidente ed esplicitata anche dalla presentazione di due mozioni finali.
Se questo è il quadro complessivo si ha l’impressione che nel congresso fisiologicamente sia riemersa la divisione di quattro anni fa articolata grossomodo sulle medesime rappresentanze. Una differenza comunque esiste ed è rilevante: a Bergamo la divisione era anche sostenuta da una delle componenti politiche del sindacato, mentre a Chianciano il peso del non consenso alla linea Bossa è stato soprattutto territoriale. La sua espressione forte è emersa nel voto per il presidente e per un vicepresidente, mentre si è dispersa nella scelta dei componenti dell’esecutivo.
I congressi servono per confrontarsi, adesso è arrivato il momento dell’operatività. All’interno degli organi dirigenti i rapporti di forza sono molto sbilanciati, il che ostacola il formarsi di un vero e proprio gruppo di opposizione. La conseguenza è che il recupero della sintonia sarà più facile.

Mauro Lando