01/02/2015

Gli interventi dalla tribuna del Congresso
Gianfulvio Bruschetti: "Dal Gruppo Lombardo idee e proposte
per un “nuovo welfare” dei giornalisti pensionati italiani"

Questo Congresso si celebra in un periodo del nostro tempo, in cui viviamo momenti tremendi, legati ad eventi internazionali e nazionali tra i più bui e tragici degli ultimi 50 anni. Da una parte il terrorismo - la cui violenza non si placa, e con l'attacco alla redazione di “Charlie Ebdo” ha raggiunto l'apice della sua ferocia, non tanto perché ha violato ciò di cui siamo più fieri o orgogliosi: “la libertà di pensiero e di stampa”, che è l'essenza della nostra professione, quanto perché ha fatto 12 vittime innocenti tra colleghi trucidati e poliziotti uccisi in nome di un oscurantismo che purtroppo sarà difficile sconfiggere in tempi brevi, se non prevarrà la ragione sulla violenza, la tolleranza sulla sopraffazione, la cultura della vita su quella della morte - dall'altra la persistente, stagnante congiuntura, che stenta ad avviare una ripresa economica di ampio respiro in chiave europea, per far vedere quella luce in fondo ad un tunnel che da 8 anni rabbuia la nostra e le altre categorie in crisi


In questo quadro ci troviamo a discutere di prospettive di lavoro che non ci sono, e di ricerca di credibilità del nostro sindacato-madre (la FNSI), che, come noi aprirà dopodomani i lavori del suo congresso, su un cumulo di macerie dell'apparato editoriale-industriale, tutto da ricostruire, che coinvolge anche noi pensionati, da anni capri espiatori di una politica tutta tagli da parte degli editori che hanno svuotato le redazioni senza riempirle di innovazioni e assunzioni. Come si può competere sul piano delle relazioni industriali e sindacali con una visione cieca e corta di respiro, come quella di questi ultimi anni, che tende a mantenere basso il profilo dell'efficienza e della competitività, imputando ad altri errori propri, scaricando su lavoratori e pensionati il peso di un fallimento dovuto alla miopia innovativa e alla politica del galleggiamento, assunto di una classe imprenditoriale votata più al fallimento che a fare impresa? Con questa angoscia e con questi scenari, che anche il presidente Bossa ha inserito nella sua ampia ed esaustiva relazione - che condivido e apprezzo – come punti critici su cui riflettere, diamo vita anche noi al rito del congresso dell'UNGP, ben sapendo che non ci sono soluzioni immediate e prospettive a breve, che ci possano illuminare il cammino che percorriamo su una strada tortuosa e buia, irta di insidie politiche, economiche, sindacali e sociali, che travalicano il nostro mondo e ci avvolgono in un destino comune cui andiamo incontro, disarmati e poco attrezzati a resistere e ancor meno a contrattaccare, sul piano delle soluzioni da prospettare ai nostri immediati interlocutori di riferimento.
Anche noi del Gruppo Lombardo Giornalisti Pensionati, come tutti voi del resto, intendiamo dare il nostro apporto e il nostro supporto a tutte quelle attività ed iniziative che possano aprire brecce e produrre dibattito in seno ai nostri organismi di categoria (FNSI, Inpgi e Casagit in primis), poiché siamo ben coscienti che non si possano risolvere i problemi solo con belle parole e autorevoli proclami: occorre dare un contributo fattivo di idee e proposte per unire tutte quelle forze che intendano battersi per cercare di raddrizzare la barra del timone della nostra categoria, affinchè l'UNGP e la FNSI, dopo il loro congresso possano tornare ad essere sindacati forti, autorevoli e punti di riferimento per tutti: in attività e in pensione.
Le presidenze di Iselli prima e di Bossa poi, hanno consentito all'Unione di affrancarsi sempre più da vecchi schemi sindacali, ricordo di un tempo che fu, quando la stampa giocava un ruolo primario nel Paese ed era considerata autorevole e forte, tanto da influenzare la politica non solo del lavoro. Con Iselli l'affrancamento dell'Ungp è stato dettato da contingenze oggettive, condivise, che non potevano continuare a pesare sul sindacato dei pensionati solo perché utile riferimento di alcune componenti per rafforzare la propria presenza e condizionare la politica sindacale a esclusivo vantaggio, usando i pensionati come serbatoio cui attingere voti solo ad ogni elezione e poi passare in secondo piano i problemi dei pensionati. Bossa, continuando sulla strada della autonomia e della ritrovata unità interna al congresso di Bergamo, ha garantito la tenuta dell'indipendenza dell'Ungp nelle scelte e nelle politiche sindacali attuate, volte a tutela dei colleghi pensionati, dando quell'impronta di maturità sindacale, distintiva e non subalterna, caratteristica della nostra appartenenza in seno alla FNSI. E lo ha sottolineato bene nella sua relazione.
Da Bergamo ad oggi - lo sappiamo tutti colleghi - sono passati 4 anni difficilissimi per la nostra categoria e gli indicatori sono stati carichi di segni negativi: meno occupazione, più disoccupazione, stipendi al minimo, prepensionamenti e pensionamenti a livelli mai raggiunti. Poi, da ultimo, il contratto: sofferto e contrastato, ma, aggiungo io, averlo firmato è stato sempre meglio che non averlo. Segnali inquietanti, dunque, questi, che hanno portato molti colleghi a criticare la dirigenza Fnsi che lo ha sottoscritto, rea di essersi arresa agli editori. E alcune conseguenze si sono viste nei mesi scorsi quando sono state toccate punte di disaffezione mai conosciute prima, quali le astensioni record sul referendum, gli inviti a non votare per il congresso, l'alimentare nelle redazioni la sfiducia verso i vertici delle Associazioni regionali e della stessa FNSI. Insomma una sequela di rabbia e protesta che si comprende da un verso ma che la realtà dei fatti ci induce a riflettere bene prima di buttare via l'acqua sporca e il bambino che sta nella tinozza.
Brutti avvertimenti, questi, certo, che però, come richiamato nella relazione dal presidente Bossa, vanno analizzati e interpretati, se non si vorrà che incidano ancora più negativamente sui contributi che la Federazione ha cercato e sta cercando di dare, tra le pieghe delle varie componenti di maggioranza non sempre in affinità tra loro, per poter far affrontare con forza e coesione i prossimi quattro anni alla nuova giunta della Fnsi che nascerà da Chianciano. Anni che purtroppo saranno tutti in salita, sia sul piano dei rapporti sindacali interni e istituzionali, sia nel confronto con gli editori e il governo. Troppo spesso si è assistito nelle redazioni a veri e propri “diktat” degli editori che hanno creato voragini occupazionali, con prepensionamenti indiscriminati e pensionamenti forzati, senza che a fronte di ogni uscita ci fosse stata una adeguata assunzione. Una volta, si diceva, avremmo reagito con forza e potenza: oggi, purtroppo, contiamo ben poco, e dobbiamo subire tacendo!
Le cifre sono molto crude: su oltre 1000 colleghi posti in trattamento di quiescenza negli ultimi due anni, solo poche centinaia di giovani sono stati assunti a tempo indeterminato, nonostante gli sgravi fiscali e gli incentivi agli editori varati dal governo. Se poi sul piatto della bilancia mettiamo anche il contratto, firmato più per necessità di chiudere un lungo contenzioso con gli editori che per aver raggiunto traguardi economici ed occupazionali vantaggiosi, non possiamo che constatare un forte stato di disagio nelle testate a partire da quelle storiche e di maggior peso nella chiusura delle vertenze contrattuali: un tempo punto di riferimento dell'intero arco redazionale italiano. Tuttavia non tutto è da criticare: se non altro questo contratto ha costretto gli editori a versare più contributi all'Inpgi e ciò va nella direzione di controbilanciare le contribuzioni perse con le uscite forzate dal mondo del lavoro e dare più solidità al nostro Istituto che di questi tempi ne ha parecchio bisogno.Siamo convinti che la Fnsi abbia fatto uno “sforzo massimo” nel firmare tale accordo con gli editori: purtroppo, dati i tempi di vacche magre, questo sforzo - forse - non è stato capito da tutti e allora occorre che la nuova dirigenza del nostro “sindacato-madre” ne prenda atto e cerchi di riavviare una politica di fiducia e di avvicinamento soprattutto tra i giovani colleghi in attività e verso tutti gli altri che soffrono questi momenti duri e bui della nostra categoria.
Per noi pensionati il contratto ha riconfermato l'art. 21 che istituisce il Fondo perequativo – frutto della politica di autonomia e indipendenza promossa dal presidente Iselli – e che a dicembre ha distribuito – come lo scorso anno - ad un altro migliaio di colleghi in difficoltà una sorta di “ doppia quattordicesima”, grazie al contributo di 5 euro mensili da parte dei giornalisti in attività che alimentano questo Fondo. Un altro passaggio, non meno doloroso, è quello che riguarda la “ex fissa”, per cui moltissimi colleghi da anni in lista di attesa, col prestito dell'Inpgi agli editori – che si spera entri presto a regime – possano avere, come dagli accordi sottoscritti, una prima trance di 10 mila euro subito, il resto in rate da 3000 euro l'anno. Fa specie – come detto anche da Bossa - che ancora non sia stata erogata nessuna somma sinora, poiché si era ipotizzato che ciò avvenisse entro i primi mesi di quest'anno. Speriamo che con questi ritardi non vengano deluse ulteriormente le aspettative dei colleghi interessati, alcuni dei quali hanno anche intrapreso iniziative giudiziarie.
Con questi spunti – quasi tutti amari nelle constatazioni - e con questi temi sul tappeto – tutti da analizzare invece - anche noi del Gruppo Lombardo Giornalisti Pensionati ci accingiamo a scendere in campo assieme a tutti i colleghi dell'Ungp, per giocare la partita del riscatto e della ripresa, sia sul piano locale che su quello nazionale, poiché riteniamo di avere le carte in regola per intervenire nel dibattito e partecipare allo sforzo comune per contribuire a superare le difficoltà in cui versa il Paese, offrendo un contributo di idee e di proposte che vanno nel senso di far sì che anche l'Italia si adegui ai Paesi europei con minori indebitamenti pubblici e con sistemi di assistenza e previdenza degni di una Nazione civile che annoveri bassi tassi di indigenza e povertà. Siamo convinti che la categoria dei giornalisti pensionati, così come tutti i lavoratori in quiescenza, abbia bisogno di un “Nuovo Welfare” che sia frutto di “riforme vere”, basate su concetti di “sussidiarietà” e “solidarietà” che valorizzino la persona e che tengano conto delle fragilità e delle condizioni economiche e sociali dei soggetti interessati, prendendo atto – come per tutte le categorie sociali e professionali – che è mutato il “concetto di anziano”, aprendo una nuova fase di “attenzione verso i bisogni reali”, assumendo il carattere di esigenza condivisa. Ed è con questo spirito che promuoviamo la presidenza Bossa auspicando che anche da Chianciano esca un accordo unitario perchè Guido possa continuare per altri 4 anni a guidare una UNGP sempre più avviata sulla strada della tutela dei propri iscritti, promuovendo la difesa delle esigenze di ogni individuo pensionato in un quadro di cooperazione con tutti gli organismi della categoria in piena sintonia con la FNSI e la segreteria che nascerà da Chianciano. In questo quadro, mi sento di fare appello a tutti i delegati, alle Organizzazioni Sindacali, alla FNSI, all'Istituto Nazionale di Previdenza Giornalisti, alla Casagit, all'Ordine Nazionale dei Giornalisti, alle Associazioni regionali della Stampa, a tutti gli organismi professionali, perché ci si adoperi per la piena tutela di tutti i lavoratori pensionati che vivono esclusivamente di pensione, contro la pressione massiccia del Governo, che con imposte e tasse incide pesantemente sul reddito di ogni famiglia, affinché non si penalizzino più i redditi certi da pensione per risolvere i problemi economici del Paesi, considerando i prelievi forzosi sulle pensioni o forme di solidarietà mascherata, come fossero “prelievi da bancomat”, da disporre in ogni momento, per affrontare esigenze di cassa temporanee o durature, che avrebbero bisogno di politiche fiscali più eque e di ben altra natura. Per quanto riguarda la nostra categoria, secondo noi la FNSI deve, assieme alle altre organizzazioni sindacali e ai rappresentanti dei settori professionali, fare coalizione, perché si faccia sentire all'unisono nelle sedi competenti.
A questo proposito auspichiamo un confronto sempre più continuo e incisivo con il Ministero del Lavoro da parte dell'Inpgi per elaborare proposte concrete e reali di concerto con le loro rappresentanze sindacali, a tutela della categoria dei pensionati soprattutto in materia fiscale, da porre come alternativa alle condizioni, a volte costrittive e inaccettabili del Governo. Fa specie, ad esempio, volere imporre alle Casse private di essere congrue da qui a 50 anni, come se il futuro mezzo secolo fosse dietro l'angolo, senza tenere conto che i conti si fanno anno per anno, e per i pensionati giorno per giorno! Difendere il patrimonio dell'Inpgi (anche se le ultime vicende dovranno far luce su operazioni finanziarie sotto inchiesta da parte della magistratura) è un impegno di noi tutti giornalisti italiani e a maggior ragione dei pensionati, per cui avere i conti a posto anche di fronte alle difficoltà crescenti e quindi a bilanci non positivi da qui a qualche anno, non solo ci deve far riflette ma pensare che qualche sforzo occorra farlo sin da subito. Quindi non è detto che tutte le Casse di previdenza di altri Enti privati abbiano solide garanzie per il futuro, per cui, serve fare squadra, proprio per condividere le legittime aspettative di pensione dei propri iscritti.
Per rimanere nel settore dell'editoria, a causa della crisi economica e dei conseguenti provvedimenti di “espulsione” dal mondo del lavoro di soggetti pensionati o prepensionati, un ulteriore elemento che ci deve far riflettere è che questi colleghi non sempre vengono sostituiti nelle redazioni, come del resto accade anche negli uffici di molti studi professionali o aziende considerate eccellenze nel settore del terziario avanzato. Ciò mette a rischio il finanziamento degli Istituti di previdenza, sia pubblici che privati, deputati ad erogare pensioni ai lavoratori in quiescenza, proprio a causa della diminuzione dei propri iscritti. Quindi, caro Presidente, si pone ancora di più l'esigenza di elaborare un “Manifesto nuovo” per un “Nuovo Welfare” dei lavoratori pensionati, basato su una solidarietà che passa attraverso investimenti di maggiori risorse da destinare a fini sociali, soprattutto da parte del Governo, che deve allentare la pressione fiscale, adeguando le pensioni più basse per soddisfare i bisogni delle famiglie, lenendo le difficoltà economiche e togliendo tutte le iniquità esistenti, dove ognuno dia il proprio contributo.
Attualmente non c'è proporzione tra la elevata tassazione delle pensioni e i benefici che i pensionati godono dallo Stato sotto forma di beni e servizi, soprattutto per quanto riguarda gli ultra 65enni. Il servirsi del sistema sanitario nazionale, dopo una vita lavorativa, è un beneficio sacrosanto che ci spetta dopo aver pagato durante l'arco degli anni di lavoro i contributi relativi, da non confondersi con quelli previdenziali, pur continuando ancora a pagare, da pensionati, il Welfare generale, di cui si gode solo in parte. In altri Paesi europei, quali Francia, Germania, Olanda, la pressione fiscale sui redditi pensionistici goduti da pensionati che abbiano raggiunto una certa età (65 – 70 anni) comporta una esenzione di base (franchigia) che va dal 25 al 40 per cento su cui non c'è tassazione e le imposte (progressive) si pagano solo sulla parte restante, anche perché le pensioni, di fatto, non si rivalutano e perdono progressivamente di valore. Questo sistema di tassazione, più equo e solidale del nostro, fa sì che in questi Paesi il debito pubblico sia più basso che in Italia e i cittadini godano di un ottimo Welfare, essendoci anche un minore tasso di indigenza e povertà tra la popolazione. Ecco perché anche noi, in Italia, avremmo molto bisogno di un “Nuovo Welfare” che ci garantisca una vita dignitosa e che contemporaneamente consenta al Paese di crescere. La direzione del governo attuale va nel senso di uno Stato riformato dalle istituzioni alle varie organizzazioni del lavoro, del fisco, della scuola, ecc. Bene, pensi allora anche ai pensionati!
Per quanto riguarda noi giornalisti pensionati, un esempio di autonomia e autogestione lo abbiamo dato con l'istituzione di un Fondo adeguamento delle pensioni, per cui apprezziamo come positivo il raggiungimento dell'accordo siglato tra FNSI e FIEG sul mantenimento di questo nostro Fondo nel contratto di lavoro. All'Inpgi, infine, chiediamo di abolire l'assurdità del cumulo, ormai anacronistico con i prepensionamenti massicci e poi perchè varie sentenze lo hanno condannato. Concludo, colleghi, facendo appello a tutti noi delegati perchè da questo Congresso nazionale, con spirito propositivo, nasca un movimento unitario nella gestione dell'Ungp e dai programmi condivisi, proprio per fare sentire e diffondere sempre più la nostra voce e lanciare le nostre proposte per varare quel “Manifesto condiviso” di un “Nuovo Welfare” dei giornalisti pensionati italiani per gli anni futuri, che deve passare attraverso una grande unità (giovani e meno giovani) che coinvolga tutte le categorie professionali e sindacali, per dare un segnale di svolta e di cambiamento all'intero sistema previdenziale e assistenziale italiano.
All'amico e collega Guido l'augurio di continuare a guidare e promuovere un sindacato dei giornalisti pensionati indipendente e coeso, coadiuvato da un Esecutivo largamente rappresentativo della nostra realtà, in collaborazione con una FNSI che sappia riprendere ruolo e autorevolezza all'interno della categoria dei giornalisti e presentarsi all'esterno come punto di riferimento, autorevole e forte, nel confronto con gli editori e le istituzioni.

Gianfulvio Bruschetti
Presidente del Gruppo Lombardo Giornalisti Pensionati