13/04/2014

Bartoloni: non sono i pensionati ad affondare l’Inps

Romano BartoloniLa favola degli anziani sperperatori delle casse dell’Istituto nazionale di previdenza è sbugiardata dalla quadratura dei conti, perché le entrate contributive di ben 208 miliardi coprirebbero largamente i costi previdenziali se una buona parte non si disperdesse nei mille rivoli dell’ombrello sociale, in altri Paesi a carico della fiscalità generale. Pesano sull’INPS 34 miliardi per gli ammortizzatori sociali in perenne crescita (oltre 12 miliardi solo per i disoccupati), l’inglobamento delle perdite stratosferiche dell’assorbita INPDAP (una decina di miliardi) senza contare che, via via, dovrà caricarsi altri enti previdenziali in bancarotta


Così finisce che il welfare ammazza il sistema pensionistico che raggiunge l’astronomica spesa totale di 270 miliardi, devastando le casse dell’INPS. Peraltro, lo Stato spendaccione recupera sulla pelle dei pensionati (l’unica categoria che paga impotente fino all’ultimo spicciolo) ben 66,35 miliardi di tasse. L’Italia, inoltre, è la nazione meno ospitale dell’Occidente per i pensionati che altrove godono di sconti fiscali e benefici sociali di ogni favore.
Il “dalli all’untore” costa caro. Per ammissione dello stesso INPS, il pensionato nostrano è il più tartassato rispetto ai coetanei di altri Paesi occidentali, perché da noi, e solo da noi, lo si tassa alla stregua di un lavoratore in piena attività. La scure fiscale, cinica e bara, si abbatte in spregio dei principi costituzionali sulla tutela del risparmio (la pensione è un risparmio accumulato tutelato dall’art. 47 della nostra Carta) e della sentenza della Corte costituzionale (2004) sulla parità di trattamento fra pensioni e redditi di lavoro. Nel Paese della Grande Evasione, solo i pensionati, anche i meno abbienti, pagano le tasse fino all’ultima lira. Il premier Matteo Renzi, “il nuovo uomo della Provvidenza” riduce le tasse solo ai lavoratori operando un’ingiusta discriminazione. Anzi ha in animo per loro il bel piattino del blocco definitivo della perequazione.

Romano Bartoloni