17/01/2014

Iselli: "Garantire il lavoro e difendere le pensioni si può. Occorre coraggio e saggezza"

Ino IselliSuperando le note difficoltà linguistiche  del “burocratese italiano”, alcuni abili esperti in aramaico hanno potuto finalmente comprendere qual è la vera interpretazione della norma contenuta nella legge di stabilità che riguarda le pensioni di entità lorda  superiore a sei volte il minimo INPS, cioè 38.644 euro, che sono la netta maggioranza delle pensioni INPGI


Spetterà o meno anche a loro l’aumento lordo di 185,49 euro per tutto il 2014? Questo era l’angoscioso interrogativo. Gli esperti, sciogliendo la riserva, hanno detto sì. Ed il presidente INPGI Camporese ha confermato: tutte le  pensioni, anche le più alte, avranno la loro fettina di rivalutazione. Per noi, vecchi giornalisti, la bellezza di 13,25 euro lordi al mese. In conclusione, tutti coloro che hanno diritto ad una pensione superiore a 90 mila euro (giornalisti compresi) quest’anno  con una mano riceveranno la restituzione, imposta dalla Corte Costituzionale, di quanto indebitamente trattenuto nei due anni passati, con l’altra la sottrazione, più o meno, della stessa cifra per il 2014 e, con la terza mano, l’elargizione “liberal” di cui sopra. Non dite che la terza mano non esiste, perché, anche se solo per decreto, il miracolo è avvenuto.
E’ possibile leggere in queste faticose contraddizioni il difficile tentativo di anticipare (e quindi di rendere nulli) due nuovi ricorsi alla Corte Costituzionale: uno già in corso, l’altro in divenendo. Ma vi è, forse, nelle affannose decisioni del governo, prese nella fase finale della “corsa” parlamentare, suggerite o imposte (c’è chi lo sostiene) dal Capo dello Stato, anche un principio di ravvedimento, un rigurgito di saggezza? Possiamo augurarcelo: meglio, comunque, tenere gli occhi ben aperti nella “notte scura”.
Le dissennate decisioni della signora Fornero, che hanno (inconsapevolmente?) massacrato i cosiddetti esodati, devono essere rimediate solo dai sacrifici dei pensionati o essere cortrette dalla solidarietà di tutti, visto che il fu ministro del Lavoro ha deciso “in nome del popolo” e col consenso del Parlamento?
“Ricalcolare le pensioni”: oggi va parecchio di moda. Ma come si fa a sparare cazzate di tale portata? Stiamo uscendo dalla crisi o stiamo scendendo dal traghetto per la Grecia? Che serve parlare di modernizzazione dello Stato italiano se poi si entra col machete nella previdenza, cioè in uno dei due campi che qualificano il valore democratico di un Paese? (L’altro è la salute).
A cosa gioca chi instilla nella mente dei giovani senza lavoro che il loro nemico principale è il padre (o il nonno) che nei decenni 60/80 ha lottato e faticato per lasciare anche a loro istituzioni e servizi degni dell’Europa? Chi progetta massacri delle pensioni, oltre che ignorante, entra in campo a gamba tesa, senza capire che, prima o poi, anche lui rischia di spaccarsi una tibia. Chi gioca con la demagogia non dice mai la verità: scatena i giovani ma tace sulle responsabilità anche sue per l’incapacità a difendere il lavoro tutelato e per la connivenza con chi lo ha ridotto ai minimi termini.
Molti stanno viaggiando come ciechi nella notte buia e senza cani guida. Anche la FNSI (come in generale parecchi  altri sindacati) non brilla per  particolare acutezza: è un momento in cui si preferiscono silenzi tombali a squilli di tromba. Succube della follia demagogica dell’Ordine nazionale, il sindacato dei giornalisti preferisce, come si dice nelle migliori aziende, “accantonare le grane”. Come se le pensioni non fossero un problema “anche” per i futuri pensionati, come se anche il più distratto (o il più stupido) non capisse che è la mancanza o l’insufficienza di lavoro tutelato e garantito che creerà pensioni da fame fra decenni, non “l’ egoismo” di chi è già in pensione e, magari ci resterà ancora per poco.
Sappiamo tutti che i contratti non sono mai facili, anche in tempi di  vacche grasse: figuriamoci adesso. Tuttavia è proprio adesso che la FNSI ha da superare il suo esame di maturità. Alzare il tiro sul lavoro da garantire e tutelare, difendere le pensioni. Sarebbero fessi  se mollassero su uno o su tutto. Sarebbe una fesseria  se dimenticassero di incrementare il “fondo di perequazione delle pensioni”, alimentato dai cinque euro mensili versati da chi lavora: con meno della metà di quanto è stato accumulato in pochissimi anni è stato possibile, a dicembre, versare un ristoro corposo (altro che la mancetta dello Stato) al 15 per cento dei pensionati col reddito più basso che, nelle previsioni più attendibili, sono destinati ad una rapida crescita nei prossimi decenni. In più, questo fondo non ha vincoli derivanti da norme dello Stato o da leggi di taglio della spesa pubblica. Ha solo da essere gestito, come ricorda ancora qualche vecchio avvocato, con la saggezza e la prudenza del “buon padre di famiglia”.
Coraggio, rinunciate a qualche domenica al mare per dedicarla alla riflessione: la commissione d’esame è molto, molto vicina.

Ino Iselli