08/01/2014
Giornalisti pensionati del Veneto: “Sì ai sacrifici, purché li facciano tutti”
“Le pensioni dei giornalisti non sono un favore, frutto di “inconfessabili privilegi” a spese della comunità, ma il risultato di congrui contributi versati”. E’ bene che questo sia chiaro rispetto a tentativi di disinformazione in materia. Un documento a conclusione dell’Assemblea regionale dell'Unione dei Giornalisti pensionati del Veneto, in vista del dibattito parlamentare sulle pensioni d’oro
I giornalisti pensionati del Veneto, che fanno capo alla Fnsi, respingono con decisione il tentativo di far passare l’idea che le loro pensioni siano d’oro e siano risultato di “inconfessabili privilegi a spese della comunità”. Corrispondono ai contributi versati: non un euro in più. E’ quanto ribadiscono in un documento a conclusione dell’Assemblea generale, organizzata a Castelfranco Veneto.
“Mercoledì otto gennaio, si legge nel documento, si assisterà in Parlamento ad una nuova fase della polemica riguardante le “pensioni d’oro”, nonché ad ulteriori attacchi di varie forze politiche (ben 121 deputati appartenenti a sette Partiti) contro la sentenza della Corte Costituzionale che lo scorso 5 giugno cancellò i tagli (rispettivamente del 5, 10 e 15 per cento) previsti per tutte le pensioni, pubbliche o private, superiori rispettivamente ai 90mila, 150mila e 200mila euro lordi annui.
Per l’otto gennaio, infatti, il calendario dei lavori della Camera prevede la discussione e il voto di ben sette mozioni presentate da altrettanti Gruppi politici (Movimento 5 stelle, Fratelli d’Italia, Sel, Scelta civica, PD, Lega e Nuovo Centrodestra). Sotto accusa saranno (oltre che i fortunati titolari di quei trattamenti pensionistici) i giudici della Consulta i quali, cassando la norma, indicarono nel giugno scorso un’altra via più equa (e soprattutto più corretta) per affrontare i pesanti problemi economici del nostro Paese. Una via che si può così sintetizzare: “In presenza di una grave crisi economica lo Stato è legittimato a richiedere ai cittadini sacrifici anche pesanti, adottando misure fiscali straordinarie, ma ad un’unica condizione: quella cioè che vengano colpiti indistintamente tutti i contribuenti a parità di reddito denunciato al Fisco, e non soltanto e unicamente la categoria dei pensionati”.
Risulta che questa linea sia stata apprezzata e condivisa recentemente anche dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, tuttavia senza determinare risultati concreti.
Si profila, quindi, un conflitto ideologico che, nel silenzio dei nostri Organismi di categoria, rischia di legittimare la convinzione che anche i giornalisti siano da considerare come appartenenti alla schiera dei “privilegiati”, fra coloro che hanno ottenuto trattamenti di favore, a spese della collettività. Fortunatamente al riguardo possiamo affrontare ogni verifica, rivendicando due realtà inconfutabili: 1. che ognuno di noi la pensione se l’è guadagnata (e se la guadagna) versando nella sua carriera congrui contributi previdenziali all’Inps e all’Inpgi; 2. che, se sarà necessario “rimboccarsi le maniche” a favore di categorie meno fortunate della nostra, nessuno si sottrarrà, purché lo sforzo riguardi tutti i cittadini, in pensione o ancora in attività, e a patto che il livello del contributo di solidarietà richiesto sia calcolato non soltanto su eventuali trattamenti pensionistici, ma su ogni reddito denunciato al Fisco, così come la Corte Costituzionale ha a suo tempo indicato.
Tutto ciò potrà determinare forse sacrifici non trascurabili, che saranno però tanto più sopportabili se da parte dello Stato si dimostrerà attenzione nel controllare la spesa. A tal riguardo non tranquillizza, purtroppo, la notizia, riportata dal “Corsera” del 28 dicembre scorso, relativa alla nomina da parte del Consiglio dei ministri di nuovi 22 Prefetti “arrivando – cita l’articolo – ad un totale di 207, praticamente il doppio delle prefetture italiane”. Si tratta di alti funzionari sicuramente preparatissimi, “ ma è curioso – chiosa l’articolista, il collega Stella – che l’infornata arrivi insieme con l’accelerazione sulla chiusura delle province, alle quali i prefetti erano indissolubilmente legati”.
Unione dei Giornalisti pensionati del Veneto