24/12/2013

Scatta dal 1° gennaio l’obbligo della formazione permanente per i giornalisti
Con una “scorciatoia” per i pensionati. Che è meglio non percorrere

Aggiornarsi professionalmente è un obbligo, certamente utile, anche per i giornalisti pensionati. Per loro però è prevista una scorciatoia: sarà illustrata nelle ultime righe di questo testo.  Tutto questo a partire dall’1 gennaio 2014, data da cui scatta per tutti i giornalisti in attività (professionisti e pubblicisti) l’obbligo della Formazione professionale continua (Fpc). In questo modo la nostra professione si allinea alle altre (avvocati, medici, architetti, ecc.) per le quali l’obbligo dell’aggiornamento, con l’acquisizione dei cosiddetti “crediti”, è in vigore da anni. La novità per i giornalisti nasce dall’applicazione delle legge 148/2012 che a sua volta ha convertito il Dl 148/2011 noto anche come “decreto Tremonti” emanato per innovare nel campo delle professioni


Al fine di meglio comprendere le ragioni della Formazione professionale continua per i giornalisti è utile riportare testualmente l’articolo 2 del regolamento che la sorregge.
L’articolo 2 recita: “La formazione professionale continua:
a) è attività obbligatoria di aggiornamento, approfondimento e sviluppo delle conoscenze e delle competenze giornalistiche ai sensi dell'art. 3, comma 5, della legge 148/2011. Il suo svolgimento è uno dei presupposti per la correttezza e la qualità dell'informazione;
b) è svolta nell’ interesse dei destinatari dell'informazione e a garanzia dell’interesse pubblico;
c) è obbligo deontologico per tutti i giornalisti in attività iscritti da più di 3 anni”.
Va chiarito che per “giornalisti in attività” si intendono i giornalisti che svolgono attività professionale e vengono retribuiti. Ciò significa che nessun peso ha l’età anagrafica, l’anzianità professionale e l’anzianità di iscrizione all’Ordine, salvo che per i neo iscritti.
Come si esplica l’aggiornamento? Con l’acquisizione nel triennio di 60 crediti professionali, con un minimo di 15 crediti all’anno, attraverso la partecipazione a corsi, seminari, convegni, ecc. accreditati dall’Ordine nazionale, promossi dagli stessi Ordini regionali o da altri soggetti. Gli Ordini regionali in particolare sono tenuti a promuovere l’aggiornamento nel campo della deontologia professionale.
Naturalmente sarà necessario un periodo di rodaggio sia per gli Ordini regionali sia per l’impegno dei colleghi, ma resta in fatto che la formazione è un obbligo deontologico.
La scorciatoia per i giornalisti pensionati? E’ prevista nel “regolamento attuativo” recentissimamente approvato dal Consiglio nazionale dell’Ordine. L’articolo 11 regolamenta l’ipotesi della “Inosservanza dell’obbligo formativo” e al terzo comma recita: “I giornalisti in pensione possono, con richiesta motivata, chiedere al Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti competente l’esonero dall’obbligo formativo”.
E’ evidente che può essere imbarazzante chiedere l’esonero e poi far leggere con frequenza la propria firma sulle pagine del giornale o degli organi di informazione con cui si collabora. Diverso è per chi realmente ha sospeso l’attività professionale.
Comunque, “non è mai troppo tardi” per acquisire conoscenze: è utile per tutti, anche per i giornalisti pensionati.

Mauro Lando