08/09/2013

Il giornalista della Stampa Domenico Quirico è stato liberato
"Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana e questa mi ha tradito"

Domenico QuiricoIl giornalista della Stampa Domenico Quirico è stato liberato ed è già tornato in Italia. Ad annunciarlo è stato il quotidiano torinese. "Ho cercato di raccontare la rivoluzione siriana, e questa mi ha tradito", ha detto l'inviato de La Stampa dopo essere sceso dall'aereo che lo ha riportato in Italia. "Non sono stato trattato bene. Ho avuto paura. E' come se avessi vissuto su Marte". Di seguito una scheda che ripercorre le tappe principali, dalla scomparsa del giornalista a oggi


Con l'inviato si erano persi i contatti il 9 aprile, ma lo scorso 6 giugno era riuscito a telefonare alla moglie, Giulietta, avvisandola che era stato rapito ma stava bene. Da allora nuovamente il silenzio. Il 1° giugno le figlie di Quirico, Metella ed Eleonora, avevano pubblicato un video-appello. Intanto la Farnesina continuava a coordinare i lavori. "Su Quirico non ho novità sostanziali, ma non ne ho neanche di cattive", aveva detto il ministro degli Esteri Emma Bonino lo scorso 27 agosto nel corso di un'audizione davanti alle commissioni Affari esteri congiunte di Senato e Camera.
CHI E' DOMENICO QUIRICO. Quirico, 62 anni, sposato e padre di due figlie, è uno degli storici inviati di guerra della Stampa. Negli ultimi anni ha raccontato conflitti e situazioni di crisi in diverse parti del mondo, dal Sudan, al Darfur, fino al Nordafrica teatro della Primavera araba. Nell'agosto 2011 venne rapito in Libia, mentre più di recente si è recato in Mali, Somalia e tre volte in Siria.
LA SCOMPARSA. Il giornalista non aveva dato più alcuna notizia di sé dallo scorso 9 aprile. Entrato in Siria sabato 6 aprile, aveva attraversato il confine con il Libano, per dirigersi nella zona di Homs con l'intento di realizzare alcuni reportage. Il contatto successivo era stato giorno 8 aprile, quando con un messaggio e una telefonata alla moglie, aveva confermato di stare bene. Quindi, il giorno successivo, aveva inviato un sms a un collega, per annunciare che era diretto verso Homs. Da quel momento il silenzio, rotto poi il 6 giugno con una telefonata in cui ha rassicurato la moglie sul fatto che stava bene.
LA PUBBLICAZIONE DELLA NOTIZIA E IL FIOCCHETTO GIALLO. La Stampa non aveva diffuso subito la notizia della perdita dei contatti anche perché, aveva spiegato il direttore Mario Calabresi, spesso il giornalista durante i reportage usa poco i mezzi di comunicazione, per questioni di sicurezza. Ma quando il silenzio aveva iniziato a protrarsi a lungo, famiglia e giornale hanno deciso di avvertire le autorità. E così, lunedì 15 aprile era stata allertata l'unità di crisi della Farnesina, che ha subito iniziato le ricerche.
La notizia della scomparsa è stata resa pubblica e comunicata sul sito della Stampa il 29 aprile. Un articolo in cui si parlava di "nessun risultato concreto" a seguito di "due settimane di ricerche, fatte in modo silenzioso e riservato ma in ogni direzione, coordinate dall'unità di crisi della Farnesina". Da quel momento in poi la mobilitazione del mondo giornalistico e diplomatico è stata ampia. La versione cartacea del giornale ha iniziato a uscire segnata da un fiocchetto giallo. "Come fanno le famiglie che attendono il ritorno di una persona cara di cui non si hanno notizie", spiegava ancora Calabresi.
IMPEGNO DELLA DIPLOMAZIA. Sulla vicenda si è mossa la neo ministra degli Esteri Emma Bonino. E il 18 maggio era intervenuto sulla scomparsa anche il presidente siriano Bashar Assad che, in un'intervista al quotidiano argentino Clarìn, aveva fatto sapere di non avere informazioni su Quirico. "Quando disponiamo di informazioni su qualunque giornalista entrato illegalmente le trasmettiamo al Paese di riferimento", aveva spiegato il presidente siriano.
IL VIDEOMESSAGGIO DELLE FIGLIE. Il primo giugno le figlie del giornalista, Eleonora e Metella, avevano pubblicato un videomessaggio per chiedere notizie sul padre. "Siamo le figlie di Domenico Quirico, il
giornalista inviato del quotidiano La Stampa scomparso in Siria da 50 giorni", dicevano le ragazze nel video, rivolgendosi poi direttamente alla popolazione e alle autorità siriane. "Nostro padre - affermavano - è nel vostro Paese per raccontare all'Italia il dramma della Siria e del popolo siriano. Chiediamo a chiunque abbia sue informazioni di aiutaci a trovarlo e riabbracciarlo presto. Se qualcuno ha notizie si rivolga per favore alle autorità italiane. Ciao papà, con mamma ti aspettiamo presto".
Un appello alla liberazione era arrivato anche da Papa Francesco, che il 2 giugno ha chiesto la liberazione di tutti gli ostaggi presi in territorio siriano.
Intanto giovedì 6 giugno l'Ordine dei giornalisti del Piemonte, l'Associazione Stampa Subalpina e il Circolo della stampa di Torino aveva annunciato l'iniziativa di esporre fuori dalla 'casa dei giornalisti', Palazzo Ceriana-Mayneri, nel capoluogo piemontese, una grande fotografia di Quirico.
GLI ALTRI RAPIMENTI IN SIRIA. Nel Paese al centro di un sanguinario conflitto civile dal marzo 2011, Quirico non è il primo giornalista italiano che viene rapito. Il 4 aprile scorso vennero catturati l'inviato Rai Amedeo Ricucci, la giornalista italo-siriana Susan Dabbous e i freelance Elio Colavolpe e Andrea Vignali. I quattro sono stati liberati e sabato 13 aprile hanno fatto rientro in Italia. Tanti anche gli stranieri finiti nelle mani di ribelli. Ad agosto scorso una troupe di Al-Ikhbariyah fu rapita da forze antigovernative e poi salvata dalle truppe siriane; a dicembre il corrispondente della Nbc Richard Engel e il suo team furono bloccati da uomini armati pro-governativi nel nord della Siria e raccontarono poi di essere riusciti a fuggire durante uno scontro a fuoco tra rapitori e ribelli. Da novembre non si hanno invece più notizie del giornalista americano James Foley, che si trovava in Siria per realizzare dei filmati per conto dell'agenzia di stampa francese Agence France-Press (Afp).
GIORNALISTI UCCISI. Purtroppo sono anche molti i reporter che in territorio siriano hanno perso la vita. Come il francese Gilles Jacquier, il fotografo Remi Ochlik e la corrispondente britannica del Sunday Times Marie Colvin. Inoltre un corrispondente del New York Times, Anthony Shadid, è morto per un apparente attacco d'asma mentre era al lavoro nel Paese. Il 27 maggio scorso a morire era stata invece Yara Abbas, corrispondente di guerra della tv di Stato siriana Al-Ikhbariyah, uccisa dai ribelli mentre seguiva i combattimenti vicino al confine con il Libano. (LaPresse)