06/06/2013

Siddi alla Fieg: "Molti punti di contatto. Non si regolino però conti,
ma si riordinino processi innovando in qualità e credibilità dell’informazione"

Franco SiddiIl Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi, ha inviato al Presidente della Fieg Giulio Anselmi, in occasione della presentazione dello studio sulla “Stampa in Italia negli anni 2010-2012”, la seguente lettera:


“Caro Presidente,
ti ringrazio per il gradito invito alla presentazione dello studio su “La stampa in Italia negli anni 2010-2012” e sulle proposte di intervento per il settore nello scenario della crisi che viviamo. Il concomitante svolgimento del congresso della Federazione internazionale dei giornalisti di cui sono parte attiva in rappresentanza della Fnsi, non mi consente di essere presente all’incontro in sede Fieg. Desidero tuttavia assicurarti che il sindacato dei giornalisti è presente (con il presidente Giovanni Rossi) e che la nostra riflessione sulla condizione del settore editoriale e del lavoro giornalistico è speculare e si incrocia, per molti aspetti, con quella degli editori.  Su un punto non può che esserci identica consapevolezza: il sistema in crisi richiede sforzi comuni delle parti sociali e chiarezza di interventi della mano pubblica per un governo di questa fase delicata orientato a valorizzare il bene pubblico informazione (senza la quale una democrazia non è tale) e l’industria che lo promuove e lo sorregge.
Nella distinzione delle funzioni e degli obblighi professionali, sociali e di impresa le parti sono chiamate a uno sforzo straordinario per non soccombere nelle trasformazioni epocali in corso e per innestare processi virtuosi di ripresa e sviluppo. Dobbiamo fare tutti la nostra parte, avendo chiaro però che non ci sono da regolare conti ma da riordinare processi, inserendosi attivamente nell’innovazione e sapendo che le sfide – come tu ricordi a tutti continuamente – si vincono con la qualità e la credibilità dell’informazione. Da giornalisti qualificati e prepararti non si può prescindere; perché essi possano lavorare in condizioni decorose e valorizzando le autonomie professionali, occorre che le imprese siano messe in condizioni di superare l’attuale crisi economica e che esse sappiano riorganizzarsi con saggezza e lungimiranza. Nel tempo di un mercato pienamente concorrenziale, attraversato da organizzazioni e forme tecnologiche di “giornalismo automatico”, si tratta di mettere a frutto il patrimonio professionale dei giornali, nell’accezione più ampia del giorno d’oggi. C’è bisogno di un quadro di riferimento che renda sostenibile questo passaggio, senza limitarsi ad assecondare esclusivamente uscite anticipate da lavoro. Le nuove risorse professionali devono essere inserite gradualmente – e non per mera necessità di scambio anagrafico - affinché si arricchisca e non si impoverisca il valore dell’informazione giornalistica offerta al pubblico su più mezzi. Se gli editori stanno facendo i conti con un andamento economico negativo, i giornalisti stanno pagando un caro prezzo alla crisi in termini di occupazione e di costi sociali e previdenziali ormai non più sopportabili. Da qui un appello perché l’editoria e il lavoro che la anima siano riconosciuti strategici. Concordo con te, caro Presidente, sulla necessità che Governo e politica “interrompano una troppo lunga latitanza”. Non c’è da chiedere mero assistenzialismo, ma da esigere l’inserimento a pieno titolo dell’industria dell’informazione  e del lavoro giornalistico, che ne è il suo patrimonio essenziale, nelle politiche per il rilancio economico del Paese e per un nuovo welfare attivo, del lavoro appunto. C’è una crisi da governare. Fieg Fnsi lo stanno facendo dialetticamente sui tavoli negoziali, a cominciare da quello contrattuale che resta pilastro fondamentale, nelle sue rinnovazioni, di un piano regolatore di sistema cui devono concorrere anche altri soggetti. Da qui l’istanza comune al Governo e alla politica per riforme e misure di sostegno finalizzate alla tenuta del sistema prima e alla ripresa e allo sviluppo avendo attenzione per il futuro delle testate, per le condizioni delle persone che vedono a rischio il loro lavoro e per le speranze di ingresso delle nuove generazioni, per la qualità e la vitalità del sistema democratico”.