21/05/2013
Il Consiglio nazionale Ungp del 17 maggio
La relazione del presidente Bossa: welfare, Inpgi, contratto e fondo di perequazione
Quando il Consiglio nazione dell’Ungp si è riunito l’ultima volta, nel dicembre del 2012, si stava per chiudere positivamente un anno che ci aveva visto in affanno. Le “attenzioni” del ministro Fornero nei confronti del nostro istituto di previdenza erano cessate con il riconoscimento esplicito per quanto fatto dall’Inpgi , con risorse proprie, per tenere in equilibrio i conti e garantire nel tempo la corresponsione delle pensioni e tutti gli interventi di solidarietà previsti dallo statuto e dal regolamento grazie alla buona amministrazione delle risorse provenienti dai contributi versati e dalla gestione del patrimonio
Ora dovremmo registrare una condizione di normalità almeno per quanto riguarda i rapporti con la politica e con il governo. Ma in realtà non conosciamo ancora le intenzioni del nuovo governo, che si è insediato da poche settimane dopo una lunga vacanza post-elettorale. Sappiamo solo che anche l’esecutivo Letta ha bisogno di risorse, cioè di soldi. Vedremo dove intende prenderli e come intende spenderli, e anche in base a quanto vedremo, lo valuteremo.
Ma, intanto, sulla riforma del welfare qualcosa il governo ha detto, e vale la pena rifletterci perché interessa anche a noi. Leggo dal discorso di presentazione alla Camera del 29 aprile: “La riforma del nostro welfare richiede azioni di ampio respiro per rilanciare il modello sociale europeo. Il welfare tradizionale, schiacciato sul maschio adulto e su pensioni e sanità, non funziona più. Non stimola la crescita della persona e non basta a correggere le disuguaglianze. Non occorrono isterismi. Occorre un cambiamento radicale: un welfare più universalistico e meno corporativo, che sostenga tutti i bisognosi, aiutandoli a rialzarsi e a riattivarsi. Per un welfare attivo, più giovane e al femminile, andranno migliorati gli ammortizzatori sociali, estendendoli a chi ne è privo, a partire dai precari; e si potranno studiare forme di reddito minimo, soprattutto per famiglie bisognose con figli”.
Ma Letta ha aggiunto anche altro, riferendosi naturalmente a tutti gli italiani e all’intero sistema previdenziale con i suoi istituti, ma formulando suggestioni che possono riguardare anche noi, perché anche gli equilibri di bilancio del nostro istituto rischiano di essere compromessi. Ha detto dunque il presidente del Consiglio che “hanno trovato largo consenso parlamentare nei mesi passati le proposte su incentivi al pensionamento graduale con part time misto a pensione, con una «staffetta generazionale» per la parallela assunzione di giovani. Inoltre, per evitare il formarsi di bacini estesi di lavoratori anziani di difficile ricollocazione, studieremo forme circoscritte di gradualizzazione del pensionamento, come l’accesso con 3-4 anni di anticipo al pensionamento con una penalizzazione proporzionale”.
Un welfare da aggiornareCome sapete, nella scorsa consiliatura l’Inpgi ha studiato e attuato, con l’accordo delle parti sociali, interventi regolamentari (sgravi contributivi per le nuove assunzioni ed altro) che sono risultati utili se non per accrescere l’occupazione almeno per arginare la perdita di lavoro (e di contributi) che diversamente sarebbe stata molto più pesante. Ecco: ho citato questo passo della relazione Letta per suggerire al nostro Istituto di esaminarla per vedere se c’è qualcosa in essa da importare utilmente al nostro interno. Insomma, anche il welfare dei giornalisti deve cambiare: spero con il nostro contributo.
L’editoria investita dalla crisi
Veniamo ora ai problemi più direttamente nostri. Guardando al consuntivo del 2012, e non solo per quanto si riferisce al bilancio dell’Istituto di previdenza, dobbiamo dire che quello trascorso è stato l’anno in cui il ristagno generale dell’economia ha investito in pieno il mondo dell’editoria provocando stati di crisi a catena (il presidente dell’Inpgi ne ha contati 400 in tre anni, con una accelerazione significativa proprio negli ultimi mesi), cessione o chiusura di testate, perdita di posti di lavoro: 1500 sempre nel triennio, di cui quasi 700 nell’ultimo anno.
Come hanno reagito gli editori? Di fronte all’avanzare della crisi, è stata rilevata una assenza di strategia e il tentativo di limitare i danni avviando, o meglio imponendo, politiche di tagli, riduzioni o contrazioni di organico. In questa ottica, i giornalisti non sono una risorsa ma una zavorra. Tali politiche hanno spostato il peso della crisi sull’Istituto di previdenza, che ha chiuso il bilancio 2012 registrando un attivo di 11,1 milioni di euro solo grazie all’eccezionale andamento positivo dei rendimenti del patrimonio mobiliare. Ripetere il miracolo dell’equilibrio di bilancio anche per l’anno in corso non sarà facile: si parla della possibilità di una rivalutazione del patrimonio immobiliare legata al conferimento dello stesso, o di una sua parte, ad un fondo di gestione da individuare tramite un bando europeo, e questo sarebbe non un artificio contabile ma un corretto tampone per una situazione eccezionale. Ma è chiaro che non si esce strutturalmente dalla crisi se non rilanciando il settore editoriale e l’occupazione. Intanto, il bilancio dell’Inpgi ci dice che il rapporto tra iscritti attivi e pensionati continua a peggiorare passando da 2,45 del 2011 a 2,27 del 2012, mentre il rapporto tra uscite per pensioni Ivs ed entrate contributive correnti passa, nello stesso arco di tempo, da 108,11 a 111,6.
La trattativa contrattuale
In questo quadro, non confortante, si è aperta la trattativa per il rinnovo del contratto, che naturalmente interessa anche a noi. Le delegazioni si sono incontrate; gli editori hanno premesso che soldi per gli aumenti non ce ne sono, Siddi ha replicato che un rinnovo senza soldi è impensabile: direi palla al centro. Sono state insediate quattro commissioni paritetiche, una delle quali si occuperà di Inpgi e ammortizzatori sociali, che è l’argomento che a noi interessa di più. Prima dell’estate le commissioni dovrebbero concludere il loro lavoro e consegnare i risultati al tavolo della trattativa; ma io devo dire che ho l’impressione che gli editori cerchino di pendere tempo perché il loro obiettivo è un altro: piegare il contratto alle esigenze della riorganizzazione aziendale che stanno cercando di attuare e per la quale stanno cercando di ottenere finanziamenti pubblici senza contropartite apprezzabili per noi.
Quanto agli interventi dello Stato, il segretario della Fnsi l’ha detto forse con crudezza ma con efficacia: “Il mondo dell'informazione ha bisogno di un'iniziativa pubblica che sia capace di suscitare ripresa, anche con una piccola dotazione di risorse: sappiamo che lo Stato deve fare i conti con una condizione finanziaria delicata, ma servono almeno 30 milioni all'anno, per lo sviluppo, l'innovazione e il nuovo welfare. Se non si fa questo si prende atto che il sistema è ferito, in alcune parti, a morte, e che molte realtà possono diventare asfittiche”.
Fondo di perequazione
Dal momento della sua istituzione, nell’articolo 21 del contratto nazionale appena scaduto, il Fondo ha visto approvato il proprio regolamento e insediato il Comitato di gestione. Ad oggi ha accumulato oltre tre milioni di euro, depositati in un conto preso l’Inpgi. Sui criteri da adottare per la distribuzione di questa somma si è sviluppato fra di noi e nei nostri gruppi regionali un dibattito ampio, di cui il nostro sito ungp.it ha dato puntuale informazione a tutti gli iscritti e agli organismi sindacali interessati. Il Comitato di gestione si riunirà a breve, credo entro il mese, anche per prendere atto delle valutazioni in proposito della Federazione e, nell’imminenza di questa scadenza, credo sia necessario un nostro intervento, come Consiglio nazionale dell’Unione pensionati, per chiedere alla FNSI di impegnarsi a mantenere l’articolo 21 nella stesura del nuovo contratto, disponibili, da parte nostra a riflettere insieme sulla destinazione delle somme accantonate. In questo senso vi chiederò di approvare un apposito ordine del giorno.
Elezioni Ordine e Casagit. Il nostro ruolo nelle Associazioni
Le scadenze sono imminenti. Quelle dell’Ordine fra pochi giorni, e so che ci sono fra noi candidati, cui auguro successo. Non sono in competizione liste di pensionati, il che ci consente di incoraggiare tutti i pensionati presenti nelle varie liste e di chiedere loro, se saranno eletti, di tenere presenti gli interessi dei loro colleghi – i nostri interessi – nel compito che andranno a svolgere nei vari organismi, e parlo soprattutto della Casagit.
Vorrei accennare ad un discorso più generale. Spero che le candidature dei nostri colleghi pensionati nascano oltre che da un impegno nelle diverse componenti sindacali anche da un ruolo attivo svolto nelle Associazioni regionali della stampa che sono i nostri organismi di base. Alcune Associazioni hanno rinnovato recentemente i propri organi direttivi, altre lo faranno. In tutte, i pensionati devono essere presenti mettendo a disposizione, con spirito di servizio, la loro esperienza, la loro buona volontà e il loro tempo libero. Ne trarrà vantaggio l’intera Unione, che crescerà in autorevolezza.
Approfitto dell’occasione e del tema per valorizzare i numerosi segnali di attività e di vitalità dei nostri gruppi regionali, che sono, più di quanto possiamo esserlo noi qui a Roma, il segno della nostra presenza accanto e nel sindacato territoriale. Non ci nascondiamo che il sindacato attraversa una fase di difficoltà, che è un riflesso della crisi che ha colpito anche noi giornalisti. In questa situazione la nostra attività sindacale, svolta con spirito unitario, può rafforzare l’intero sindacato dei giornalisti.
I colleghi Claudio Cojutti, tesoriere, e Mario Petrina, presidente del Collegio dei revisori dei conti, illustreranno con più autorevolezza di me i nostri bilanci, che siamo chiamati ad approvare a norma dell’articolo 9 dello Statuto. A me spetta solo di compiacermi con il Comitato esecutivo e con tutti voi per i risparmi di gestione che abbiamo realizzato. Di questi tempi non è poco. Mi corre altresì l’obbligo di segnalare che, per uniformare la contabilità dell’Unione e dei suoi Gruppi regionali a quella della Fnsi, e per evitare che in futuro si verifichino ulteriori difficoltà, sarà necessario che d’ora in poi i conti correnti bancari dei nostri gruppi regionali siano intestati al Gruppo regionale dell’Ungp, con le firme congiunte del Presidente e del Tesoriere.
Guido Bossa
Presidente Ungp