22/02/2013

Editoria: esauriti i fondi dei prepensionamenti. Basta furberie e minacce degli editori. L’Inpgi non è una discarica e i giornalisti non sono un rottame

La crisi dell’editoria è reale, le difficoltà per il lavoro crescono, le furberie e i sotterfugi per appropriarsi degli ultimi fondi disponibili per i prepensionamenti sono inaccettabili. E ancora più grave è il  ricorso alle minacce della disoccupazione imminente che qualche editore sta adottando anche in questi giorni per spingere i giornalisti ad accettare avventurosi e frettolosi progetti di ristrutturazione aziendale, arrivando persino a prevedere la “tranquilla” sostituzione del prepensionato con la cassa integrazione


Tali comportamenti sono deprecabili. La crisi ha bisogno di corresponsabilità di editori e giornalisti, di solidarietà e non di egoismi, di  scelte industriali e editoriali credibili, di piena assunzione dei doveri del rischio di impresa e nella consapevolezza della speciale funzione di quella editoriale.
Nel giorno in cui è chiaro che sono esauriti (e lo saranno certamente ancora per qualche tempo) i fondi per i prepensionamenti, le ultime vicende di oggi, del Corriere dello Sport e di Tuttosport del Gruppo Amodei, dove sono state siglate intese aziendali di riduzione degli organici con prospettive di cassa integrazione senza sbocchi, se non si recupereranno i fondi per il prepensionamento, non possono essere accettate dalla Fnsi come operazioni di ordinaria gestione della crisi. Non ci può essere una soluzione di burocrazia sindacale, aziendale o tecnica che non tenga conto di tutti i fattori della crisi e degli elementi di sostenibilità sociale. L’Inpgi, l’Istituto di previdenza dei giornalisti, non può essere considerato una discarica  su cui depositare come rottami giornalisti da 58 anni in su, sollevando l’impresa da ogni sua responsabilità.
Nello specifico caso citato ma anche in tutti gli altri per i quali sono stati concessi prepensionamenti, e quindi le aziende godono o hanno goduto di risparmi posti a carico della collettività, le autorità di vigilanza, a cominciare da quelle ispettive del Ministero del Lavoro (e se necessario dei Carabinieri del lavoro) dovranno accertare il permanere del diritto agli ammortizzatori in presenza di utilizzazioni azzardate o irregolari di colleghi già pensionati in redazione o come inviati, o di finti collaboratori autonomi inquadrati fuori dalle regole del giusto compenso.
La gravità e la portata della crisi non può essere scaricata sulla collettività in questo modo. Serve uno sforzo comune di giornalisti ed editori, fondato su ragioni e comportamenti di serietà, rigore e credibilità, che individui con lo Stato un welfare attivo per il lavoro e le garanzie per un’industria dell’informazione corretta e libera.
Per tutte queste ragioni la Fnsi ha invitato i Cdr e le Associazioni Regionali di Stampa a muoversi con grande accortezza e grande cautela davanti a proposte o minacce di ristrutturazione e disoccupazione da parte di qualsiasi editore.