10/02/2013
Timido appello della Fieg al governo (che non c’è) in risposta alla richiesta
di una comune assunzione di responsabilità di fronte alla crisi
La risposta della Fieg all’appello lanciato dal nostro sindacato alla responsabilità comune del settore editoriale di fronte alla crisi che avanza è stata finora un timido e difensivo documento in cui gli editori chiedono al governo di intervenire con incentivi fiscali per favorire la ripresa degli investimenti pubblicitari (-17,7% la raccolta sulla stampa italiana nel 2012), e di fare qualcosa per la tutela del diritto d’autore online
Gli editori riconoscono che la sopravvivenza di una informazione libera e credibile richiede politiche pubbliche in grado di tutelare le risorse economiche, tecniche e professionali necessarie; ma poi non vanno oltre l’indicazione dell’accordo francese col motore di ricerca Google che ha accettato di destinare 60 milioni di euro alla costituzione di un fondo per la transizione digitale. Intanto, a proposito di risorse professionali, è pronto a partire il piano degli editori per il ricorso agli incentivi della 416 che avranno l’effetto di depauperare ulteriormente le redazioni, mentre la Rai, che non può usare lo strumento legislativo, mette in campo incentivi economici per scaricare sull’istituto di previdenza il costo della sua crisi finanziaria.
E’ da notare che in Italia non tutti sono d’accordo sulla bontà dell’iniziativa francese; ma comunque non era questo, così limitato, il campo d’intervento comune delineato dagli enti di categoria dei giornalisti in vista dell’avvio della trattativa per il nuovo contratto di lavoro. Non può sfuggire la dimensione della crisi, che richiede un intervento coraggioso e su molti fronti: non solo la pubblicità (si richiede un prelievo del 2% su quella televisiva), ma anche il rifinanziamento del Fondo pubblico per l’editoria, la legge 416 sugli stati di crisi e i prepensionamenti, interventi per l’innovazione tecnologica e, in campo previdenziale, per l’adeguamento degli ammortizzatori sociali alle nuove esigenze messe in luce dalla crisi.
L’assenza dell’interlocutore governo e l’attesa del nuovo parlamento indubbiamente rallentano l’avvio del dialogo, ma occorre anche dire che la mattinata di incontro fra giornalisti e parlamentari (nuovi e vecchi) organizzata nella sede della Fnsi da Articolo 21 è stata un fatto positivo, che ha visto la sottoscrizione di un impegno comune che vede ai primi posti la legge sul conflitto di interessi de una rigorosa normativa antitrust. Rispetto alla media europea lo spread italiano in materia di comunicazione e di libertà non è meno preoccupante di quello finanziario, e il sistema minacciato dalla crisi è lo steso per gli editori, i giornalisti, gli enti della categoria. Questa consapevolezza comune deve essere riconosciuta prima dell’avvio della trattativa vera e propria per il nuovo contratto.