31/01/2013

Bilancio Inpgi: nel 2013 il miracolo dell’equilibrio dei conti non si ripeterà
Occorre negoziare con la Fieg su lavoro e ammortizzatori sociali

La notizia esplode verso la fine della mattinata, quando il presidente Andrea Camporese interviene al seminario informativo su “Welfare e ammortizzatori sociali per i giornalisti italiani” organizzato nella sede dell’Istituto per le colleghe e i colleghi di Roma e del Lazio. Il ciclo di incontri, iniziato a Trieste il 12 ottobre scorso e proseguito in altre quattro regioni, prevede ancora due appuntamenti, a Pescara il 5 marzo e a Torino il 21 dello stesso mese; e opportunamente nell’invito si accenna alla necessità di fare il punto in seguito alla “tempesta economica globale” che ha investito anche il settore editoriale. Ce n’è motivo


Dice infatti Camporese che “sarà impossibile nel 2013  poter ripetere il miracolo di tenere in equilibrio i conti”. E allora, di quanto sarà lo sforamento? “Diciamo tra i 20  e i 40 milioni di euro”. C’è motivo di allarme? Considerando il patrimonio accantonato, che dà un reddito più che soddisfacente (8-9% la parte mobiliare, 2,5-2,8% l’immobiliare) si può dire che l’Istituto non deve affrontare un dramma, “ma andare sotto un anno in corrispondenza di una negatività strutturale (due-tre anni consecutivi di crisi del settore) è ugualmente molto preoccupante”.
In apertura dei lavori lo aveva già detto il vice presidente Paolo Serventi Longhi: “L’Istituto tiene perché è bene amministrato, ma il sistema così non regge”. La crisi ormai è di sistema, è una crisi industriale e una crisi di lavoro, e dove non c’è lavoro non c’è neppure previdenza. Per questo bisogna fare di tutto per riaprire il mercato  del lavoro.
Camporese delinea i contorni di un negoziato complessivo con la Fieg per una comune assunzione di responsabilità che riguardi il capitolo degli ammortizzatori sociali, i cui costi oggi gravano sull’Inpgi, e contenga al massimo la perdita di posti di lavoro. L’obiettivo è uno solo: “portare più risorse all’Inpgi”; e il successo delle assunzioni a tempo indeterminato a fronte di sgravi contribuitivi (quasi 250 di cui la metà  nel Lazio ma numeri significativo anche in Emilia Romagna e in Lombardia) dimostra che qualcosa si può fare. Tra l’altro quella iniziativa è ancora in pieno svolgimento e può portare altri frutti, ma evidentemente non basta, da sola, a invertire il ciclo, e neppure a fermare un’emorragia di posti che dura da quattro anni e che trova un moltiplicatore anche nella pericolosa propensione al pensionamento delle colleghe e dei colleghi, che non vedono l’ora di raggiungere il requisito per ritirarsi.
Il contratto è alle porte.  La crisi morde ancora in profondità e richiede un cambio di passo, una iniziativa coraggiosa e incisiva che dovrà svilupparsi proprio a partire dal tavolo negoziale.