16/01/2013

Bossa: "Auguri ai giornalisti candidati. In Parlamento
non vogliamo dei patroni ma dei colleghi consapevoli"

Guido BossaTempo di elezioni, tempo di liste, tempo di candidature. Fra le quali, anche, candidature di colleghe e colleghi che lasciano (temporaneamente?) la professione per tentare l’esaltante avventura politica. Nel Parlamento della XVI legislatura ce n’erano più di una sessantina, forse il secondo gruppo professionale o, se vogliamo, la seconda corporazione dopo gli avvocati; nel prossimo se ne aggiungeranno altri, tutti molto qualificati, il che vuol dire che i partiti che li presentano agli elettori ritengono che i giornalisti, di per sé, possano esercitare un utile richiamo. Del resto, la stretta simbiosi fra giornalismo e Assemblee legislative è testimoniata dai tre volumi di storia del giornalismo parlamentare pubblicati negli anni scorsi a cura dell’Associazione stampa parlamentare, che ha sede proprio a Montecitorio


Non faccio tutti i nomi dei candidati, anche perché al momento in cui scrivo le liste sono ancora aperte, e altri se ne potrebbero aggiungere; dico però che apprezzo la loro scelta e faccio a tutte e a tutti indistintamente i migliori auguri di successo, soprattutto a quelli che non voterei se li trovassi sulla mia scheda. Alcuni, per candidarsi, hanno già pagato un prezzo in termini di rapporti con i loro colleghi e direttori; altri hanno accettato la proposta con qualche esitazione, come di chi sa di lasciare il noto per l’ignoto: tutti meritano il mio, il nostro incoraggiamento.
Detto questo, che cosa aggiungere? Che cosa aspettarci dai nostri colleghi parlamentari? Che cosa chiedere loro? Si è parlato, in passato, dell’ipotesi di una lobby di giornalisti, deputati e senatori, impegnati in Parlamento a difendere e  promuovere gli interessi dei giornalisti, che naturalmente sono molteplici. Non sono d’accordo, e non solo perché diffido delle lobby, almeno finché la loro attività (che altrove, ma non in Italia, si svolge alla luce del sole ed è di utile supporto alla funzione legislativa)  non verrà adeguatamente regolamentata; ma anche perché, per quanto nobilmente esercitata, l’attività lobbistica suppone la difesa di un interesse di parte; e dunque in questa ottica i giornalisti parlamentari, posto che si adattassero a fare gioco di squadra (cosa di cui dubito) si trasformerebbero in una piccola casta a difesa di una casta ancora più grande: quella dei colleghi rimasti a casa. Non va bene.
In Parlamento non abbiamo bisogno di patroni, ma di colleghi preparati e  consapevoli; e dunque mi auguro che le nostre colleghe e i nostri colleghi che verranno chiamati anche dal nostro voto ad esercitare il mandato rappresentativo si ricordassero che la funzione pubblica per eccellenza che si apprestano a svolgere “con disciplina ed onore” (articolo 54 della Costituzione), si aggiunge a quella che già era loro affidata nei termini di servizio alla verità secondo quanto stabilito sempre dalla Costituzione italiana all’articolo 21, da noi (e da altri ben più autorevoli di noi) sempre interpretato come un dovere prima ancora che un diritto.
Non sono parole. Siccome crediamo che la nostra professione debba essere esercitata alla stregua di un servizio pubblico, chiediamo ai nostri colleghi “prestati” al Parlamento di agire sempre di conseguenza, a prescindere dalla loro collocazione partitica. Di ricordarsene, in particolare, quando venissero poste alla loro attenzione leggi che attengono direttamente all’esercizio della libertà di stampa, all’accesso alle fonti, al sostegno al pluralismo delle voci. Ma chiediamo anche, tanto per calarci dall'empireo dei principi, di ricordare che alcuni Istituti della nostra categoria svolgono anch’essi un servizio pubblico, e come tali vanno considerati: è il caso dell’Inpgi per quanto riguarda la previdenza e l’assistenza degli iscritti, è il caso della Casagit, le cui prestazioni sono per oltre il 50% interamente sostitutive del Servizio sanitario nazionale. E dunque non c’è motivo perché questi due enti debbano essere penalizzati dal punto di vista fiscale come se esercitassero attività speculative.
In bocca al lupo e buon lavoro a tutti!

Guido Bossa
Presidente dell’Unione nazionale giornalisti pensionati