21/11/2011
Il ministro del Welfare Elsa Fornero interviene sulle nuove pensioni:
"Senza accetta, ma con la necessaria decisione"
"Non si va con l'accetta", ha detto, subito dopo l'esposizione di Mario Monti al Senato, il neo ministro del Welfare Elsa Fornero a proposito del programma di governo in tema di pensioni. Dunque stiano tranquilli i rappresentanti dei lavoratori; anzi "se dovessi trovare opposizione da parte dei sindacati ne sarei stupita". Propositi tranquillizzanti, dunque: ma se l'arma del successore di Sacconi non sarà l'accetta, lo strumento preferito, la penna, o meglio il computer, può fare ugualmente male
Per rendersene conto basta leggere cosa pensava il ministro prima di insediarsi in via Veneto. Da puntuta editorialista del "Sole 24 Ore" non l'ha certo mandata a dire né al governo precedente né soprattutto alla Lega Nord che si è fatta paladina delle pensioni anzianità e in generale della politica più immobilista in tema di previdenza. "Come spiegare al ministro Bossi che l'intervento sulle pensioni non è soltanto una necessità, ma anche un'opportunità per il Paese?" si chiedeva retoricamente lo scorso 19 agosto; come fargli capire che la politica della Lega "rischia di condannare il Paese, soprattutto attraverso un'ulteriore punizione inflitta alle giovani generazioni che ne rappresentano il futuro?".
Già, come? Il 12 agosto, mentre Tremonti si arrabattava alle prese con le manovre estive a ripetizione, lei aveva già individuato il punto debole dell'iniziativa governativa: per il sistema previdenziale, scriveva, "è arrivato il tempo delle scelte nitide, del linguaggio del sì o del no, e non più del 'sì, ma...' oppure del 'cambiamo ma a partire da dopodomani' che ha caratterizzato troppo a lungo la politica pensionistica del nostro Paese". Infatti, secondo la studiosa, il nostro sistema pensionistico, riformato del 1995 con l'introduzione del metodo contributivo, è paragonabile ad una casa pericolante (il vecchio sistema retributivo) sostituito da una casa nuova "forse meno confortevole ma solida e resistente alle intemperie" (appunto la riforma). Sennonché invece di trasferirci in questo edificio più sicuro, "per paura del nuovo continuiamo a vivere nella vecchia casa, rattoppata alla bell'e meglio e con alcune stanze ancora inopportunamente e quasi grottescamente sontuose" (le aree dei privilegiati non toccati dalle riforme).
Dunque, la ricetta del ministro è chiara: traslocare rapidamente, prima che anche la nuova casa si deteriori. Alla fine di agosto la Fornero constatava che il governo ancora una volta non aveva avuto il coraggio necessario. "L'alternativa - scriveva il 31 agosto - consiste nel dare attuazione immediata, universale e pro rata (ossia a valere sulle anzianità future), al metodo contributivo di calcolo delle pensioni, adottato dalla riforma del 1995 e mai attuato".
Capito? In successivi articoli, cui va riconosciuto l'indubbio merito della chiarezza, il futuro ministro spiegava come il nuovo sistema va bene per tutti, mentre attardarsi nella politica del rinvio vuol dire continuare a percorrere un sentiero pericoloso "in un tempo da lupi". Arriviamo così all'ultimo articolo, pubblicato sul "Sole" il 14 novembre. Titolo: "Nuova chance per l'equità di un sistema sostenibile"; citazione: "Per dare al sistema pensionistico un assetto stabile ed equo, occorre procedere da subito verso l'estensione generalizzata del metodo contributivo, per tutti i lavoratori e tutte le anzianità future, e la reintroduzione del pensionamento flessibile per esempio tra le età 63 e 70". Senza accetta. Due giorni dopo Elsa Fornero giurava da ministro. Capito?
Guido Bossa